Malattie autoimmuni: ritrovare la salute controllando peso e infiammazione
Su The International Journal of Epidemiology è stato pubblicato uno studio che identifica una relazione tra l’aumento della massa corporea e lo sviluppo di malattie autoimmuni.
La relazione non sorprende: sono sempre più le evidenze che correlano l’obesità e l’alterata sensibilità al glucosio con le alterazioni infiammatorie del sistema immunitario e, quindi, anche con l’autoimmunità.
L’obesità è profondamente correlata con alterazioni pro-infiammatorie che sono prodotte dall’alterato metabolismo sia dei grassi che degli zuccheri.
Le oscillazioni della glicemia tipiche dell’obesità insulino-resistente producono infiammazione, mediata anche da livelli d’insulina tendenzialmente sempre alti in circolo.
Nelle persone con una massa corporea particolarmente alta i livelli di antiossidanti circolanti sono in genere più bassi e l’infiammazione che viene dall’azione delle specie reattive dell’ossigeno (gli “ossidanti”) crea un danno che stimola il sistema immunitario in maniera negativa per la salute generale.
È come se le molecole fossero portate a reagire anche a stimoli tendenzialmente innocui.
Controllare questo tipo d’infiammazione sottostante può avere un significato regolatorio anche nei confronti di un sistema immunitario eccessivamente reattivo, modulandone il funzionamento.
Una dieta che fondi il suo potere, anche dimagrante, sul controllo di questa infiammazione è uno strumento potentissimo per il controllo di questo aspetto reattivo e auto-reattivo.
I fondamenti di un simile controllo volgono in primo luogo sulla riduzione dell’infiammazione alimentare IgG-mediata, attraverso l’integrazione di antiossidanti, con azione regolatrice e modulante, e attraverso il controllo degli sbalzi glicemici.
Controllare gli sbalzi glicemici porta quasi subito a una piacevole sensazione di ritrovato benessere: ci si sente più sereni, meno stressati, con meno fame e più energia.
Come si controllano questi sbalzi? Il primo meccanismo, utile a ridurre la resistenza insulinica, è fare una prima colazione abbondante, ricordando sempre che rappresenta il pasto principale della giornata.
Il secondo meccanismo, che agisce sulle stesse variabili, è l’attività fisica, che oggi trova nuove modalità di espressione per essere più funzionale per ciascuno.
La parte restante di questo controllo si fonda sulla gestione dell’impatto glicemico di quello che si mangia, rendendolo il più basso possibile. Ciò si ottiene scegliendo carboidrati integrali, vegetali freschi, leguminose, sempre e comunque abbinati a una parte proteica (carne, pesce, uova, frutta a guscio…).
Queste indicazioni, abbinate a una dieta di rotazione alimentare fondata sulla modulazione della personale reattività IgG, rappresentano il percorso base per riacquisire una buona parte di “auto-tolleranza” e ridurre la reattività immunitaria.
Seguendo questo andamento, in un unico momento si recupera la propria forma fisica e si lavora per la propria guarigione.