Celiachia adulta e guarigione
DOMANDA
Buongiorno dottor Speciani, ho quasi 50 anni e da 3 anni mi è stata diagnosticata la celiachia; dopo un altro anno mi hanno diagnosticato anche la tiroidite di Hashimoto e il colon irritabile. Nonostante io abbia tolto completamente il glutine, in questi anni non sono mai stata bene e sono anche ingrassata di 2-3 chili che non riesco a ridurre. Oltre ad avere comunque la pancia gonfia mi sento un po’ depressa. Sforzi e sacrifici non portano a nulla. Ho letto su Eurosalus qualcosa relativo alla guarigione della celiachia. Ho delle possibilità? Vorrei che lei me le garantisse. Grazie.
RISPOSTA
Cara lettrice,
in nessun articolo scritto da me troverà indicato che la celiachia, per quanto sappiamo oggi, possa guarire. Sarebbe ora una vera insensatezza scientifica, ma la sua domanda stimola alcune riflessioni importanti.
Su Eurosalus infatti troverà la documentazione e la discussione su un caso di guarigione descritto da Patriarca e Gasbarrini nel 2005 e la indicazione dell’esistenza di forme transitorie di celiachia in un articolo del 2008, ben prima cioè che venisse universalmente accettata la esistenza della NCGS o sindrome di sensibilità al glutine non celiaca.
Oggi, a distanza di oltre 10 anni, le conoscenze sono cambiate e in un articolo recente troverà scritto che la particolare stimolazione del sistema immunitario e la modulazione dell’infiammazione che ne è derivata hanno consentito di reintrodurre il glutine in celiaci accertati senza alcun danno.
Si tratta di una ipotesi di lavoro molto affascinante che non mancherà di tornare alla ribalta nei prossimi mesi o anni. Intanto però le indicazioni ufficiali restano quelle di una necessità di eliminazione del glutine perenne.
In realtà, nel lavoro non si parla ancora di guarigione clinica documentata, ma solo di assenza di qualsiasi reazione e alterazione dopo un anno di reintroduzione di glutine nella alimentazione quotidiana. Che lascia quindi intendere che questa sia la strada giusta.
Considerando tutte le polemiche che sembrano coinvolgere qualunque affermazione che riguarda il glutine, capiamo perfettamente la cautela espressa dagli autori del lavoro.
La novità potente che emerge da questo lavoro è che la reintroduzione dl glutine (come per l’uovo, i peanuts e il latte) deve essere accompagnata da una riduzione infiammatoria.
I ricercatori australiani hanno fatto in modo che i celiaci inseriti nel lavoro sviluppassero una parassitosi intestinale controllata (perfettamente trattabile e tendenzialmente innocua) che ha ridotto certi tipi di citochine infiammatorie in modo da rendere efficace la reintroduzione progressiva del glutine per indurre nuovamente la tolleranza immunologica.
Il percorso indicato dal lavoro australiano è quello della riduzione infiammatoria. Ottenibile con preparazioni o integratori capaci di modulare ad esempio IFN gamma e probabilmente BAFF e TNF alfa e altre citochine.
Curcuma e Perilla (per fare solo qualche esempio) sono tra le sostanze in grado di agire in questo senso. Aspettiamo quindi le nuove ricerche e gli eventi futuri.
Troverà invece scritto in più parti del sito che spesso la celiachia “adulta” dovrebbe essere valutata anche per gli aspetti di semplice “NCGS” o sensibilità al glutine non celiaca, visto che molti sintomi e caratteristiche cliniche sono del tutto sovrapponibili.
In molti casi di celiachia adulta lo studio dell’infiammazione alimentare e delle comorbidità (altre reazioni alimentari ad esempio, elevati livelli di BAFF e così via) sono strumenti che consentono di recuperare la tolleranza al glutine in modo fisiologico in molti casi.
Di NCGS si è iniziato a parlare solo dal 2010, e tuttora molte diagnosi di celiachia adulta non tengono in considerazione anche questa possibilità che deve essere messa nel novero delle diagnosi differenziali.
A tutt’oggi sto lavorando con molte persone che negli anni passati, quando non era ancora conosciuta la NCGS, hanno ricevuto una diagnosi di celiachia. In realtà si trattava di NCGS, affrontabile e guaribile attraverso una dieta di rotazione e una riduzione dell’infiammazione.
Tenga però presente che nessuno le può garantire mai, in ambito medico, che al 100% lei otterrà un risultato determinato.
La sua storia, così come raccontata, non è certo sufficiente per definire un quadro o ipotizzare una diagnosi. Da sempre i medici lavorano secondo scienza e coscienza sulla situazione della singola persona che può rispondere in un modo o nell’altro, a dispetto della attenzione e della scientificità delle cure prestate.
Quindi, se lei cerca un risultato certo si rivolga pure a qualche mago o fattucchiera. Io non potrò mai, deontologicamente, garantirle un risultato.
Se cerca un percorso di conoscenza sulla sua persona basato su elementi scientifici che possano guidarla ad un miglioramento del suo quadro è possibile iniziare un percorso di approfondimento come quello che da anni è presente nei percorsi terapeutici del nostro centro.
Buona giornata.