Protettori gastrici: danni da uso prolungato e possibili alternative
Nell’articolo pubblicato la settimana scorsa su Eurosalus, “Documentata l’associazione tra protettori gastrici e demenza“, abbiamo segnalato e ribadito nei commenti che nonostante i numerosi effetti collaterali dovuti all’uso prolungato i protettori gastrici sono ottimi farmaci, in grado di controllare le lesioni dello stomaco, quando sono usati per un tempo breve.
Il vero problema degli inibitori di pompa protonica (IPP) è che spesso sono prescritti per tempi lunghissimi, facilitando l’insorgenza di fenomeni collaterali importanti e gravi.
Una riflessione che rispetti le teorie evoluzionistiche è d’obbligo: se per milioni di anni l’acidità gastrica ha rappresentato uno strumento di facilitazione della digestione e di difesa dall’ingresso nell’organismo di batteri, il fatto di cancellare o inibire questa acidità rischia di trasformarsi in un danno.
Di fronte ad una possibile malattia (il cosiddetto “riflusso”) dobbiamo sempre capire se si tratta di un difetto o di un segnale di difesa. Nel primo caso si potranno anche utilizzare dei sintomatici, nell’altro si dovrà correttamente ragionare sul perché della comparsa di una reazione infiammatoria.
La malattia “da reflusso” alla resa dei fatti sta evidenziando incongruenze tra la percezione delle cause (la supposta iperacidità gastrica) e gli effetti terapeutici degli inibitori di pompa, che in molti casi non riescono a fermare nemmeno il sintomo e non riescono ad interferire sui fenomeni infiammatori lamentati.
Al punto che molti autori ora stanno descrivendo l’incremento esponenziale della esofagite allergica eosinofila, un disturbo diverso che ha tutti i sintomi del “reflusso” pur essendo dovuto alla presenza in esofago di cellule eosinofile spesso correlate a allergia e ipersensibilità.
Si sta cioè comprendendo che lo stomaco e la sua acidità probabilmente c’entrano coi sintomi da reflusso solo in una ridotta casistica (anche se a tutti viene spesso prescritto il protettore gastrico).
Le persone che usano a lungo gli IPP possono andare incontro, come abbiamo detto in molti articoli, riportando le opinioni e i dati di peer reviewed journals, a disturbi importanti come:
- Artrite
- Malassorbimento
- Aumentato rischio di infarto
- Allergie alimentari anche gravi
- Carenza di Vitamina B12
- Demenza
E con questo elenco segnaliamo solo i più immediati perché altri lavori hanno ipotizzato un loro ruolo anche in alcune malattie degenerative.
Per capire quanto questo sia già noto da tempo, segnalo gli articoli di Aceves, che fin dal 2007 ha documentato che nella maggior parte dei soggetti sotto i quaranta anni con sintomi da reflusso la causa è una maggiore presenza di eosinofili nell’esofago, fatto che non c’entra nulla con la iperacidità, e poi le ricerche della Jensen-Jarolim che fin dal 2003 ha evidenziato, prima nei topi e poi negli esseri umani, che l’assunzione di IPP può provocare gravi reazioni allergiche fino allo shock anafilattico.
Sul piano clinico posso dire che ricordo le indicazioni delle “maestre delle elementari” o delle “nonne” che dicevano, giustamente, che la prima digestione avveniva in bocca, con la insalivazione corretta del cibo. Ora, il fatto che anche solo la pepsina non possa agire a livello gastrico, significa che al tenue arriveranno proteine non digerite e che un processo delicato e importante verrà interrotto o modificato.
Nella mia pratica clinica, infatti, capita spesso di ritrovare nella maggior parte delle persone con problemi persistenti “nonostante” gli IPP, esami delle feci che rilevano contenuti di amidi, grassi, proteine o altro ancora, indigerito.
Certo, alcune situazioni quali il trattamento combinato di cortisonici (al di sopra però dei 7,5 mg di corticosteroidi al giorno!) e di analgesici, oppure trattamenti severi (chemioterapia con azione lesiva sullo stomaco) devono prevedere anche l’uso prolungato del prodotto, che va però assistito con l’uso di enzimi che aiutino a completare la digestione e spesso con l’uso di colostro che riequilibra la mucosa gastrica ed intestinale.
Le soluzioni che si possono adottare per superare i problemi posti dall’uso prolungato dei protettori gastrici sono:
Uso temporaneo. Mantenere il massimo livello di assunzione di un prodotto per sintomi da reflusso ad un mese, tempo sufficiente per valutare le altre cause di disturbo gastrico.
Sostituzione con Ranitidina. Un vecchi farmaco anti H2, con funzioni di riduzione dell’acidità e adatto alla protezione gastrica come la Ranitidina può essere prima affiancato e poi sostituito agli IPP. In genere dosaggi serali di 300 mg e poi di 150 mg da assumere poi a giorni alterni prima della sospensione del trattamento (quando possibile) aiutano la digestione e possono essere impostati nella maggior parte dei casi.
Studio della infiammazione alimentare. Una delle cause più importanti di irritazione gastrica (come di altri distretti) è una possibile infiammazione dovuta al cibo. Alti livelli di BAFF sono spesso correlati con la irritazione dello stomaco e dell’esofago (per non dire nulla delle corde vocali e dell’eccesso di indicazioni di “reflusso” per ogni problema di afonia o di tosse cui spesso si assiste). Si affronta con una valutazione dello stato infiammatorio (BAFF e PAF) e del Profilo Alimentare Personale (attraverso Recaller o BioMarkers) per impostare una dieta di controllo dell’infiammazione che si affiancherà alle altre indicazioni terapeutiche.
Sostanze alternative
Esistono alcune composizioni antiacide che possono essere usate efficacemente al bisogno, o per brevi periodi di tempo, in modo più sicuro e spesso più naturale per affrontare il disagio gastroesofageo; tra le varie possibili ne segnaliamo alcuni.
Uno dei più sicuri e attivi prodotti conosciuti, il Digestivo Antonetto, è sul mercato da anni con una ricetta tanto semplice quanto efficace. A base di Calcio carbonato e idrossido di Magnesio è affiancato da simeticone (che elimina i gonfiori gastrici), menta e liquirizia (due piante a forte azione digestiva con azione di protezione gastrica). Da 2 a 6 compresse masticabili al giorno, in relazione alle necessità.
Diverse forme di colostro come Colostro D3 o Oticol, note per una importante azione protettiva delle mucose digestive,
L’uso integrato di Enzimi, come Enzitox o come Erbenzym Digest, e di Levoglutammina (che aiuta a riparare le mucose digestive) fa sempre parte di quelle strategie che vedono la reazione gastrica e esofagea come un sintomo di un disagio più complesso.
Una volta si diceva che “digerire è vivere”. Ebbene, è ancora vero. Il fatto che il “secondo cervello” degli esseri umani sia localizzato a livello digestivo è ancora vero.
I dati recenti che hanno aiutato a comprendere l’infiammazione da cibo sono veri e attuali.
Quando il corpo inizia a mandare segnali, non serve sopprimere un sintomo. Lo si può fare imparando però ad ascoltare l’organismo e a capire le motivazioni di quel segnale per riconquistare davvero il benessere.