Enzimi, celiachia e sensibilità al glutine: digerire bene per prevenire
In Italia e in Europa i sintomi infiammatori dovuti alla eccessiva utilizzazione di glutine nell’alimentazione quotidiana sono in sicuro aumento.
In riferimento alla celiachia, una delle uniche due forme di intolleranza riconosciute dalla scienza, le migliori capacità diagnostiche a disposizione, ne hanno rilevato sempre più casi. Sempre più persone però, lamentano sintomi dovuti al glutine, che nonsono espressione di celiachia e che vanno da una semplice colite, o da una sindrome del colon irritabile, a una vera e propria sensibilità al glutine non celiaca (NCGS) con tutti i suoi possibili sintomi sistemici.
Mentre ormai è molto chiaro che la sistematica ripetizione di uno stimolo possa portare ad una infiammazione da cibo, sento ancora molte persone che irridono il vecchio adagio della “nonna Pina” o della maestra delle elementari, che suggerivano di masticare a lungo perché “la prima digestione avviene in bocca”.
Avevano molta ragione, perché la ricca presenza di enzimi a livello salivare, in accordo con le più recenti ricerche scientifiche, consente di digerire fino in fondo le diverse componenti di un alimento. Questo consente di prevenire molte delle reazioni dovute al cibo e in particolare alcuni lavori hanno evidenziato questi effetti nei confronti del glutine.
In particolare uno studio giapponese pubblicato nel settembre 2018, ha confermato che l’assunzione di un mix di enzimi che aiutano la digestione delle varie componenti alimentari, riduce in modo significativo i fastidi dovuti alla introduzione di glutine nelle persone che ne soffrono. Mal di testa, colite e disturbi della evacuazione migliorano se il glutine è più “digerito” (Ido H et al, Clin Transl Gastroenterol. 2018 Sep 19;9(9):181. doi: 10.1038/s41424-018-0052-1).
Quando la digestione non è completa, arrivano all’intestino tenue (o più oltre) delle parti di alimento che anziché essere state ridotte a semplici aminoacidi e a zuccheri, mantengono ancora le caratteristiche antigeniche degli alimenti e stimolano quindi delle risposte immunologiche, facilitando la comparsa di infiammazione dovuta al cibo.
Questo è il motivo per cui così spesso richiedo ai miei pazienti l’uso di enzimi completi come ad esempio Enzitox (di Zerotox) o di Erbenzym Digest (Solgar) per completare il processo digestivo.
Preferisco usare enzimi polivalenti, come quelli citati, per agire contemporaneamente su proteine, carboidrati e lipidi. In questo modo posso aiutare le persone a prevenire molte patologie infiammatorie e autoimmuni.
È importante ricordare che gli enzimi vanno assunti all’inizio dei pasti, per cicli ripetuti fino a che non si riequilibra la situazione digestiva. Nei percorsi terapeutici che impostiamo nel nostro centro, ad esempio, il suggerimento di assumere una capsula di Enzitox prima di ogni pasto per almeno 30-40 giorni dall’inizio della terapia è prassi comune. In seguito l’uso degli enzimi può essere limitato ai pasti “liberi”, quelli cioè in cui si reintroduce il glutine (o gli altri alimenti da controllare).
L’uso degli enzimi aiuta i fenomeni di malassorbimento intestinale, l’infiammazione da cibo e la “leaky gut syndrome” (situazione in cui la permeabilità intestinale è aumentata), che sono tutte situazioni che facilitano la comparsa di malattie autoimmuni.
Basti pensare ad esempio alle strette relazioni tra tiroidite e Gluten sensitivity, legata alla crescita del BAFF e alla attivazione delle cellule B. La effettuazione di un test che valuti BAFF, PAF e profilo alimentare individuale, è la premessa per la guarigione.
Infatti una aumentata permeabilità intestinale è la possibile causa di molte malattie autoimmuni, come pubblicato in Clinical Reviews in Allergy & Immunology da Fasano (Fasano A., Clin Rev Allergy Immunol., 2012 Feb;42(1):71-8. doi: 10.1007/s12016-011-8291-x), e la completa digestione enzimatica della gliadina, ottenuta da proteasi prodotte dall’Aspergillo, è in grado di ridurre o annullare la risposta reattiva delle cellule T sensibili al glutine (Toft-Hansen H et al, Clin Immunol., 2014 Aug;153(2):323-31. doi: 10.1016/j.clim.2014.05.009. Epub 2014 Jun 3).
Quest’ultimo lavoro di Toft-Hansen, pubblicato in agosto 2014 su Clinical Immunology, spiega perché la completa digestione della gliadina può ridurre la reazione che porta poi, nei soggetti predisposti, allo sviluppo della gluten sensitivity o in alcuni casi della celiachia e rappresenta il razionale dell’uso degli enzimi nella pratica clinica (Enzitox, come detto, o altri come Erbenzym Digest o Enzitasi).
Un’altra delle modalità classiche di utilizzazione enzimatica, soprattutto nella fase iniziale di una dieta che aiuti a recuperare il fisiologico rapporto con un cibo, prevede l’utilizzo di una capsula di enzimi all’inizio di ogni pasto, per cicli di 15 giorni, a cui fare seguire 2-3 giorni di sospensione. Dopo 30-40 giorni si passa invece a una assunzione nei soli giorni di reintroduzione dei cibi controllati e infine, dopo un altro mese, alla sola utilizzazione nei pasti “importanti”.
Partendo dalla masticazione, il completamento della digestione riveste una importanza fondamentale nell’equilibrio immunologico della nutrizione.
Gli enzimi possono essere tra gli strumenti più importanti per mantenere il suo equilibrio.
In alcune situazioni poi, come l’impiego di protettori gastrici che inibiscono gran parte dei processi digestivi, il loro impiego può diventare indispensabile.