Dimagrire: chiudere lo stomaco o cambiare batteri?
Per dimagrire o mantenere la forma fisica si possono cambiare (o regolare) i batteri intestinali.
È un ragionevole dubbio che origina da alcune ricerche e che apre innovative strade di cambiamento nella gestione dei segnali metabolici da dare all’organismo.
Obesità e dimagrimento sono due temi socialmente e individualmente “scottanti”, eppure quasi nessun libro o programma televisivo si occupa dei segnali di dimagrimento (ad esempio la prima colazione) o di ingrassamento (ad esempio zucchero e dolcificanti) che si possono lanciare all’organismo perché ritrovi il benessere.
L’attenzione è posta sempre su quanto entra nell’organismo o su quanto viene consumato e quasi mai sul modo in cui l’organismo può regolare il consumo.
Nel nostro centro noi seguiamo da anni le persone obese o in sovrappeso attraverso percorsi terapeutici specifici che studiano proprio questi aspetti, partendo dall’effetto ingrassante dell’infiammazione da cibo per arrivare alla scelta di tecniche innovative di movimento che ben si inseriscono in una azione di stimolo del metabolismo e non si limitano ad un inefficace controllo calorico prolungato.
Purtroppo oggi, nelle obesità gravi si arriva anche alla chiusura dello stomaco e per molti pazienti la chirurgia bariatrica (così si chiama l’intervento che riduce la capienza dello stomaco) rappresenta l’ultima possibilità per recuperare la propria forma fisica.
Eppure i risultati di una ricerca appena pubblicata su Nature da un gruppo di ricercatori statunitensi e danesi hanno evidenziato che i segnali metabolici di dimagrimento indotti dalla chirurgia bariatrica sono quasi immediati e non dipendono dalla riduzione delle calorie, ma dalla modifica della popolazione batterica intestinale, da una diversa produzione di sali biliari a livello intestinali e dalla modulazione di un particolare fattore nucleare (FXR) che stimola il metabolismo (Ryan KK et al, Nature. 2014 May 8;509(7499):183-8. doi: 10.1038/nature13135. Epub 2014 Mar 26).
Si tratta di molto più di un ragionevole dubbio. Queste ricerche si affiancano ad altre sul ruolo dei diversi probiotici e dei loro segnali sull’organismo (Machiels K et al, Gut. 2013 Sep 10. doi: 10.1136/gutjnl-2013-304833. [Epub ahead of print]) e vanno a definire un ruolo attivo della qualità del cibo utilizzato, della distribuzione alimentare nel corso della giornata, dell’integrità della barriera intestinale, della funzione digestiva e in particolare dell’azione pancreatica, e sull’uso di probiotici specifici per migliorare la funzione metabolica.
Un mondo di possibilità che non si limitano solo alla misura della quantità di cibo introdotto nell’organismo, ma iniziano finalmente a consideralo in modo più ampio, usando i segnali metabolici come strumenti attivi in una visione integrata dell’uomo.