Colesterolo basso, depressione elevata: riflessioni sulle statine
Non solo con i dolori ai muscoli, ma anche molto tristi… e con il colesterolo cattivo nei ranghi.
Il destino di chi prende le statine non sembra solo legato al possibile effetto benefico sulla recidiva di malattie cardiologiche, ma anche ad una serie di eventi che stanno portando ad una riflessione profonda sull’uso indiscriminato di questa classe di farmaci come se fossero la salvezza del mondo.
L’editoriale dell’ultimo numero del New England Journal of Medicine affronta (per la prima volta in prima pagina sul NEJM) il tema del bilanciamento tra rischi e benefici dell’uso delle statine, riprendendo i risultati dello studio JUPITER che ha evidenziato, in un lavoro recente, che il rischio di sviluppare diabete per le persone che in quello studio prendevano rosuvastatina (il nome commerciale più noto in Italia è Crestor) era molto più alto (25%) che nel gruppo di controllo.
L’editorialista dice che in fin dei conti in quelle persone (che cercavano di abbasare il livello di Colesterolo LDL) si riduce il rischio di morte per cause diverse, però riteniamo che la scelta di avere o no il diabete, come frequente effetto collaterale di un farmaco, o di avere una maggiore propensione alla depressione, vada chiarita e precisata a lettere cubitali. Può essere che per qualcuno l’idea di vivere a lungo depresso e con il diabete sia meno preferibile che rischiare un attacco cardiaco…
Il tema della depressione è affrontato da un recente lavoro del “Cancer Prevention and Control Program” di Philadelphia (USA) che ha pubblicato sul Journal of Behavioral Medicine una analisi precisa della relazione che esiste tra i diversi livelli di grassi nel sangue e lo stato dell’umore (Fang CY et al, J Behav Med. 2012 Mar 2. [Epub ahead of print]).
In modo non sorprendente emerge che chi ha bassi livelli di LDL Colesterolo ha un livello di depressione molto più elevato, in modo indipendente dallo schema dietetico impostato o dalla quantità di fibre utilizzate. Il lavoro propone un tema molto caldo, se si pensa appunto che le statine vengono suggerite in Italia e nel mondo proprio a partire dei valori di LDL Colesterolo.
Noi di Eurosalus segnaliamo una lettura diversa, legata ad un equilibrio tra Colesterolo totale e Colesterolo HDL (quello buono) sapendo che quando il valore dell’HDL è elevato l’organismo non rischia cardiologicamente, e sapendo inoltre che il valore di Colesterolo elevato in età avanzata è addiritura protettivo dalle forme tumorali. Non ci è mai piaciuto pensare di dovere agire identificando l’uomo con un suo singolo esame. E le ricerche scientifiche oggi confermano che ogni farmaco va usato in modo il più integrato possibile.
Il tema dei farmaci contro il Colesterolo è controverso, costellato di problematiche gravi sviluppatesi nel tempo e connesso a critiche pesanti per l’uso indiscriminato che ne è fatto nel sesso femminile che con tutta probabilità non ne ha lo stesso bisogno degli uomini.
La lettura di questi due nuovi aspetti, legati a depressione e aumento del rischio di sviluppare diabete grazie ad un farmaco (forse) salvavita ci pone sempre di più nella logica della necessità di potere scegliere una forma di terapia o un’altra. L’uso di una classe di farmaci come le statine non è solo e sempre benefico. Talvolta lo è, talvolta no. E chi lo usa ha il diritto di scegliere, con trasparenza, in modo informato.