Più frutta e meno sale per prevenire la cellulite a tavola. E il cancro
Registriamo con piacere come da qualche tempo anche alcune riviste di divulgazione sanitaria molto diffuse comincino a segnalare i molti effetti del sale sulla salute. Fin qui l’indicazione di usare meno sale sembrava ristretta solo a chi soffriva di pressione alta, con qualche equivoco.
Il rapporto alterato con il sale e con i cibi salati (tutti i cibi industriali ne contengono notevoli quantità) è stato già discusso da Eurosalus per molti disturbi, dalla cellulite alla sindrome premestruale, dall’osteoporosi ai gonfiori improvvisi delle estremità.
Rinunciando a salare l’insalata o le bistecche, però, l’unico effetto che si ottiene è quello di togliere gusto e piacere a ciò che mangiamo, senza però riuscire a intervenire sulla pressione arteriosa né sugli altri disturbi ricollegabili a un eccesso di sale (cloruro di sodio).
Con questo tipo di prescrizione, è facile credere di seguire una dieta iposodica, ma non può cambiare l’eventuale prescrizione dei vari farmaci assunti per la pressione, perché la riduzione del sale assunto quotidianamente in questo modo è davvero irrilevante.
Come già illustrato più volte in questo sito, i cibi con il massimo contenuto salino (come testimoniato dal recente studio DASH americano)sono inaspettatamente i dolci industriali, cioè nella fragrante e insospettabile brioche che mangiamo al bar sotto casa o in quei 4 biscotti secchi che sgranocchiamo a colazione credendo di mangiare sano.
A questi fanno buona compagnia il pane (di qualsiasi tipo, compreso quello toscano che ne contiene meno), i crackers, i grissini, tutti i prodotti da forno (pizze, salatini, focacce…), tutti i salumi e le carni conservate, i dadi da brodo (anche quelli naturali), i sottoli e i sottaceti, il tonno in scatola, diversi prodotti della cucina macrobiotica e tutti, ma proprio tutti i formaggi(compresi parmigiano e mozzarella).
Si tratta in effetti di prodotti di larghissimo consumo, sostituibilissimi con altri meno salati, ma solo a patto di mettere in atto un controllo più attento su ciò che si mangia (molte delle sostituzioni possibili sono indicate nella scheda sulla dieta iposodica).
Mangiando meno sale, senza accorgersene si aumenta di solito in modo considerevole l’assunzione di Potassio (presente in molti dei cibi ‘sostitutivi’ segnalati). Inoltre capita spesso dimangiare più frutta e verdura, ricche, oltre che di potassio anche di altre vitamine e minerali importanti per il loro ruolo antiossidativo e antitumorale.
Numerosi autori hanno segnalato l’importanza di una nutrizione ricca di potassio e di cibi crudi, vivi e colorati per contrastare lo sviluppo delle malattie degenerative.
“Crudo, vivo e colorato” è una espressione che sintetizza l’impiego di verdure e di frutta fresche, possibilmente biologiche, mangiate in modo vario più volte al giorno, sia da sole sia, possibilmente, prima di iniziare a mangiare altri cibi, soprattutto se cotti o conservati.
L’importanza di queste indicazioni bene si affianca al recupero che in queste ultime stagioni alcuni medici e ricercatori stanno facendo della terapia del cancro impostata dal dottor Gerson.
Max Gerson, un medico prima tedesco e poi americano che visse a cavallo della seconda guerra mondiale, propose fin dal 1935 una terapia basata sulla quasi totale eliminazione del sale e sull’aumento del consumo di frutta e verdura, per il trattamento della TBC, di molte forme immunologiche e infine della patologia tumorale.
I lavori di Gerson pubblicati dopo la seconda guerra mondiale furono prima accolti con entusiasmo (a fronte della carenza di farmaci potenzialmente efficaci a quel tempo), poi sconfessati con criteri molto poco scientifici dalle industrie farmaceutiche che in quel momento iniziavano a produrre e a gestire il business della prescrizione farmacologica per qualsiasi malattia,contrastando tutte le cure basate sul cambio dei comportamenti e sul lifestyle.
Fortunatamente la moderna epidemiologia ha ripreso (pur senza ricordarne le intuizioni) molte delle concezioni di Gerson, che forse le aveva espresse troppo in anticipo sui tempi.
Su questo tema sono stati infatti pubblicati su numerose riviste internazionali lavori molto importanti, effettuati soprattutto in Oriente (Cina, Giappone, Vietnam, Korea, Taiwan) ma anche, in misura minore, in Occidente.
Si tratta di lavori recentissimi (vedi per esempio Hu J, La Vecchia et al, marzo 1999 e Hung HC et al., giugno 2004) che hanno evidenziato l’elevatissimo aumento del rischio di ammalarsi di cancro al cervello o all’esofago quanti più cibi salati si consumano.
Una delle più importanti azioni di controllo dello sviluppo tumorale è invece svolta da frutta e verdura fresca, e dagli alimenti dei quali non vengono annullate le caratteristiche vitali. Un cibo troppo cotto, o ricotto, perde molte di queste caratteristiche, mentre un cibo crudo, appena scottato, o cotto al vapore, tende a costituire una garanzia per la salute.
Un importante parere è stato espresso infine dalla British Nutrition Foundation, sul fatto che il controllo dei cibi conservati e l’impiego di vegetali freschi rende conto dell’effetto antiossidante e della prevenzione non solo delle malattie tumorali ma anche di molte patologie croniche e degenerative.
Quindi, come sempre, buona frutta e verdura a tutti.