Allergie alimentari: reintrodurre gli alimenti con lo svezzamento adulto
Ormai sono entrato nel 46° anno di laurea e ricordo perfettamente gli anni sofferti sostenendo la possibilità di guarire dalle allergie alimentari e le recriminazioni di gran parte del mondo allergologico che riteneva impossibile che si potesse guarire una allergia IgE mediata.
Già nel 2008 richiamavo i lavori scientifici che evidenziavano questa possibilità anche se solo nel 2013 (Congresso EAACI di Nizza) sono comparse voci ufficiali a sostenerlo.
Gli Annals of Allergy, Asthma and Immunology hanno pubblicato nel marzo 2024 una sintesi di quelle che vengono oggi chiamate le “scale di reintroduzione” (qui l’abstract).
In pratica, a distanza di “solo 16 anni”, delle voci ufficiali suggeriscono che anche nelle allergie gravi si possano usare delle scale di reintroduzione che considerano:
- il riscaldamento del cibo (che riduce la allergenicità degli alimenti)
- la quantità da reintrodurre (esattamente come nello svezzamento infantile)
Ben bilanciando questi due aspetti si può guidare l’organismo a ricominicare un rapporto di amicizia con gli alimenti.
Fin dal 2012, su Eurosalus scrivevo come la frittata (uovo cotto) fosse uno degli strumenti fondamentali per guarire l’allergia grave all’uovo.
Nel 2019 ho scritto il libro “Le intolleranze alimentari non esistono” e il capitolo 6 di quel libro è dedicato esplicitamente a tutte le tecniche di reintroduzione degli alimenti che servono per superare le allergie alimentari e lasciarsi alle spalle il loro disagio.
Anche la World Allergy Organization ha espresso delle linee guida sull’uso di calore e progressione delle quantità per aiutare a sconfiggere le allergie e riprendere a mangiare di tutto.
In realtà si tratta di ciò che in modo naturale, in quasi tutte le parti del mondo, le mamme fanno con i loro bambini, passando dall’assaggiare piccoli pezzettini alla graduale introduzione di quantità più rilevanti.
Il mancato sostegno a questa pratica nasce dalla maggior fiducia nei farmaci piuttosto che nelle pratiche nutrizionali, che invece stanno riprendendo tutto il loro valore.
Vanno sempre considerate, a fronte di una possibile reazione allergica, anche le condizioni che la possono stimolare, come l’infiammazione da cibo e la glicazione.
Infatti, la scelta degli alimenti da mettere a dieta (di rotazione e non mai di esclusione) dipende solo da caratteristiche individuali e la dieta può essere solo personalizzata, come noi facciamo da anni nel centro SMA in cui esercito, lavorando sulle allergie alimentari anche attraverso la diagnosi della infiammazione da alimenti e da glicazione per mezzo del test PerMè; questo ci ha consentito di accompagnare nel tempo la evoluzione scientifica della terapia delle allergie, offrendo ai nostri pazienti un approccio che sempre più si sta rivelando in linea con le ricerche più recenti.
Si deve sempre affrontare una valutazione di tipo sistemico, considerando che la dottoressa Cianferoni, immunologa e pediatra del Children’s Hospital of Philadelphia propone anche la esistenza della “allergia non mediata dalle IgE”, perché pur in assenza di specifiche immunoglobuline E per gli alimenti, la somministrazione di alcuni alimenti genera una risposta infiammatoria e immunologica evidente.
Nella nostra pratica interveniamo con un criterio molto preciso legato alla personalizzazione dietetica e ragionando anche su cosa manchi all’organismo (ad esempio minerali e vitamine).
Anche nel trattamento di una allergia specifica IgE mediata ad uno specifico alimento, il richiamo importante è quello di una visione che sia sempre sistemica e personalizzata.
Questo spiega perché nel Centro SMA di Milano valutiamo anche le allergie alimentari in modo integrato cercando di affrontare TUTTE le possibili cause e non solo la facile definizione della presenza di IgE.