Antibiotici che favoriscono il diabete e batteri che fanno dimagrire
Qualsiasi medico e qualsiasi pediatra sono obbligati ad una riflessione importante sull’uso degli antibiotici.
Uno studio retrospettivo effettuato dal 2000 al 2013 in Danimarca e pubblicato nell’ottobre del 2015 ha rilevato che chi abbia usato antibiotici per più di 5 volte nei 15 anni precedenti la diagnosi ha un rischio di ammalarsi di diabete 2 (quello alimentare) che è del 53% maggiore rispetto alle persone che hanno usato meno antibiotici (Mikkelsen KH et al, J Clin Endocrinol Metab. 2015 Oct;100(10):3633-40. doi: 10.1210/jc.2015-2696. Epub 2015 Aug 27).
Non solo: in modo lineare, quanto più aumenta il numero di trattamenti antibiotici fatti, tanto più cresce ulteriormente il rischio di sviluppare diabete.
Di certo, oggi che il diabete e l’obesità stanno diventando la causa del tracollo dei Servizi Sanitari Nazionali in tutte le nazioni occidentalizzate, il pensiero che esista una stretta relazione tra l’antibiotico preso per l’impianto dentale, per la tonsillite invernale, per l’acne o per la tosse insistente, mette in profonda crisi il modo spesso assurdo con cui si trattano certe malattie a “botte” di antibiotici anziché cercare, il più possibile, di attivare le risposte individuali.
Di per sé il dato crea una preoccupazione importante, ma le recenti scoperte sulla importanza del microbioma intestinale per il metabolismo aiutano a comprendere le cause di questo effetto paradossale e a fare intravvedere una possibile soluzione al problema.
Fin dal 2013 su Eurosalus si è discusso della relazione importante tra microbioma intestinale (i batteri che vivono all’interno dell’intestino in un rapporto di mutua assistenza) e metabolismo nell’articolo “I batteri intestinali per dimagrire o ingrassare“, e negli anni seguenti la relazione tra il tipo di batteri presenti nell’intestino e la possibilità di modificare il metabolismo è diventata sempre più evidente.
Oggi è possibile, a livello sperimentale, trasferire i batteri dall’intestino di un soggetto magro a quello di un soggetto grasso (facendolo così dimagrire) o viceversa da un grasso ad un magro (facendolo così ingrassare) e questo tipo di azione sulla sindrome metabolica (come descritto in un lavoro pubblicato su Cell Metabolism nel settembre 2015) è stata proposta molte volte, divenendo ormai un dato certo ed acquisito (Ussar S et al, Cell Metab. 2015 Sep 1;22(3):516-30. doi: 10.1016/j.cmet.2015.07.007. Epub 2015 Aug 20) e la puntata di Report del 3 aprile scorso (“Snelli con i batteri“) ha riproposto in modo sufficientemente intrigante questo tipo di possibilità.
A questo punto si capisce perfettamente quanto il trattamento antibiotico, che uccide sia i batteri cattivi sia quelli buoni, possa interferire nella predisposizione al diabete e all’obesità.
Uccidere molti batteri intestinali significa alterarne l’equilibrio, che può essere ripristinato solo attraverso la corretta utilizzazione di probiotici adatti a seguito del necessario trattamento antibiotico.
I ricercatori che stanno studiando questi aspetti identificano alla base dei processi che stimolano la resistenza insulinica e l’ingrassamento, condizioni che da queste pagine abbiamo imparato a conoscere e controllare, come l’interazione tra infiammazione e scorretta alimentazione.
Da anni seguiamo le persone che chiedono un aiuto per il riequilibrio del peso corporeo attraverso protocolli terapeutici specifici che studiano l’infiammazione da cibo, il profilo alimentare personale e l’integrazione di supplements antinfiammatori (Ribilla, Inositolo) e di probiotici (Bion Allergo, Biodophilus, Simbiox infantis, Bioflor, Inolact Infantis).
L’uso di probiotici (fermenti) ha dimostrato di essere utile anche nel trattamento di altre forme infiammatorie come le allergie e sta rivelandosi importante anche nella prevenzione e nel trattamento delle patologie tumorali.
Di certo oggi si può dare per acquisito che va evitato il più possibile qualsiasi trattamento antibiotico inutile o di non documentata efficacia, che vanno messe in atto tutte le possibili azioni di prevenzione per affrontare l’inverno con un sistema immunitario in grado di “cavarsela” da solo, che a fronte di un trattamento antibiotico è indispensabile seguire per almeno un mese un trattamento di ricolonizzazione intestinale (alcuni dei prodotti più indicati sono segnalati nei paragrafi precedenti) e che lo studio individuale della dieta (con Recaller o BioMarkers) consente di ridurre l’infiammazione intestinale, correlata soprattutto al tipo di dieta, che questi test sono in grado di evidenziare.