Quanti sintomi da glutine… ma sono davvero tante le possibilità di reintrodurlo
Oggi molte persone rimuovono il glutine dalla propria dieta, spesso senza alcun motivo documentato. La rimozione completa del glutine va fatta solo nel caso di celiachia dimostrata e certificata perché l’eliminazione inutile di un alimento porta spesso a ricreare gli stessi sintomi da cui si cerca sollievo, per l’effetto di altri cibi che diventano dominanti nella dieta.
Le possibilità di reintrodurre il glutine, anche dopo un lungo periodo di eliminazione, sono davvero tante e vanno però guidate con consapevolezza e attenzione. Tutto il capitolo 6 del mio ultimo libro “Le intolleranze alimentari non esistono” è dedicato al processo di reintroduzione degli alimenti quando sono stati tolti in modo inappropriato. La reintroduzione assomiglia a uno svezzamento adulto, che deve seguire delle regole precise.
Prima di iniziare un controllo dietetico per un cibo, è necessario identificare il livello di infiammazione generato da quell’alimento e iniziare una dieta di rotazione e mai di esclusione. Anche le diete più strette che proponiamo nel nostro centro prevedono, per il periodo più “restrittivo”, almeno 7 pasti liberi su 21 alla settimana, in genere il mercoledì, il sabato sera e tutta la domenica.
Colite, tiroidite di Hashimoto, vitiligine, malattia di Crohn, aumento di peso, meteorismo e molte forme di dermatite sono tra le condizioni frequentemente correlate con il glutine, ma l’approccio corretto per capire come modificare la propria alimentazione prevede sempre di mantenere una alimentazione varia, completa e piacevole.
Anche se la riduzione del glutine consente di migliorare i sintomi, l’eliminazione completa pone dei rischi severi perché l’organismo perde il fisiologico rapporto con gli alimenti.
In molti casi ci sono gruppi di sindromi che richiamano una relazione alterata con il glutine. Spesso un cattivo assorbimento intestinale, una anemia da carenza di ferro, la tiroidite di Hashimoto, la colite e la vitiligine si presentano in modo preciso con una sequenza progressiva. Scoprire che si sta mangiando il glutine in modo eccessivo, anche se non si può parlare di celiachia, impostando una dieta di rotazione sul glutine e sugli altri alimenti emersi dalla valutazione di un Food Inflammation Test, aiuta a riportare l’organismo in condizioni di normalità e ad arrestare la progressione dei sintomi.
La comparsa di sintomi ripetuti o ricorrenti dovuti alla infiammazione alimentare (e certamente non sono solo i sintomi colitici) richiede uno studio attento dell’alimentazione che oggi il test di valutazione della infiammazione alimentare consente di capire, proponendo gli strumenti nutrizionali che guidino alla guarigione.
È fondamentale ricordare che quando si scopre una propria condizione di assunzione eccessiva di un alimento o di un grande gruppo alimentare (recentemente confermati a livello scientifico), sospendere l’utilizzo di quell’alimento a favore degli alimenti sostitutivi, può diventare un rischio. Nel 2014, su PLoS One è stato pubblicato un lavoro importante relativo alla malattia di Crohn e alla Colite Ulcerativa. Si spiegava che in Cina i cibi maggiormente correlati a questa malattia sono riso, soia e mais, mentre in Europa questi sono glutine, latticini e cibi fermentati (lieviti).
Significa che non è colpa del riso né colpa del glutine, ma del modo ripetitivo e a volte eccessivo con cui spesso ci si alimenta. Il rischio è di trasformare le abitudini da “europeo” in abitudini da “cinese” (o viceversa, per ritrovarsi dopo qualche mese ad avere gli stessi sintomi di prima, causati dagli alimenti che dovrebbero guarire.
Nessun cibo è “cattivo” e solo una dieta variata e completa riuscirà a mantenere un equilibrio alimentare.
Sarò a Bologna giovedì 17 ottobre, alla libreria Ubik-Irnerio in via Irnerio 27, per discutere con i partecipanti all’evento, con inizio alle ore 18.00, i temi della relazione infiammatoria con il cibo e delle modalità per guarire i sintomi che derivano da una relazione alterata con gli alimenti. Il libro “Le intolleranze alimentari non esistono” rappresenta sempre un punto di riflessione sulle tre forme di infiammazione dovute agli alimenti. Si tratta del primo testo che ne parla in modo diffuso, anticipando tematiche fondamentali come la glicazione, l’infiammazione cronica a bassa intensità e le modalità pratiche con cui chiunque può riportarsi in equilibrio con il cibo.