Mandorle e infiammazione: quando la natura (e gli oli giusti) sono più efficaci dei farmaci
La nostra cultura ci ha abituati a considerare la frutta secca come un complemento alimentare, qualcosa da aggiungere al pasto o da usare come snack, mentre la ricerca scientifica più recente sta riaffermando il diritto di alcuni semi oleosi, come le mandorle o i pistacchi, ad essere inseriti nel prontuario terapeutico naturale, non solo per il loro gusto, ma per la dimostrazione di nuove e documentate azioni di controllo di un discreto numero di disturbi.
Alcuni dati relativi alle mandorle sono ben noti: l’elevato contenuto in proteine le rende anche lo spuntino ideale, quello davvero in grado di spezzare la fame. Mentre uno snack a base di carboidrati (una barretta, un pezzo di focaccia, un pacchettino di cracker) determina un immediato picco glicemico, la mandorla ha un indice glicemico decisamente basso, e grazie al suo contenuto di oli vegetali attiva anche la colecistokinina, una sostanza in grado di ridurre la fame, e senza provocare picchi glicemici.
Tutti i semi oleosi hanno un ottimo contenuto di proteine e aiutano chiunque debba bilanciare meglio il rapporto con i carboidrati a comporre piatti che abbiano meno impatto sull’aumento del peso e aiutino anche a ridurre la resistenza insulinica.
Molti credono che i semi oleosi non siano poi da utilizzare in caso di colite o diverticolite, ma alcuni studi recenti hanno invece dimostrato il contrario e, salvo le fasi acutissime di questi disturbi, possono essere utilizzati con tranquillità anche da chi abbia o abbia avuto diverticoli o altri disturbi intestinali.
Questo avviene probabilmente proprio perché le mandorle hanno una forte e naturale azione antinfiammatoria. Lo si pensava da tempo, e si tratta di qualcosa che fa parte della tradizione popolare antica, ma da un po’ è un fatto documentato da un lavoro molto interessante svolto da un gruppo di ricercatori di Taiwan, pubblicato sull’European Journal of Nutrition (Liu JF et al, Eur J Nutr. 2013 Apr;52(3):927-35. doi: 10.1007/s00394-012-0400-y. Epub 2012 Jun 22).
I ricercatori hanno impostato uno studio “cross-over” (cioè ogni persona ha fatto in modo casuale prima un tipo di dieta e poi l’altra) facendo mangiare a un gruppo di diabetici che si trovavano in una classica situazione di sovrappeso e con aumento dei trigliceridi, il 20% della propria dieta sotto forma di mandorle. In media 50-60 grammi di mandorle al giorno ciascuno per un periodo di almeno 4 settimane.
Alla fine del periodo di studio, e senza avere modificato null’altro della propria dieta abituale, nei soggetti che avevano introdotto nella dieta le mandorle si è visto non solo un riequilibrio dei trigliceridi, ma in modo significativo si è potuta misurare la riduzione di molte citochine infiammatorie.
In particolare si è visto un calo di IL6 (interleuchina 6) e di PCR (proteina C reattiva) di oltre il 10% e in modo ancora più specifico un calo significativo del TNF (stessa famiglia del BAFF che ormai è riconosciuto come connesso all’infiammazione da cibo) di oltre il 15%.
Significa che pur in soggetti in sovrappeso, diabetici e con una notevole infiammazione diffusa, l’uso di un particolare olio alimentare, come quello presente nelle mandorle, bilanciato con le proteine che le compongono, consente di ridurre le necessità farmacologiche grazie al netto miglioramento della sensibilità insulinica, facilitando quindi lo spontaneo riequilibrio delle anomalie degli zuccheri.
Le mandorle (soprattutto quelle semplicemente seccate e biologiche, non quelle arrostite o salate) sono quindi degli alimenti funzionali importanti.
Lo studio delle loro azioni conferma che gli alimenti riescono a generare segnali importanti per l’organismo, grazie alla loro composizione oleosa del tutto particolare e ai messaggi che possono dare alla cellula. Lo stiamo capendo con gli Omega 3, con la Perilla e con l’olio di pesce.
Grazie a produttori del biologico che ci aiutano a meglio conoscere le produzioni del nostro Sud, piano piano riusciremo a capire che le mandorle non servono solo per fare l’orzata…