Nuovo antigene nucleare umano e reazione al glutine: anche la celiachia può essere modulata
Un gruppo di ricerca austriaco ha pubblicato nel marzo 2001 (Natter S et al, Eur J Immunol 2001 Mar;31(3):918-28) un lavoro relativo alla identificazione di un antigene nucleare cross reagente con proteine nucleari umane espresse nell’endotelio intestinale e anche nei fibroblasti.
Il riconoscimento di tale antigene da parte di IgA del paziente a dieta libera era inibito dal preassorbimento con frumento, ma non dal preassorbimento con la trandglutaminidasi tissutale (TGA), da taluni proposto come esame elettivo nella diagnosi della celiachia.
La risposta di riconoscimento scompariva in sieri di pazienti a dieta priva di glutine. L’importanza di questo dato è molto elevata perché richiama la patogenesi della lesione strutturale indotta dalla dieta ricca di glutine ad un fenomeno di espressione antigenica tissutale, e non più a fenomeni di tipo “esplosivo” o allergico a patogenesi ignota.
Questo dato è in accordo con la classificazione delle allergie alimentari fatta da Hugh Sampson fin dal 2003 e pubblicata sul JACI nel 2004 (Sampson H. J Allergy Clin Immunol 2004 May;113(5):805-19; quiz 820).
In questa classificazione, il massimo esperto mondiale nel campo delle allergie alimentari, definiva la celiachia una forma di allergia mista, in cui esiste una parte causale di tipo allergico classico (indipendente dalla quantità di antigene) e una parte legata ad una allergia alimentare ritardata dipendente invece dalla ripetizione dello stimolo alimentare sulle cellule intestinali per più giorni consecutivi.
Poiché in ambito biologico l’espressione antigenica non è mai un meccanismo ON-OFF, ma è legata ad una crescita o riduzione graduale della espressione antigenica, si può ipotizzare un livello di soglia di adattabilità al rapporto con l’antigene glutinico, come già altri studi sulla transitorietà di alcune forme di celiachia avevano suggerito (Gastroenterology 1993; 104; 5: 1263-1272. Intestinal antibody pattern of celiac disease).
Una considerazione di questo tipo apre la strada alla possibilità di intervenire terapeuticamente nella celiachia anche con la rieducazione alla tolleranza da parte dell’organismo, senza dovere considerare sempre definitiva la eliminazione del glutine dalla dieta.
In pratica quindi potrebbe essere possibile che in casi selezionati, si possa modulare dieteticamente la celiachia non più con sola dieta di eliminazione del glutine, ma consentendo la presenza discreta del glutine nella dieta, come avviene ad esempio nelle diete di rotazione.