Glutine, celiachia ed enzimi digestivi
Da anni continuiamo a ripetere che “non esiste cibo contro”, che cioè gli alimenti, quando sono coltivati bene, conservati correttamente, preparati in modo rispettoso e cucinati in modo gustoso e attento, NON possono fare del male. Sono l’energia del sole che entra nella terra, nelle piante e negli animali e diventa l’energia dell’organismo attraverso i processi di digestione, quindi se esistessero anticorpi contro il cibo, la specie umana (dagli ominidi al sapiens) sarebbe probabilmente già estinta da qualche milione di anni.
Gli unici motivi per cui un cibo va eliminato dalla dieta sono la presenza di una celiachia documentata o di una allergia con IgE ben definite nei confronti della specifica componente di un alimento. In tutti gli altri casi, se c’è un processo infiammatorio connesso con la ingestione di un alimento non è sempre colpa del cibo, come purtroppo molti terapeuti continuano a sostenere.
Nella mia memoria clinica, risalendo a quasi 40 anni fa, ricordo perfettamente il caso di una donna che presentava una dermatite dovuta alla assunzione di alimenti contenenti Nichel. Identificata l’origine della infiammazione alimentare, una corretta dieta di rotazione aveva riportato alla guarigione quella persona. Dopo qualche mese di benessere, la dermatite tornò però improvvisamente a farsi viva e per un paio di settimane le provai tutte, pensando sempre al cibo come “colpevole”.
Mi sbagliavo, perché dopo avere provato a cambiare la dieta di rotazione, cercato altri “inutili colpevoli alimentari”, avere utilizzato farmaci di diverso tipo e pensato anche una componente solo psicologica, sulla base di un segno clinico preciso che mi aprì gli occhi, somministrai a quella donna degli enzimi digestivi che nel volgere di tre/quattro giorni, mantenendo la stessa alimentazione precedente, riportarono la pelle alla condizione di normalità. Da allora il mio paradigma di comprensione dei fenomeni infiammatori è sicuramente cambiato.
Il problema era che in quel momento la digestione non era in grado di completare il suo processo e nel tratto digestivo restavano evidentemente pezzetti di cibo non completamente digerito che rappresentavano per quella persona degli stimoli infiammatori. Da allora l’uso degli enzimi digestivi fa spesso parte delle mie prescrizioni e dei suggerimenti terapeutici che nel centro SMA in cui lavoro utilizziamo in gran parte dei percorsi terapeutici che proponiamo.
Glutine, fructani e dieta FODMAP. Quando il frumento va comunque controllato anche senza celiachia
Qualche anno dopo, questa evidenza si è manifestata anche per i protettori gastrici. In alcune situazioni, con l’impiego di protettori gastrici che inibiscono gran parte dei processi digestivi, si possono manifestare reazioni allergiche o infiammatorie inaspettate e l’impiego degli enzimi digestivi può diventare indispensabile (io ad esempio suggerisco cicli di tre settimane in cui prendere una capsula, ad esempio di Enzitox, prima dei tre pasti, e poi per altre tre settimane usandolo solo prima dei pasti liberi della dieta di rotazione).
Per questo motivo, quando si identifica una condizione di infiammazione dovuta a zuccheri o ad alimenti (test PerMè) e si imposta una corretta dieta di rotazione per il recupero del rapporto fisiologico con l’alimentazione, il supporto enzimatico può essere di forte appoggio per velocizzare e aiutare i processi di guarigione.
Negli anni scorsi, anche grazie allo studio pubblicato in Clinical Reviews in Allergy & Immunology da Fasano (Fasano A., Clin Rev Allergy Immunol., 2012 Feb;42(1):71-8. doi: 10.1007/s12016-011-8291-x), si è rilevato che una aumentata permeabilità intestinale è la possibile causa di molte malattie autoimmuni e di molti processi infiammatori sistemici. Una digestione incompleta rischia di facilitare questo tipo di situazioni immunologiche.
Anche un altro noto esperto di celiachia e di sensibilità al glutine (Toft-Hansen) ha documentato che in soggetti celiaci, la completa digestione enzimatica della gliadina, ottenuta da alcuni enzimi specifici (proteasi prodotte dall’Aspergillo), è in grado di ridurre o annullare la risposta reattiva delle cellule T sensibili al glutine, come se l’organismo non si accorgesse di mangiare glutine (Toft-Hansen H et al, Clin Immunol., 2014 Aug;153(2):323-31. doi: 10.1016/j.clim.2014.05.009. Epub 2014 Jun 3). Questo lavoro, pubblicato in agosto 2014 su Clinical Immunology, spiega perché la completa digestione della gliadina può ridurre la reazione che porta poi, nei soggetti predisposti, allo sviluppo della sensibilità al glutine.
La scelta dell’uso di alcuni enzimi nella pratica clinica può migliorare la digestione completa degli alimenti introdotti nell’organismo (enzimi completi, come il citato Enzitox), o affiancarsi ad una dieta già corretta per controllare la possibile contaminazione da glutine (enzimi specifici per il glutine come GluteoStop).
La comprensione di questi meccanismi aiuta a capire perché l’assunzione di un mix di enzimi che aiutano la digestione delle varie componenti alimentari riduce in modo significativo i fastidi dovuti alla introduzione di glutine nelle persone che soffrono di sensibilità al glutine non celiaca. Mal di testa, colite e disturbi della evacuazione migliorano se il glutine è più “digerito” come confermato da uno studio giapponese pubblicato nel settembre 2018 (Ido H et al, Clin Transl Gastroenterol. 2018 Sep 19;9(9):181. doi: 10.1038/s41424-018-0052-1).
Non si tratta di intervenire solo sulla celiachia, ma anche sulla sensibilità al glutine non celiaca e su tutti i fenomeni dovuti alla infiammazione alimentare. Ricordando che, oltre alla assunzione spesso consigliata di enzimi, le vecchie maestre, zie e nonne, che chiedevano ai bambini di masticare a lungo gli alimenti perché “la prima digestione avviene in bocca”, avevano ragione da vendere…