Omega 3: ne bastano meno del previsto per trattare l’artrite del ginocchio
Gli omega 3 derivati dal pesce sono da tempo conosciuti anche per la loro azione sul dolore delle articolazioni.
Una ricerca australiana sugli effetti di dosi diverse ha dimostrato, a sorpresa, la maggiore efficacia di una dose ridotta di olio di pesce rispetto a quella usata abitualmente quando è accompagnata da un altro olio vegetale.
Il dosaggio più elevato (4,5 g al giorno) è risultato comunque efficace, ma il semplice uso di 0,5 g al giorno (accompagnato da olio di girasole per rendere le capsule identiche alle altre) ha dimostrato una efficacia molto più elevata durante tutti i 24 mesi di trattamento. I risultati sono stati pubblicati sugli Annals of the Rheumatic Diseases nel gennaio 2016 (Hill CL eta al, Ann Rheum Dis. 2016 Jan;75(1):23-9. doi: 10.1136/annrheumdis-2014-207169. Epub 2015 Sep 9).
I ricercatori hanno registrato il dato e hanno ovvimente suggerito un approfondimento di studio sul ruolo di bilanciamento tra oli animali, come quelli del pesce, e oli vegetali, come quelli dell’olio di girasole, usato in questo caso come semplice “placebo” mentre ha forse documentato un’azione più specifica nel modulare l’azione degli omega 3 del pesce.
Si sa con certezza che gli omega 3 del pesce hanno una possibile azione antinfiammatoria e possono esssere usati sia per la cura dell’artrite sia per la prevenzione, come riconfermato su Rheumatology nel febbraio 2016 (Gan RW et al, Rheumatology (Oxford). 2016 Feb;55(2):367-76. doi: 10.1093/rheumatology/kev266. Epub 2015 Sep 13).
Dal punto di vista scientifico si discute del fatto che sia importante la quantità di olio utilizzato (quanti omega 3, espressi in EPA e DHA siano presenti) oppure il tipo di omega 3 fornito (come quello dell’acido Alfa linolenico -ALA). Numerose ricerche discutono di quanti omega 3 vegetali (come quelli dell’olio di Perilla o dell’olio di semi di lino) siano poi effettivamente convertite in EPA e DHA nell’organismo.
C’è chi sostiene che dipenda da una particolare predisposizione genetica, dalla competizione tra alcuni enzimi che si occupano della trasformazione dei grassi, o che dipenda invece dalla quantità del tipo di olio utilizzato.
Di fatto, una review pubblicata su Food Science e Nutrition nel settembre 2014 indica che la conversione verso EPA e DHA, gli omega 3 effettivamente attivi e presenti direttamente negli oli di pesce, ma non nei vegetali, può variare dall’1% al 24% della quantità utilizzata.
Con una variabilità così elevata viene da pensare che sia proprio l’affiancamento tra grassi vegetali e grassi animali a garantire un forte assorbimento, come suggerito dagli autori australiani e come di fatto vediamo nella pratica. Uno dei motivi per cui un omega 3 vegetale come l’olio di Perilla sia così efficace anche nel dolore artritico si spiega proprio con una azione di questo genere.
Il tutto rientra anche in una filosofia della nutrizione che sosteniamo da tempo.
Il corretto bilanciamento tra i diversi tipi di nutrienti (vegetali e animali) e il loro equilibrio reciproco è più vicino alla fisiologia dell’uomo e ne garantisce probabilmente la migliore funzionalità.
È il motivo per cui impieghiamo gli omega 3 bilanciando sempre quelli di pesce con quelli di Perilla e puntando soprattutto sulle scelte alimentari di tipo antinfiammatorio, come proponiamo da anni nei percorsi terapeutici con cui seguiamo le patologie artritiche.
L’equilibrio tra le diverse componenti alimentari ha sempre dato ottimi risultati e anche in questo campo, grazie alle ricerche che si prospettano, oltre ad applicazioni cliniche che già sono attive ed efficaci nasceranno nuovi filoni applicativi di sicuro interesse per il futuro.