Le polveri sottili per un corpo non tanto sottile: quando anche l’aria fa ingrassare
Chi si occupa della importanza dei segnali metabolici ricevuti dall’organismo capisce perfettamente perché anche l’inquinamento dell’aria possa faciltare o stimolare l’ingrassamento.
Respirare polveri sottili, le famigerate PM2,5, rappresenta per l’organismo un forte segnale di pericolo e la risposta biologica più adatta dal punto di vista evoluzionistico è di attivare i meccanismi di risparmio.
L’essere umano ha ancora i cromosomi che aveva nel paleolitico e di fronte ad una minaccia che arrivi dall’esterno è abituato da centinaia di migliaia di anni a ridurre i consumi e a stivare come grasso di deposito il massimo dell’energia a disposizione.
Quando si sente dire da qualcuno che “ingrassa anche solo respirando…”, oggi si potrà sorridere un po’ meno e spiegare che la presenza di una minaccia ambientale come quella delle polveri sottili si può davvero trasformare in un accumulo di grasso. L’organismo ha paura delle sostanze inquinanti e risponde in modo da avere delle future scorte a disposizione, messe purtroppo sui fianchi, sulla pancia e sul sedere.
Sono noti da tempo gli effetti immediatamente deleteri delle polveri sottili sul cuore e sulle mucose respiratorie e oculari e i ricercatori californiani che hanno svolto la ricerca, pubblicandola su Diabetes care nel febbraio 2016, hanno dato una ulteriore precisa definizione degli effetti metabolici a medio e lungo termine sull’organismo umano di alcuni inquinanti (Chenz Z.et al, Diabetes Care. 2016 Feb 11. pii: dc151795. [Epub ahead of print]).
Uno studio molto attento della glicemia, dei trigliceridi, della sensibilità insulinica e di altri marcatori del metabolismo, effettuato sia per brevi fasi di inquinamento (45 giorni di esposizione) sia per contatto prolungato con gli inquinanti, ha consentito di evidenziare, soprattutto per le PM2,5, cioè le polveri sottili, una azione di peggioramento di tutti i parametri, tali da orientare l’organismo verso l’ingrassamento, l’obesità e il diabete di tipo 2 (quello alimentare).
Il confronto con altri inquinanti come il biossido di azoto, l’ozono, il biossido di zolfo e il benzene non ha portato a risultati particolarmente significativi, mentre l’aumento di rischio metabolico, valido per le PM2,5 è stato perfettamente quantizzato.
In una intervista rilasciata a Healio Endocrine Today uno dei ricercatori ha segnalato che una semplice variazione dei livelli di PM2,5 in aumento di 1 DS (Deviazione Standard) rispetto al normale (cioè raggiungendo valori ancora ben al di sotto dei limiti di allarme stabiliti dalle leggi italiane ed europee), comporta un peggioramento del 4,9% della sensibilità insulinica.
Significa che alla fine di un inverno inquinato, la corsa verso la “prova costume” potrebbe essere sempre più difficile per chiunque.
Il tema non riguarda solo la forma fisica individuale, ma l’intera società. L’aumento del diabete in Italia come in tutto il mondo potrebbe portare a un incremento incontrollabile delle spese sanitarie e al crollo generalizzato dei servizi di assistenza sanitaria.
Su Eurosalus abbiamo già discusso delle possibilità di controllare almeno parzialmente i danni provocati dagli agenti inquinanti, con un particolare riferimento alla azione del broccolo italico, anche se gli aspetti metabolici devono essere affrontati attraverso il cambio degli stili di vita e delle abitudini alimentari.
Cambiamenti che sono sempre di forte impatto personale.
Da anni sosteniamo questo tipo di scelte attraverso percorsi terapeutici ben definiti e ricordiamo a tutti che le scelte sociali e politiche assumono giorno dopo giorno valore più rilevante, per potersi garantire scelte di vita e non solo di demagogia.
In fondo, con un po’ di intelligenza e con l’impegno personale ci si può difendere anche “dall’aria che ingrassa”.