Allergia allergia, per piccina che tu sia…
Le allergie rendono manifesta la risposta dell’organismo ai cambiamenti importanti e ai pericoli che incontriamo. La cura, quella vera, deve riportare all’equilibrio e alla tolleranza immunologica (e forse anche sociale!).
Quale è la normalità? Studi sempre più numerosi cercano di capire perché e come si diventa allergici.
Il nostro organismo incontra di continuo un numero incredibile di sostanze allergizzanti attraverso l’alimentazione, il respiro e il contatto con la pelle, ma le elabora subito. Attraverso un percorso attivo e ben definito impara a tollerare queste sostanze, a sfruttarle se serve (come avviene con il cibo), a non subirne danno.
La tolleranza immunologica è il processo con cui ognuno di noi, pur essendo “allergico” a tutto (come recentemente definito da Kent HayGlass) non esprime allergie, cioè non ha asma, dermatite, rinite o qualsivoglia altro disturbo.
Lo scorso marzo l’olandese B.N. Lambrecht (Allergy 2005:60;271-282) ha pubblicato un lavoro sulle cellule dendritiche, che svolgono uno dei compiti più importanti nella nascita e nella regolazione dei fenomeni allergici.
Incontrano le sostanze allergizzanti, le segnalano alle strutture centrali, e insieme attivano cellule e sostanze immunologiche che impediscono la reazione allergica grazie ad un equilibrio globale del sistema.
In particolari condizioni però questa regolazione salta, e anziché ottenere la normale tolleranza, si sviluppano le note reazioni allergiche. Le condizioni in cui questo avviene ci aiutano a capire il significato dell’allergia:
- presenza di infiammazione elevata
- infezioni virali o batteriche contemporanee
- presenza di tossici ambientali (ad esempio il mercurio)
- aumento della permeabilità intestinale dovuta ad iper-uso di antibiotici
- aumento di stress vitale come già spiegato dalla Levi Montalcini
- assenza di alcuni minerali fondamentali come lo Zinco e il Rame
Questo ci riporta alle possibili cause che mantengono un’infiammazione cronica, come le intolleranze alimentari che segnalano un uso eccessivo delle stesse sostanze, il tipo di alimentazione che favorisce l’obesità, l’assenza di attività fisica e l’assenza di sostanze vitali dalla alimentazione.
È lungo spiegare come l’uomo sia evoluto con lentezza nel corso di centinaia di migliaia di anni, ma è intuitivo capire che l’accelerazione di sviluppo di questi ultimi 50 anni che ha portato alla presenza di farmaci, sostanze chimiche, tossici, prodotti OGM, e alimenti e cibi con caratteristiche profondamente diverse dalle originali, ha fatto sì che venisse sicuramente superata la capacità di adattamento del nostro organismo.
Fortunatamente esiste un livello di soglia e di adattabilità che ci consente di sopravvivere, ma spesso superiamo questo livello e allora davvero l’allergia è un segnale importante per l’organismo che ognuno deve sapere interpretare.
Le condizioni che favoriscono la perdita della tolleranza esprimono l’esistenza di un forte cambiamento e di uno stato di pericolo per l’organismo.
Ogni essere umano è infatti in grado di adattarsi (e l’evoluzione in questo lo ha premiato) ma il cambiamento è sempre un possibile rischio; l’allergia nella storia dell’individuo e degli uomini è diventata un “segnale” che avverte di questa possibilità.
I pollini non sono esplosivi, e lo stesso polline che manda una persona al Pronto Soccorso non provoca alcun tipo di danno ad un’altra. Dipende quindi sempre da un equilibrio interno, e sappiamo ormai che un’allergia apparentemente limitata al naso (la classica rinite stagionale) coinvolge invece l’intero sistema immunologico di un individuo.
Questi temi sono stati di recente sviluppati da importanti studiosi come Polly Matzinger (“la teoria del pericolo”) e Margy Profet (“niente contro cui starnutire…”) con ricerche scientifiche che coinvolgono evoluzione, immunologia, epidemiologia, neurologia e filosofia, alle quali dedicheremo prossimamente approfondimenti specifici.
Eurosalus ha già proposto un’analisi sul rapporto tra paura sociale e aumento della reazione allergologica in relazione ai recenti eventi bellici internazionali.
Se è vero che l’allergia è il segnale della mancata tolleranza, deve essere curata aiutando l’organismo a recuperare tolleranza immunologica. E cambiando i nostri comportamenti dopo aver compreso dove, nella nostra vita, nascono le percezioni di pericolo (come appunto le descrive la Montalcini).
Recuperare la tolleranza immunologica, in particolare con i vaccini a bassa dose, è possibile (vedi gli esempi della rinite cronica e delle rinocongiuntiviti stagionali), ed esistono anche numerose forme terapeutiche ecologiche e naturali.
L’uso dei farmaci chimici classici (cortisonici, antistaminici, spray inalatori, beta stimolanti), che per fortuna abbiamo a disposizione, va integrato in un progetto di guarigione globale. Sono efficaci (con l’eccezione degli antileucotrieni) e utilissimi per trattare alcuni fatti acuti, ma si tratta di farmaci sintomatici. Usiamoli se sono necessari, ma solo come supporto temporaneo.
La vera azione terapeutica deve partire dalla riflessione sui comportamenti individuali alimentari e vitali. Dobbiamo curare le allergie capendo che sono il segnale di un disturbo che, lasciato a se stesso, porterà a problemi anche più gravi.
Una sana modalità di alimentazione e il cambio di alcuni comportamenti, nel rispetto della individualità, contribuiscono non solo a curare le allergie, ma anche il diabete, la depressione, l’Alzheimer, l’osteoporosi, alcune malattie demielinizzanti e il cancro.
Cercare il riequilibrio individuale rappresenta infatti una strada di salute globale e di prevenzione importante.
Recuperare la tolleranza, immunologica, umana e sociale è in realtà un augurio di salute per tutti.