Controllare l’infiammazione per non fumarsi il cervello
Il fumo fa male: non è una novità. Che però il suo utilizzo venga correlato alla degenerazione precoce delle abilità cognitive ancora non era così chiaro.
Lo studio analitico che mette in stretta connessione i due elementi (fumo e degenerazione cognitiva) è stato condotto presso il King’s College londinese e pubblicato su Age and Ageing, che fa parte del gruppo dei giornali di Oxford.
Il fumo è da tempo connesso ad un aumento del rischio cardiovascolare. L’analisi svolta dai ricercatori ha abbinato le due variabili, evidenziando come il fumo sia significativamente correlato a punteggi più bassi nei test che misurano le abilità di tipo cognitivo e dell’intelligenza.
Se è vero che esistono persone davvero intelligenti che fumano regolarmente, c’è da chiedersi quanto queste persone tengano non solo alla propria salute fisica, ma anche a quella intellettuale.
L’antico concetto di mens sana in corpore sano si ripropone con forza e, in fondo, che cos’è l’abilità cognitiva se non un insieme strutturato di connessioni neuronali.
Il fumo agisce come un potente ossidante a livello sistemico e cellulare (oltre alle azioni di tipo cancerogenico). Tale caratteristica, fa sì che a chi fuma vengano più rughe, che ci sia un aumento del danno cardiovascolare, e che le connessioni cerebrali funzionino meno bene e prima.
Il fumo è diventato, come lo è l’assenza di movimento e attività fisica, un problema di salute pubblica, e nei mesi passati si è discusso di provvedimenti legislativi che avrebbero potuto mettere su piani diversi, all’interno di un sistema sanitario nazionale, chi compisse scelte diverse nei confronti della propria salute.
La domanda ora è se si possa fare qualcosa per chi fuma e se questi stessi possano prendere qualche provvedimento per farsi bene, nonostante il vizio.
Su Eurosalus spesso si parla di gocce che fanno traboccare il vaso e di vasi pieni che fanno traboccare gocce: se si considera l’infiammazione generale come il fluido che riempie il vaso dovuta a stimoli diversi, e il traboccare dello stesso come il manifestarsi del sintomo, è sempre possibile, in qualche modo, fare qualcosa per migliorare la propria situazione.
Ad esempio, se proprio non si riesce a dire basta al fumo, si può cominciare a fare attività fisica in maniera costante, a nutrirsi meglio, a mangiare frutta e verdura, a fare un test che indirizzi al trattamento della propria infiammazione da cibo e delle proprie ipersensibilità alimentari, il tutto abbinato a una riduzione del fumo stesso.
Questi accorgimenti non cambieranno il danno indotto dall’uso del fumo, ma lasceranno da parte quello che dovesse essere il danno sottostante dovuto ad altri fattori concomitanti, migliorando possibilmente il quadro complessivo.
Fare una buona prima colazione, che sia ampia e comprenda carboidrati integrali, frutta o verdura e proteine, muoversi regolarmente e scegliere con consapevolezza e variabilità gli alimenti di cui si fa uso durante la giornata, può fare la differenza anche rispetto ai valori considerati nello studio e aiutare a mantenere un cervello (oltre che una pelle e delle arterie) più giovane e sano, salvaguardando così anche la propria intelligenza.