Acne: agire alla radice per risolvere il problema
Nei giorni scorsi su Corriere Salute è apparso un articolo interessante e che, per la prima volta, fuori da un contesto di relativa “nicchia”, correla l’acne, non tanto ai tipici salame e cioccolato, ma al modo in cui ogni alimento può essere utilizzato, ed, in particolare, all’infiammazione sottostante.
È proprio su quella infiammazione che è importante agire, riducendone l’entità. Tra gli approcci possibili c’è quello di andare a cercare la sorgente di una parte importante di questa così detta “low grade inflammation” e ossia dell’infiammazione da cibo.
Ciò è, ad esempio, possibile attraverso l’uso di Recaller o BioMarkers Test che, tramite dosaggio delle IgG (Immuno globuline G) su campione di sangue, identifica la causa della reattività individuale, guidando nella gestione del recupero della tolleranza nei confronti dei gruppi alimentari verso i quali sia stata evidenziata una reattività personale.
Spesso i pazienti che decidono di intraprendere una strada di questo tipo, chiedono come sia possibile che anche un solo giorno settimanale di astensione da alcuni tipi di alimento (integrati con la logica dei “grandi gruppi alimentari”) abbia un effetto potente.
In questi casi il dottor Attilio Speciani usa l’immagine di un nuotatore che voglia attraversare il canale della Manica a nuoto. In quel caso, ci sarà differenza tra l’attraversare il canale stando in apnea e farlo prendendo invece aria ogni cinque bracciate.
Ecco che si spiega il meccanismo: anche un solo giorno di astinenza settimanale sull’uso degli alimenti interessati, permette al sistema immunitario e all’intero organismo di respirare, riducendo la reattività.
Risulta vero quindi quanto riporta il Corriere: il problema non è il cibo in sé ma il modo in cui lo si va ad utilizzare.
È per altro particolare il fatto che l’acne sia popolarmente correlata a cibi grassi, piuttosto che al latte, che negli anni si è dimostrato invece avere una forte correlazione con questo tipo di problematica. Si noti bene che, anche in questo caso, non è assolutamente richiesta una eliminazione totale dell’alimento e dei suoi correlati bensì una sua integrazione, sempre in una logica di “rotazione settimanale”, con alternative altrettanto buone e probabilmente migliori dal punto di vista non solo metabolico ma anche ormonale.
Una attenzione quindi all’assunzione del latte vaccino e alla causa della propria infiammazione da cibo può fare una differenza importante nel trattamento e nella gestione di una patologia clinica come l’acne, che può in parte rappresentare la goccia che trabocca dal vaso già “infiammato”, agendo alla radice del problema.