Non muoversi è dannoso quanto fumare
Probabile che dopo che sui pacchetti di sigarette lo si vedrà scritto sui televisori e sui computer, o sul retro degli iPad: “l’inattività uccide“. I numeri sono sufficientemente importanti e, per modalità, in parte paragonabili a quelli del fumo (il fumo supporta uno stimolo infiammatorio costante, l’attività fisica, tra le altre cose, implementa le modalità di gestione dell’infiammazione dell’organismo).
Secondo lo studio pubblicato nei giorno scorsi da Lancet, sono dovuti allo sport insufficiente addirittura il 6% delle malattie coronariche (infarti e altro), il 7% dei casi di diabete di tipo 2, il 10% dei casi di cancro al seno e il 10% di quelli di cancro al colon. Secondo questi calcoli, il fatto di non svolgere sufficiente attività fisica, sarebbe stato determinante nella morte di 5.3 milioni di persone sui 57 milioni totali dell’anno 2008 al mondo.
È un dato importante ed interessante, soprattutto se si tengono in considerazione i calcoli a cui siamo abituati, fatti generalmente su quanti morti si risparmierebbero annualmente con l’assunzione di vaccini non sempre davvero e chiaramente sicuri (si tenga bene a memoria, ad esempio, quanto considerato l’anno passato sulla vaccinazione anti-influenzale, tanto più che quest’anno il vaccino proposto sarà probabilmente, di nuovo, molto simile ai due precedenti).
Le correlazioni tra attività fisica e longevità sono note da tempo. Lo studio non fa che ricordare l’importanza numerica di un dato che paragonato alla campagna mediatica esistente nei confronti della prevenzioni dei danni da fumo, in un senso, e quello delle campagne vaccinali, dall’altro, fa quasi venire i brividi. Ci si trova di fronte ad una forma di prevenzione, l’attività fisica, di importanza e peso stravolgente, mai fino a questo punto considerato e che permetterebbe un aumento della vita media paragonabile a quello che si otterrebbe se tutti smettessero di fumare, senza gli effetti collaterali (supposti e reali) del vaccino.
Non più solo farsi del bene, ma salvarsi la vita, potrebbe in questo caso essere molto più facile, e piacevole, di quanto ci si aspetti. Se l’inattività fisica, esattamente come il fumo, può essere considerata una sorta di dipendenza, è vero anche il contrario: lo sport e l’attività, per azione fisiologica sull’organismo, stimolando una sensazione di benessere psicofisico, creano una sorta di dipendenza positiva, rendendo più facile del previsto il desiderio di mantenere l’impegno. L’importante è cominciare.
Poiché guardare connazionali e non giocare le Olimpiadi ha sicuramente smosso pulsioni e desideri quasi ovunque, potrebbe questa essere una bella palla al balzo da afferrare. Se l’importante è cominciare e il desiderio di proseguire arriva subito dopo, continuare davvero è la vera sfida. Per questo esistono trucchi utili e facili, che comunque si portano in secondo piano quando ci si rende conto che una questione spesso di semplice priorità può davvero essere la differenza importante, non solo tra una taglia 42 e una 40, ma tra il fatto di non esserci più e di esserci ancora.