Studi su genoma e cromosomi, per confermare che lo sport fa bene
Le tante promesse derivanti dagli studi sul genoma non sono ancora state verificate, ma almeno qualcosa si muove.
Per ora ad esempio sono stati identificati due geni “salutari” che si attivano facendo attività fisica. Sono geni importantissimi perché determinano una rapida ed efficiente pulizia di grassi e zuccheri dal sangue.
Sono degli interruttori a tempo: se una persona si allena e fa un po’ di attività fisica questi geni entrano in funzione e ripuliscono il sangue, ma se la stessa persona rimane inattiva per più di 24 ore, come una valvola elettronica smettono di funzionare, e anche l’atleta ben allenato si ritrova (dopo 24 ore senza movimento) a riavere le arterie a rischio di grassi e di zuccheri.
C’è ad esempio un enzima chiamato Lipoproteinlipasi (LPL) che viene attivato da questi geni “metabolici”.
Questo enzima, dopo un pasto, facilita la trasformazione dei grassi in energia per i muscoli. Se questo non avviene i grassi circolanti vengono stivati nelle cellule adipose e uno si ritrova “grasso o obeso” senza neanche pensarci su.
L’azione di questi geni è ancora valida 18 ore dopo lo svolgimento di attività fisica.
Un pasto ricco di zuccheri e grassi viene smaltito molto più velocemente che dopo un periodo di inattività. Analoghi effetti avvengono, grazie ad un altro gene, per lo zucchero, e quindi la sua attivazione aiuta a controllare il diabete.
Il fatto è questo: se prima si sapeva che chi praticava attività fisica per almeno 30-35 minuti al giorno aveva una minore incidenza di malattie cardiache, di diabete e di obesità, ma non si sapeva perché, oggi invece si sa il motivo.
La conoscenza della presenza di un particolare gene o di una sua variante può aiutare una persona a modificare in meglio alcuni dei suoi comportamneti alimentari o delle sue abitudini di vita. La presenza di una predisposizione alla malattia non va mai vissuta come una condanna. Fortunatamente, l’epigenetica (cioè la capacità di influire sulla genetica) è quasi sempre in grado di “vincere” la battaglia…
Per tutti comunque, una soluzione efficace rimane quella di cominciare a correre e di trasformare la pratica fisica in una abitudine sana.
Articoli scientifici su questo tema sono stati pubblicati recentemente su diverse riviste internazionali: (Am J Physiol Endocrinol Metab 2000 Oct;279(4):E806-14), (Am J Physiol 1997 Feb;272(2 Pt 1):E255-61), (Am J Physiol Endocrinol Metab. 2000 Jun;278(6):E1078-86).