Quando la SARS è nel piatto: cattiva alimentazione batte virus e batteri 6 a 1
Nell’anno 2000 negli USA ci sono stati 2,4 milioni di decessi. La metà di questi è dovuta a rischi modificabili; significa cioè che 1,2 milioni di persone all’anno, con un life-style differente potrebbero evitare i danni legati ai comportamenti individuali sbagliati (Mokdad AH et al, JAMA 2004 Mar 10; Actual causes of death in the United States, 2000. 291:1238-45).
In particolare, il numero di persone decedute per alimentazione sbagliata e assenza di esercizio fisico ha ormai raggiunto il numero dei decessi attribuibili ai danni da fumo. Se aggiungiamo anche i danni da “bicchiere”, cioè da alcol, la cifra diventa ben superiore.
Il confronto con altre cause di morte evitabili fa rabbrividire. Il traffico è responsabile “solo” dello 0,6% dei decessi, l’uso di droghe dello 0,1%. Alimentazione scorretta e mancanza di esercizio rendono conto del 18% dei decessi totali.
Eppure non ci si muove ancora in modo adeguato per cercare di fermare questa vera epidemia, molto più cattiva della SARS, molto più subdola di qualsiasi malattia nota.
Infatti, giusto per fare un esempio, la maggior parte della stampa medica diffusiva ha pesantemente criticato la recente scelta francese di eliminare le merendine industriali dalle distribuzioni scolastiche anziché gioirne e indicarlo come un possibile modello positivo da seguire.
Ancora più carente è la promozione dell’attività sportiva: spesso l’impegno dei medici nello stimolare l’attività fisica non supera una generica indicazione a fare più sport.
Convincere una persona a muoversi e a fare quotidianamente attività fisica, impegna tempo e deve riuscire a toccare i tasti giusti della motivazione individuale. Però paga bene, perché i costi della spesa sanitaria si ridurrebbero sensibilmente grazie a un intervento di questo genere.
Invece la spesa sanitaria cresce ed è oltremodo sconcertante che il trend di spesa valorizzi proprio l’uso dei farmaci più costosi (infatti la spesa sanitaria è cresciuta del 100% nel corso di questi ultimi 4 anni).
L’impegno sul fronte dei comportamenti è scarso, mentre i risultati potrebbero essere veramente grandiosi.
Noi di Eurosalus, che da sempre ci battiamo perché ognuno impari ad attuare una corretta prevenzione sul piano alimentare e comportamentale, non possiamo che apprezzare il lavoro pubblicato da JAMA, che esprime numericamente il confronto vero tra salute e malattia, minimizzando in un certo senso certi spauracchi infettivi, che forse sono meno problematici sul piano statistico dei tanti ripiani di dolci industriali sparsi per il mondo.