Yoga e alimentazione: come si fa a volare
Fare Yoga è essere nel proprio corpo e nella propria mente, in uno stato che è allo stesso tempo di preghiera, danza, meditazione.
Chi identifica lo yoga con una pratica statica, non ha fatto yoga (o ha solo pensato di farla), oppure non sa precisamente di cosa si stia parlando ed è abbastanza comune che ci si chieda persino “lo yoga serve?“.
La posizione Yogica, o Asana, da mantenere anche a lungo, è un continuo fluire e circolare di respiro e forza muscolare in un perpetuo, cosciente, scivolare oltre il proprio limite, mantenendosi pure sul filo da acrobata del proprio corpo, pensiero, respiro.
Yoga, anche nel significato tradizionale, è ascendere, ampliare il proprio orizzonte, nella pratica, raggiungere colle dita, le mani, il viso, parti di sé che non si immaginava di poter raggiungere (trovandosi di volta in volta più “contorsionisti” di quel che si pensava).
Così è divertente che per alcuni questa disciplina si associ a usuali o meno restrizioni alimentari: vegetarianesimo, veganismo, crudismo e chi più ne ha ne metta.
La cosa interessante è che tali scelte, almeno in questo ambito, sono fatte più per idea salutista che per credenza filosofica o di altro tipo.
Il pensiero comune è che un tipo di alimentazione più dell’altro (e qui i sostenitori, ad esempio, di The China Study) faccia bene o meglio.
Il concetto di per sé non è sbagliato e anzi: che un cambio di alimentazione abbia effetti stupefacenti sulle persone è certo. Il punto è che spesso è proprio il cambio di ciò che si mangia, l’abbraccio di una nuova modalità alimentare che riduce l’infiammazione, con i suoi effetti positivi.
Per una persona che viva di pane, carne e frittura ha sicuramente un ottimo significato scoprire l’insalata, le noci, le lenticchie. Il che è ben diverso dal vivere di limitate categorie alimentari, che tendono normalmente a diventare nuove catene, simili a quelle da cui così assiduamente si era cercato di liberarsi, per un momento riuscendoci anche.
Ad ognuno farebbe bene un giorno al mese di nuova sperimentazione, uno alla settimana di cambio delle proprie abitudini nutrizionali, e ogni giorno dare nuovi spunti alla propria quotidianità.
È il concetto su cui si basa la “dieta di rotazione”: una modalità alimentare che riduce l’infiammazione generale e migliora di conseguenza le prestazioni organiche, solo variando gli alimenti in una logica di attenzione all’appartenenza degli stessi ai “grandi gruppi alimentari“, almeno settimanalmente.
Dopo l’eventuale e spesso chiarificatrice esecuzione di un test delle IgG su sangue capillare, si scelgono dei giorni in cui introdurre o dare più spazio ad alimenti diversi da quelli che, spesso, si tende a prediligere.
Si tratta ad esempio di una estensione giornaliera dai prodotti lievitati o fermentati, o dai latticini, o dagli alimenti contenenti glutine, in favore di scelte differenti e reintroducendo ciò che si è escluso nei giorni della settimana di avanzo.
In questo modo si può ridurre la propria infiammazione, stare bene e stare meglio, trovando orizzonti sempre più ampi, lontani dalle restrittive catene.
Di questo e di altro ci si occupa nello Studio Medico SMA in cui percorsi personalizzati accompagnano il paziente nella scoperta del proprio benessere.
Di questo e altro si occuperà anche il corso professionalizzante “Food and Supplements Cooking Academy” che si terrà a Padova nell’arco di sette fine settimana (presto: il primo è questo!) e che fornirà tra le altre cose il diploma, rilasciato dal CMN (College of Naturopathic and Complementary Medicine) del Regno unito, di “Nutritional Cooking Consultant”.
Superare i propri limiti, scoprire realtà diverse, imparare nuovi modi di farsi del bene, è anche un modo per conoscere meglio se stessi e di trovarsi più in alto di dove si era partiti, sulla via della consapevolezza: sempre più vicini all’essere in grado di “volare” e allo stesso tempo già capaci di farlo.