Lo Yoga serve?
Lo yoga serve? È una domanda che viene spesso posta a chi lo pratica in maniera più o meno costante. Per rispondere, vanno sicuramente distinti due piani differenti di azione della disciplina: quella che lo vede come esercizio puramente fisico (che spesso risulta comunque intenso), e quello della respirazione e del focus mentale. Nella pratica yogica le tre cose vanno assolutamente insieme e, anzi, una delle immagini che viene spesso data è quella di un tavolo che viene mosso per intero anche qualora se ne provi a muovere solo una gamba. La separazione dei tre ambiti (la respirazione in realtà occupa un punto di mezzo) è tuttavia utile da un punto di vista analitico.
Sul piano dell’esercizio fisico, lo yoga può essere considerato un esercizio aerobico o anaerobico a seconda del modo col quale venga affrontata la pratica; solitamente le due modalità di esercizio sono modulate e integrate all’interno della sessione. In ogni caso il risultato è uno stimolo muscolare importante con gli effetti che ci si aspetta sull’apparato circolatorio, sulla resistenza insulinica, sui sistemi ormonali, sulle ossa (lo yoga è stato definito utile anche in quanto riducente il rischio di osteoporosi in situazione post menopausale da uno studio svolto presso la School of Sports Science della Chulalongkorn University a Bangkok) e sul metabolismo (e quindi sul dimagrimento). Lo yoga è stato peraltro, al pari dello stretching dato come particolarmente efficace nella risoluzione e nel miglioramento dei sintomi tipici del “mal di schiena”.
Sul piano del Focus Mentale, nei giorni scorsi si è parlato su Eurosalus del fatto che 15 minuti di attenzione meditativa o di focus differente (abbinato o meno alla posizione yogica) avessero effetti positivi sul piano del benessere psicologico generale. E se è vero che “la felicità riduce l’infiammazione” e che l’infiammazione può essere considerata causa comune di tante problematiche legate alla salute, coprendo uno spettro che va dalla rinite allergica al cancro, tale parte della pratica risulta avere un effettivo e importante valore sociale e individuale.
Si parli anche di respirazione: Brown e Gerbard, del Columbia College of Physicians and Surgeons a New York, hanno ripreso gli studi che vedevano implicate la respirazione yogica nel trattamento di stress, ansia e depressione ricavandone un quadro di utilità importante ed interessante efficacia. Nel riassunto breve del lavoro svolto dai ricercatori la respirazione yogica è “un metodo unico per bilanciare il sistema nervosa autonomo e influenzare disordini psicologici e stress-relati”. È interessante ricordare l’utilizzo di tale pratica ad esempio nella riabilitazione di alcuni tipologie di criminale, e come intervento pubblico (per altro a basso costo) per alleviare la cosiddetta Sindrome da Stress Post-Traumatico nei sopravvissuti a disastri di massa.
Insomma, lo yoga sembra proprio “servire”, un po’ da tutti i punti di vista. “Purché sia fatta con delicatezza e rispetto” della fisiologia. Lo dice Ange Cardone, osteopata, che ricorda l’importanza di rispettare le curve fisiologiche della spina dorsale che sembrerebbero non essere seguite proprio in tutte le asana (posizioni della pratica), la posizione “dell’aratro” è ad esempio tra queste. Sembrerebbe in tal caso utile evitare le posizionie “poco rispettose” o quantomeno abbinarle alle “contro-posizioni” tipiche (e spesso dimenticate) della pratica stessa.