TSH elevato, non sempre è malattia
L’uso della levotiroxina (Eutirox, Tirosint) e la convinzione di essere ammalati di tiroidite di Hashimoto sta diventando una delle condizioni più frequenti e diffuse nella popolazione adulta.
Quanto questo corrisponda ad una effettiva condizione di sofferenza della tiroide è però tutto da dimostrare.
Fin dal 2007 abbiamo segnalato un abuso nella utilizzazione della levotiroxina, oggi prescritta per qualsiasi movimento verso l’alto del TSH senza considerare che spesso nella persona anziana il TSH si innalza senza alcun significato patologico: in modo quindi del tutto normale.
Il risultato clinico è che spesso persone con TSH elevato si ritrovano trattate per un ipotetico ipotiroidismo che in realtà non esiste e vanno, evidentemente, in ipertiroidismo iatrogeno. Condizione che determina, tra gli altri effetti possibili, un elevato aumento del rischio di frattura ossea.
Un lavoro pubblicato sul BMJ ha evidenziato questa correlazione, che rimane molto elevata, e che è addirittura evidenziabile nel confronto tra persone che assumevano meno di 40 mcg di tiroxina e persone che ne assumevano in dose maggiore (Turner MR et al, BMJ. 2011 Apr 28;342:d2238. doi: 10.1136/bmj.d2238).
Il lavoro è stato svolto su oltre 200.000 persone e la frequenza di fratture nella popolazione canadese esaminata è stata superiore al 10% del campione nel corso dei 3,8 anni di follow-up.
Il richiamo è evidente: nell’anziano la levotiroxina può essere inutile; non dovrebbe essere prescritta in risposta al semplice innalzamento del TSH se non confermata da dati clinici evidenti orientati all’ipotiroidismo.
Il dosaggio di levotiroxina può essere mantenuto in ambiti limitati, riducendo il rischio di effetti collaterali indesiderati.
Per definire che la tiroide non stia funzionando, bisogna che davvero non funzioni. Oggi è certo che lievi oscillazioni di TSH non sono indicatori di disturbo tiroideo. Meritano attenzione e considerazione clinica, ma non eccesso di terapia che rischia di essere rischiosa.
Inoltre oggi sappiamo che il disturbo tiroideo è spesso effetto di una condizione infiammatoria che l’organismo sente come pericolosa, reagendo con una risposta ormonale.
Spesso infatti citochine infiammatorie come il BAFF sono l’effettiva causa delle alterazioni tiroidee e la vera terapia diventa allora il controllo infiammatorio.
In questa situazione attuale, in cui spesso si va in eccesso di diagnosi, l’eccesso di trattamento può diventare più rischioso della semplice attesa degli eventi e del controllo clinico nel corso del tempo.
Da anni, nel nostro centro di Milano (SMA) i pazienti con problematiche tiroidee sono accompagnati verso la guarigione o il controllo del disturbo attraverso specifici percorsi terapeutici.