La dieta che aiuta il cardiologo
Studi recenti hanno dimostrato che non è tanto la quantità quanto la qualità dei grassi a fare la differenza. In una recente metanalisi è emerso come l’assunzione totale di grassi, acidi grassi saturi (SFA), monoinsaturi (MUFA) e polinsaturi (PUFA) non era associata al rischio di malattie cardiovascolari.
Al contrario, è stato scoperto che una maggiore assunzione di acidi grassi trans (TFA) è associata a un maggior rischio di malattie cardiache in modo dose-risposta.
I principali fattori di rischio cardiovascolare sono 5 e sono i seguenti:
Tutti questi fattori di rischio possono essere evitati cambiando il proprio stile di vita, infatti circa l’80% delle malattie cardiache come infarti, angina, malattia coronarica e aritmie cardiache, può essere prevenuto con un’alimentazione bilanciata, un’attività fisica costante, un peso e una composizione corporea adeguati, un’assunzione moderata o assente di alcol ed evitando il fumo.
Come avrete notato, la quasi totalità dei principali fattori di rischio sono migliorabili cambiando le proprie abitudini alimentari. Vediamo quindi alcuni elementi che possono aiutarci a prevenire le patologie cardiache a tavola.
Negli anni scorsi i grassi sono sicuramente stati accusati di essere responsabili di patologie cardiache. Studi più recenti hanno però dimostrato che non è tanto la quantità quanto la qualità dei grassi a fare la differenza. In una recente metanalisi è emerso come l’assunzione totale di grassi, acidi grassi saturi (SFA), monoinsaturi (MUFA) e polinsaturi (PUFA) non era associata al rischio di malattie cardiovascolari; al contrario, è stato scoperto che una maggiore assunzione di acidi grassi trans (TFA) è associata a un maggior rischio di malattie cardiache in modo dose-risposta. Ciò significa che maggiore è la quantità di acidi grassi trans assunti con l’alimentazione, maggiore è il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari.
In un altro studio è emerso come sostituire nella propria alimentazione il consumo di acidi grassi trans, anche solo in piccola percentuale (2%), con altre tipologie di grassi, può ridurre il rischio di sviluppare patologie cardiache.
Un altro alimento “imputato” è l’alcol. L’etanolo e i suoi metaboliti hanno effetti tossici sulle cellule cardiache, infatti il suo consumo ha effetti complessi sul sistema cardiovascolare che variano con la dose.
Un consumo regolare di alcol determina un aumento della pressione sanguigna in modo dose-dipendente, e dopo appena 1 mese di astinenza si hanno importanti riduzioni dei livelli pressori. Un consumo eccessivo di alcol, invece, anche occasionale e in persone sane, è associato allo sviluppo di aritmia cardiaca acuta.
L’alterazione del ritmo cardiaco è soggettiva e può dipendere dall’infiammazione correlata all’eccesso di zuccheri nell’organismo, responsabili dei fenomeni di glicazione, un esempio deriva proprio da un consumo eccessivo di alcol. Inoltre l’assunzione di determinati alimenti (variabili per ogni persona), determina, da parte dell’organismo, la produzione di alcune citochine infiammatorie, le quali sono responsabili dell’alterazione del ritmo cardiaco.
Cosa fare quindi nella pratica?
Test utili. Per capire quali sono i propri livelli di infiammazione da zuccheri e valutare la propria infiammazione da cibo esistono il Glyco test e il Recaller test, grazie ai quali è possibile capire come agire per ridurre il grado di infiammazione e riportare l’organismo ad una condizione di salute.
Grassi buoni. Gli acidi grassi trans sono grassi di origine vegetale che vengono idrogenati e utilizzati nella preparazione dei prodotti confezionati. Per limitarli, quindi, è bene ridurre o eliminare le fonti di acidi grassi trans come patatine, brioches, cracker e prodotti da forno, biscotti, alimenti fritti, prodotti già cucinati e confezionati come pesce gratinato surgelato.
Preferire alimenti freschi o surgelati semplici, da cucinare a vapore, al forno, alla piastra, aggiungendo olio extra vergine di oliva a crudo, in modo da mantenere inalterate tutte le sue caratteristiche.
L’olio extra vergine di oliva è ricco di acidi grassi monoinsaturi, ed è la fonte di grassi da consumare quotidianamente, a crudo. L’olio di lino ha un ottimo rapporto tra i grassi essenziali omega 3 e omega 6, ma si irrancidisce facilmente: deve essere quindi tenuto in frigorifero e consumato velocemente. Altri grassi come il burro, che in passato è stato ingiustamente accusato, possono essere tranquillamente consumati, senza eccessi.
Alcol. Per quanto riguarda il consumo di alcolici, studi recenti mostrano come l’astensione da questi possa ridurre in modo molto considerevole il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari. Sebbene le persone con malattie cardiovascolari accertate mostrino risultati migliori con una riduzione del consumo di alcol, non esiste una quantità sicura di alcol da bere, il consiglio è quindi quello di godersi le occasioni di festa, senza esagerare con il consumo, soprattutto in soggetti che presentano uno o più fattori di rischio.