Salvaguardare le proprie arterie, mangiando piano
Si parla spesso di azioni che danneggiano, di scelte che non fanno bene. Oggi, grazie ad un lavoro coreano pubblicato di recente su Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Disease, si parla di qualcosa che protegge, nella fattispecie le arterie, in maniera semplice e produttiva, indipendentemente da fattori di rischio concomitanti.
Secondo lo studio, che ha coinvolto più di 8.000 coreani, le persone che mangiavano più lentamente avevano nel complesso e a parità di altre condizioni (tra cui fumo e massa corporea), valori indicativi di patologia cardiovascolare nettamente migliori rispetto a chi mangiava in maniera più rapida.
Tale azione era già stata a suo tempo evidenziata da uno studio giapponese, che aveva visto come i topini che masticavano lentamente stimolassero scioglimento del grasso viscerale (quello più rischioso dal punto di vista cardiovascolare), risultando più magri e più sani, rispetto alle controparti che ingoiavano a pezzetti.
Sembra che mangiare in maniera più serena e tranquilla, usando sia olfatto che gusto, porti ad una riduzione degli introiti (tramite miglior segnale di sazietà), ad una digestione più sensata e completa (con riduzione concomitante della reattività allergica), ad un miglior controllo dell’obesità grazie alla riduzione della resistenza insulinica.
Può darsi che il meccanismo sia coerente con la derivazione paleolitica della specie umana. In quel tempo lontano, gli antenati con i quali l’uomo moderno condivide almeno il 99% dei propri geni, avevano probabilmente un solo motivo per il quale avesse senso mangiare in fretta, non masticare, non godere del piacere del cibo, ed era il fatto di essere in fuga o in movimento; in un momento quindi di stabilità relativa e nel quale mettere in atto meccanismi di risparmio e “di risposta allo stress” sarebbe stato sensato e addirittura utile.
Oggi il segnale inverso, quello di masticare con calma e gustare con serenità completa, torna utile e dona salute e piacere a chi si sieda a tavola con l’attenzione a quello che porta il proprio piatto.