Chi ha reazioni al glutine può mangiare avena?
L’intolleranza al glutine (Gluten sensitivity) e la celiachia sono due temi di cui si discute molto negli ultimi anni, perché per molto tempo c’è stata una sorta di opposizione, da parte di chi si occupava di celiachia, ad ammettere l’esistenza di una patologia da glutine che non fosse celiaca.
In realtà invece la Gluten sensitivity non solo esiste, documentata rigorosamente almeno dal 2010, ma secondo il British Medical Journal ha una diffusione che può toccare anche il 30% delle persone apparentemente sane.
Lavorando su questo aspetto da oltre venti anni, noi diciamo in più che di intolleranza al glutine si guarisce, bene, tornando a mangiare nuovamente il glutine, anche solo attraverso l’impostazione di una dieta che in modo fisiologico, come avviene per i bambini, aiuti a ripetere uno svezzamento “adulto” rispetto a questa sostanza.
Al centro di questa polemica sta anche l’avena, che diventa il segnale dei conflitti che a livello internazionale non sono ancora superati. Infatti è sempre apparso strano che, per la medesima patologia, in Italia l’avena venisse vietata e in Gran Bretagna invece concessa.
Purtroppo la sensazione che ne deriva è che interessi non solo scientifici siano alla base di queste comunicazioni difformi che caratterizzerebbero malattie diverse col semplice passaggio di una frontiera.
Su questo aspetto la nostra posizione, che mira sempre al recupero della tolleranza alimentare in tutte le forme di intolleranza, e talora anche di una tolleranza parziale al glutine nelle forme di celiachia vera, è sempre stata quella di consentire l’avena tra i cereali utilizzabili dal celiaco, e ancora di più da chi soffra di sensibilità al glutine.
Oggi possiamo leggere con maggiore consapevolezza quanto segnalato dalle varie società nazionali e da quella internazionale.
Sul sito della AIC (Associazione Italiana Celiachia) la tendenza è a limitare l’uso dell’avena, pur segnalandone la possibile utilità, e infatti riportiamo quanto definito dal Ministero della Salute nella Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia (settembre 2010):
«Per quanto riguarda l’avena, le evidenze sperimentali indicano che la stragrande maggioranza dei celiaci può tollerarla, tuttavia si preferisce precauzionalmente non includerla nella dieta priva di glutine soprattutto per il rischio di contaminazione».
Riconoscendo le qualità nutrizionali di questo ottimo cereale, la AIC segnala che una eventuale introduzione dell’avena a piccole dosi (max 50 g/die per l’adulto e 25 g/die per il bambino) potrebbe essere ammessa sotto controllo medico nei celiaci che sono già a dieta aglutinata stretta da tempo ed hanno pertanto già normalizzato lo stato della mucosa intestinale.
Un messaggio che dice in pratica che l’avena potrebbe essere “buona”, ma che lascia trasparire un senso di insicurezza, dato che porta il malato a rinunciare al suo uso.
In Gran Bretagna (UK) invece, nonostante il tentativo di omogenare le comunicazioni tra le differenti regioni del mondo, “Coeliac UK” (equivalente dell’italiana Associazione Italiana Celiachia) in riferimento all’avena, pur ponendo qualche considerazione di attenzione, alla fine lascia l’avena pura in uso libero nella dieta del celiaco; viene semplicemente segnalato che l’avena pura e non contaminata può essere considerata libera su base individuale.
Invece la società svedese per la celiachia esprime un parere anche più permissivo, limitando solo il fatto che l’avena pur largamente permessa per i suoi benefici, non può essere etichettata come “gluten-free” perché contiene avenina che ha, con il glutine qualche somiglianza, pur se documentate azioni diverse.
La società svedese segnala che l’avenina, per anni considerata da evitare, è realmente diversa dal glutine del frumento, e che i celiaci la possono mangiare senza paura. Non solo, l’avena viene suggerita per i suoi alti valori nutrizionali e per il suo basso costo commerciale.
L’unica avvertenza che si richiede è di chiedere comunque ad un celiaco il suo individuale gradimento quando gli si voglia offrire qualche preparazione che contenga avena.
Alla fine le diversità tra le differenti strutture, che pure fanno capo ad una struttura internazionale comune, è un ulteriore segno della probabile comparsa di interessi non necessariamente legati alla sola presenza del glutine nell’alimento, ma forse alla sua distribuzione commerciale.
Noi proseguiamo nel segnalare l’avena come ottimo cereale; lavorando nel campo dell’infiammazione da cibo sappiamo solo che l’avena contiene una buona quantità di Nichel e che quindi può essere utilizzata a rotazione da chi eventualmente ne soffre.
Su questo però, i dati internazionali coincidono e consentono di parlarne senza tanti giri di parole, in modo franco e libero.