Chikungunya: uccide più dell’aviaria, ma non interessa né stampa né all’industria farmaceutica
Non è la riedizione del noto film con la bellissima Cameron Diaz. Si tratta semplicemente di una malattia orfana di padrini commerciali, che resta quindi rinchiusa all’interno delle sole notizie scientifiche.
È difficile gestire il proprio tornaconto economico, esaltando in modo discutibile il terrore della influenza aviaria, mentre nascono altri elementi di preoccupazione vera. In questo momento l’industria farmaceutica e le strutture sanitarie sono assolutamente impreparate a gestire il ritorno economico su questa nuova e concreta minaccia alla salute, e quindi tacciono, incrementando anzi (come per le notizie recenti sull’Indonesia) la comunicazione sul “rischio aviaria” che continua ad essere solo un rischio ipotetico.
E siccome è difficile gestire due o tre terrori insieme, si preferisce continuare a gestire il terrore sulla sola aviaria, che garantisce già fin da ora ritorni economici enormi, ancora prima che sia una malattia diffusa. A questi temi Eurosalus ha dedicato un intero Speciale aviaria, che ha avuto picchi di lettura elevatissimi.
Eppure la Chikungunya è una realtà molto precisa che dovremo presto affrontare, ma di cui nessuno sa assolutamente nulla, e ben si guardano le organizzazioni sanitarie di avvisare pubblicamente le popolazioni per ora non coinvolte. Ma è bene prima considerare la realtà dei fatti.
Una ricostruzione molto precisa è stata fatta dal giornale francese “Le Monde” in un articolo del 29 aprile 2006 di cui suggeriamo la lettura (in francese) per chi volesse entrare in contatto con il problema.
Il numero di infezioni nelle isole dell’Oceano Indiano e nella stessa India è veramente notevolissimo (oltre 800.000 casi), ma quello che colpisce è la virulenza e la mortalità indotta da una probabile mutazione del virus intervenuta negli ultimi mesi. Nella sola isola di Reunion ci sono stati almeno 200 decessi in più, rispetto ai soliti già prevedibili, dovuti probabilmente alla mutazione del virus coinvolto.
Vengono da fare degli interessanti confronti con il virus della aviaria: contro i 200 morti in tre mesi dovuti alla Chikungunya, fino al 23 maggio 2006, come segnala il sito della Organizzazione Mondiale della Sanità, il numero totale di morti accertate da aviaria dal 2003 ad oggi è di sole 124 persone. Quindi in 4 anni l’aviaria ha fatto solo 124 morti in tutto il mondo, mentre la Chikungunya sta mietendo vittime in modo drammatico ad una velocità notevolissima. Ma a quasi nessuno interessa.
È importante sapere che secondo l’istituto Pasteur c’è il rischio concreto che la malattia possa varcare i confini dell’isola di Reunion in modo massiccio (quanti europei e americani passano le vacanze alle isole Seychelles o alle Mauritius, lì a due passi?) mentre è già noto l’avvenuto passaggio in aree metropolitane francesi. Infatti, almeno 376 casi di Chikungunya sono stati già riconosciuti anche in città francesi e la loro diffusione è ben monitorizzata dalle autorità.
Il lavoro originale redatto dai ricercatori dell’istituto francese è stato pubblicato online su PloS Medicine e può essere letto (in inglese) al link segnalato.
L’Istituto Francese di Vigilanza Sanitaria (INVS) dedica un settore alla epidemia di questa malattia, che può in pratica essere seguita in diretta nella sua evoluzione al link segnalato.
La stessa zanzara che trasporta il virus (Aedes albopictus) è frequentissima su tutta la Costa Azzurra, tra Mentone e Nizza.
In situazioni analoghe un nostro ex ministro della Salute (Storace) proponeva pochi mesi fa di impedire i viaggi in Turchia (12 casi di aviaria tra cui solo 4 decessi) probabilmente per proprie motivazioni o vantaggi personali. Oggi dovrebbe proporre di chiudere le frontiere con la Francia vista la presenza della zanzara portatrice sulla Costa Azzurra! Ma la mossa sarebbe poco ben vista durante i Campionati Mondiali di Calcio! E non è il caso di scherzare.
Intanto a livello mediatico alla fine della stagione influenzale del 2005/2006, anzichè segnalare che a dispetto delle previsioni catastrofiche pochissimi si sono ammalati di influenza, e che il picco massimo di infezioni influenzali si è avuto tra i bambini, vaccinatissimi per paura del contagio da aviaria, lo stesso presidente Bush si è premurato di avvisare la Nazione Americana della possibile pandemia di aviaria prossima ventura.
Pur in assenza di dati, e contro le indicazioni di moltissimi virologi e immunologi mondiali, è infatti importante tenere alto il livello di terrore. Le leggi speciali, negli Stati Uniti sono già in atto e consentono alle case farmaceutiche e all’industria di produzione di vaccini di non incorrere in responsabilità di nessun tipo perchè in virtù della lotta contro il terrorismo la loro azione sarà comunque considerata benemerita (il richiamo online al “Security act” americano che sancisce questi aspetti è rintracciabile nell’articolo di Eurosalus “bugie e perplessità” richiamato nelle notizie correlate).
Si ha talvolta la sensazione che la lotta contro il terrorismo sconfini nella difesa di interessi privati da parte di chi opera in favore delle corporations farmaceutiche e chimiche. Si tratta di un tema che sta appassionando tutti e colpendo (è il caso di dirlo) tutte le popolazioni mondiali.
Non c’è vaccino e non ci sono terapie conosciute. Come farà l’industria farmaceutica che ha dedicato tutti i suoi investimenti all’aviaria a cambiare strategie? Seguiremo nei prossimi mesi l’evoluzione dei titoli azionari delle case produttrici di farmaci in contemporanea con le notizie sanitarie, come è avvenuto per l’aviaria, per capire cosa ci riserva il futuro.
Intanto riflettiamo.
Vale assolutamente tutto quanto già detto per l’influenza aviaria. Perché in Francia non si sta sviluppando una epidemia di Chikungunya? E perché non ci ammaliamo di Ebola?
La difesa più forte nasce dal mantenimento della efficienza del sistema immunitario, in grado di contrastare con efficacia qualsiasi tipo di infezione.
Molti degli articoli nei link correlati possono aiutarci a scoprire i trucchi base per una salute di ferro.