Dieta alternata, digiuno breve e segnali dimagranti: nuove evidenze scientifiche
Novità sempre più interessanti nel campo dei segnali che si possono dare all’organismo per aiutare la perdita di massa grassa mantenendo la tonicità muscolare.
Con l’avvicinarsi del Natale, l’interesse a potere capire come affrontare il “dopo” festività è in notevole crescita e pur nell’invito a godere del prossimo periodo natalizio in modo equilibrato, sappiamo per esperienza che il Natale è spesso correlato in modo significativo al “mettere su peso”.
Nel corso della “Obesity week” che si è tenuta a Los Angeles (CA) nei primi giorni di novembre, uno dei temi discussi è stato quello della validità della dieta alternata.
Interessante il video della dottoressa Krista Varady che ne parla (in inglese), riportando già alcuni dei lavori di cui lei stessa è autrice.
Si tratta di una tecnica di impostazione dietetica che prevede l’alternanza di un giorno fortemente ipocalorico (in cui si mangino circa 600-650 calorie) seguito da un giorno in cui si possa mangiare in modo libero dal punto di vista quantitativo.
Nel nostro centro, da qualche anno usiamo già anche questo tipo di tecnica, in particolari tipologie di pazienti, caratterizzando il giorno libero nel rispetto delle personali reattività al cibo e secondo criteri di assunzione alimentare che mantengano qualità del cibo e corretta distribuzione della proporzione di proteine, carboidrati e vegetali, pur con quantità libere e sicuramente molto soddisfacenti.
In passato, molti medici e nutrizionisti, pur competenti su altri temi, hanno stigmatizzato il concetto di dieta alternata (che va poi modulata secondo le caratteristiche individuali) come se il giorno “libero” fosse destinato alla assunzione solo di “porcherie senza freno”, limitandosi così ad una critica superficiale e senza approfondire alcuni dei temi scientifici più recenti che vanno invece a confermare la possibile utilità di questo approccio per molti pazienti che vogliono perdere grasso.
La dieta cosiddetta 5:2 è stata giustamente criticata se interpretata come “2 giorni di digiuno e 5 di porcherie”.
Nella sua attuazione secondo principi di buona nutrizione (anche con 4:3 o 6:1 se serve), questo approccio ha invece basi scientifiche che si dimostrano sempre più solide e consentono di approfondire lo studio dei segnali e dei messaggi metabolici oltre che di ottenere spesso risultati rilevanti.
Molti aspetti della dieta alternata fanno riferimento al concetto di “short fasting” o del cosiddetto digiuno breve (di 15-16 ore) che attiva, attraverso una particolare proteina che si chiama FSP27, lo scioglimento del grasso.
Un segnale nuovo, uno dei possibili segnali che attivano il metabolismo nell’organismo, che va interpretato e usato per ottenere i suoi effetti positivi sulla perdita di massa grassa.
Non si tratta di una nuova dieta ma della comprensione dei segnali che possono caratterizzare la miglior dieta individuale possibile. Il modo in cui si possa mangiare abbinando gusto, piacere, soddisfazione e dimagrimento al tempo stesso.
La possibilità di inserire nel piano settimanale singole giornate fortemente ipocaloriche (mai da proseguire; si vuole infatti attivare un segnale, non creare una dieta ipocalorica che se prolungata genera addirittura effetti opposti), è stata già prevista anche in uno dei nostri libri più diffusi, Colazione e brunch per il benessere, dove sono presentate più di una ventina di intere giornate alimentari personalizzabili con tutte le possibili infiammazioni da cibo.
La risposta alla dieta alternata, o alla impostazione alternata del digiuno breve, è ormai documentata e numerosi lavori scientifici recenti ne precisano anche alcune possibilità di applicazione.
In settembre 2015 ad esempio la Varady ha pubblicato su Obesity Research and Clinical Practice una ricerca che segnala la maggiore responsività alla dieta alternata da parte di soggetti caucasici rispetto ad altre razze, mentre lo stesso tipo di effetto è rilevabile sia su soggetti femminili sia maschili.
Esiste quindi una interferenza di tipo genetico e l’entità della risposta dipende da caratteristiche individuali e non è strettamente corrispondente all’indice di massa corporea esistente all’inizio del trattamento dietetico (Varady KA et al, Obes Res Clin Pract. 2015 Sep 15. pii: S1871-403X(15)00134-9. doi: 10.1016/j.orcp.2015.08.020. [Epub ahead of print]).
Nel maggio 2015 un altro lavoro pubblicato sul Nutritional Journal evidenziava invece la scarsa presenza di effetti collaterali indotti da questo tipo di assunzione alimentare. La maggior preoccupazione degli autori era legata al fatto che l’alternanza di giornate molto restrittive e di giornate “libere” potesse peggiorare o precipitare specifici disturbi del comportamento alimentare.
In realtà alla fine di 8 settimane della sperimentazione di questo tipo di impostazione alimentare si è potuto documentare un significativo miglioramento degli atteggiamenti restrittivi alimentari preesistenti e un significativo miglioramento della percezione della propria immagine (Hoddy KK et al, Nutr J. 2015 May 6;14:44. doi: 10.1186/s12937-015-0029-9). Tutto questo in una popolazione che aveva perso, rispetto ai controlli, circa il 5% del proprio peso (con elevata significatività statistica).
Si stanno gettando le basi di un pensiero sul dimagrimento che propone possibili alternative dietetiche e scelte integrate.
Nonostante l’avvicinarsi alle festività, è possibile trovare quel paio di giorni alla settimana di disintossicazione o di controllo, che consentono di non trovarsi troppo appesantiti all’inizio dell’anno nuovo.
Di certo noi continueremo a proporre le ricerche che nel mondo stanno approfondendo questi temi, pronti a seguire e aiutare le persone che ce lo chiedono attraverso l’uso personalizzato e individuale dei segnali che le scelte alimentari mandano all’organismo per attivare il metabolismo e conquistare forma e benessere.