Glutine, fructani e dieta FODMAP. Quando il frumento va comunque controllato anche senza celiachia
Uno studio nervegese pubblicato su Gastroenterology nel febbraio 2018 (la stessa rivista che nel 2014 ha proposto la dieta FODMAP per la colite), riferisce che la causa della sindrome del colon irritabile sono i fructani e non il glutine, e che la dieta per controllare questo disturbo non è quella che elimina il glutine, ma quella che elimina i fructani (Skodjie GI et al, Gastroenterology. 2018 Feb;154(3):529-539.e2. doi: 10.1053/j.gastro.2017.10.040. Epub 2017 Nov 2).
Ogni acquisizione scientifica in questo campo è sempre un utile passo avanti verso una piena comprensione della celiachia, se pensiamo che magari in futuro potremmo usare un enzima anti-fructani per favorire l’utilizzazione del glutine, ma in questo caso l’applicazione pratica di questa conoscenza non ci porta a nulla di nuovo per la clinica.
Infatti i cereali contenenti glutine contengono fructani e dunque alla fine, dal punto di vista clinico, i cereali glutinici sarebbero comunque da controllare.
Su Gastroenterology era già stato pubblicato nel 2014 un lavoro che ipotizzava i fructani come causa della sindrome del colon irritabile e della sensibilità al glutine non celiaca, ma i fructani si trovano comunque dentro al frumento e ai cereali contenenti glutine quindi una dieta che controlli i fructani controllerà ovviamente anche i prodotti che contengono glutine.
Per ora questa distinzione non porta a nessun cambiamento.
Su Eurosalus in quei mesi abbiamo pubblicato un articolo che mantiene ancora oggi tutto il suo valore, all’interno del quale è linkata la descrizione precisa della dieta FODMAP e in cui si discute di questo aspetto che l’articolo definisce “lo strano mix tra glutine e prodotti fermentati“.
Sul piano pratico, i percorsi terapeutici del nostro centro, che mirano al trattamento della sindrome del colon irritabile, della sensibilità al glutine non celiaca e di altre forme di colite immunologicamente determinate, continueranno a usare il riferimento al glutine come elemento da controllare sul piano nutrizionale, e i test che ne possono determinare l’eccesso alimentare attraverso il profilo alimentare si continueranno ad affiancare alla misurazione delle citochine infiammatorie BAFF e PAF per determinare l’infiammazione dovuta al cibo.
C’è però un dato positivo in questo nuovo articolo frutto della ricerca norvegese, che riprende in pieno i temi delle nostre indicazioni alla varietà alimentare e al recupero della tolleranza. In ogni caso, una dieta deve guidare al recupero della tolleranza e a una nutrizione completa e variata perché non esiste un cibo nemico.
Anche l’articolo di Gastroenterology, quindi, indica che per la sensibilità al glutine non celiaca, di cui tanto parliamo su Eurosalus, si propone comunque la reintroduzione del glutine e si critica pesantemente la eliminazione dietetica dello stesso, indispensabile solo in caso di celiachia confermata.
Un altro pezzo della nostra strategia terapeutica, che mira a potere recuperare una alimentazione completa, trova una conferma diretta su una delle più importanti riviste mondiali di gastroenterologia, riconfermandoci di essere sulla strada migliore per affrontare questo tipo di patologia.