I batteri intestinali per dimagrire o ingrassare
L’infiammazione intestinale, dipendente dal tipo di cibo utilizzato e dalle abitudini dietetiche, può fare davvero la differenza tra chi ingrassa senza capire perché e chi invece può mangiare (talvolta in abbondanza) senza ingrassare.
Da un buon numero di anni si è capito che uno stato infiammatorio a bassa intensità può determinare resistenza insulinica (e ingrassamento). Attraverso gli stessi canali si può anche controllare l’infiammazione e facilitare il dimagrimento, con una dieta individualizzata e con l’uso di particolari sostanze naturali, come Perilla, Curcuma, Inositolo, Resveratrolo, Cannella ed altre ancora.
L’intestino, insomma, sembra essere centrale nel processo di regolazione dei segnali infiammatori e nella modulazione degli stimoli metabolici che possono orientare verso il dimagrimento o verso l’ingrassamento.
Ci sono quindi almeno 3 importanti fattori che interagiscono tra loro nell’orientare ogni organismo verso l’accumulo di massa grassa o il mantenimento della propria forma fisica:
In particolare alcuni studi recenti pubblicati su Science hanno dimostrato (sia negli animali che nell’uomo) che nell’intestino dei soggetti magri c’è una microflora intestinale molto più ricca e varia di quella presente nei soggetti obesi. Un altro studio interessante ha valutato la differenza che si può trovare in gemelli identici che sono però, a parità di dieta, uno magro e uno grasso (Ridaura VK et al, Science. 2013 Sep 6;341(6150):1241214. doi: 10.1126/science.1241214).
Si è anche visto che trasferendo i batteri intestinali di un topolino grasso in un topolino “vergine” (germ free è il termine scientifico), quest’ultimo iniziava ad ingrassare, ma che se insieme a questi batteri venivano aggiunti anche quelli di un topolino magro, l’equilibrio dato dai microbi di quello magro era sufficiente per impedire l’ingrassamento.
Ora basta pensare a quanto frequente sia la possibilità di alterare l’equilibrio intestinale e di ritrovarsi in condizioni di inspiegabile ingrassamento.
Per ridurre la presenza di alcuni rari batteri basta l’antibiotico preso per qualche giorno, un uso eccessivo di lieviti alimentari, o una dieta ripetitivamente ricca di cibi infiammanti (che alterano le condizioni dell’intestino aumentando il BAFF); persone che soffrono di colite, di candida, di cistiti ripetute, sono spesso in questa condizione.
È importante rilevare che controllando l’infiammazione da cibo si può ridurre la tendenza di un organismo a sviluppare alcune forme tumorali o a farle progredire.
In modo molto simile, uno studio pubblicato sul British Journal of Cancer sul microbioma intestinale ha evidenziato che in gemelli identici in cui uno si è ammalato e l’altro no sembra potersi leggere una particolare mancanza di probiotici intestinali in quelli malati, confermando l’ipotesi che l’infiammazione intestinale possa essere al centro di una azione di controllo generale su tutto l’organismo (Cozen W et al, Br J Cancer. 2013 Mar 19;108(5):1163-7. doi: 10.1038/bjc.2013.60. Epub 2013 Feb 26).
I mezzi per tenere in equilibrio il proprio sistema intestinale sono sicuramente più di uno:
In pratica, la ricerca dovrà lavorare mettendo in relazione le persone sane (e magre) con il loro patrimonio intestinale e studiare come aiutare chi ne ha bisogno a ricostruirlo.
Serviranno probiotici mirati, substrati adeguati, dieta giusta e eventuali sostanze antinfiammatorie. Probabilmente le stesse che spontaneamente l’uomo del paleolitico riusciva a mettere insieme senza quasi rendersene conto.