Se il sole brucia, il cortisone non aiuta
Per molti, l’estate è sinonimo di abbronzatura, spesso cercata e raggiunta a discapito di tutte le più elementari regole di saggezza. Ogni anno, all’approssimarsi del momento in cui si inizia a esporre la pelle al benefico (ma anche malefico) effetto dei raggi UVA/UVB, i dermatologi ci bombardano di consigli e avvertimenti, lusingandoci da un lato con l’argomento che per conservare una pelle giovane è buona norma non abusare del sole, e terrorizzandoci dall’altro con la prospettiva di ustioni di primo grado destinate ad evolvere in patologie maligne.
Ed è proprio sul tema delle conseguenze di un’eccessiva e sconsiderata esposizione al sole che giunge dagli Stati Uniti un nuovo studio – pubblicato sugli Archives of Dermatology – sull’effettiva efficacia dei corticosteroidi topici, comunemente prescritti allo scopo di riparare i danni prodotti dai raggi UVB, i primi responsabili di eritemi e scottature.
La ricerca si è focalizzata su un campione di volontari, tutti in buona salute e fotosensibili al sole, sui quali è stata effettuata una sorta di “mappatura cutanea”: alcune zone della pelle sono state trattate con una crema al cortisone di media o elevata potenza prima dell’esposizione a una lampada a raggi UVB, altre sono state trattate 6 ore e 23 ore dopo l’esposizione ai raggi, e una sola zona non è stata trattata.
I ricercatori hanno quindi esaminato gli effetti un’ora dopo l’ultima applicazione di corticosteroidi, riscontrando che l’azione della crema aveva effettivamente diminuito l’arrossamento nelle aree cutanee trattate prima dell’esposizione ai raggi, ma lo stesso non appariva in quelle trattate dopo, nel momento cioè in cui generalmente si ricorre a creme, pomate o lozioni al cortisone.
Secondo quanto riportato dallo studio americano, la scoperta implicherebbe che l’azione dei corticosteroidi finora data per scontata è inefficace nel lenire i sintomi di eritemi e scottature solari, una volta che l’arrossamento si è manifestato: la cura insomma interverrebbe troppo tardi.
D’altra parte, a meno che il bagno di sole non abbia prodotto ustioni gravi, ai risultati di un'”abbronzatura selvaggia” si può riparare senza ricorrere al cortisone per uso topico, che viene assorbito dalla pelle ed entra in circolo. Meglio alleviare i sintomi con le sostanze emollienti e antiinfiammatorie di piante officinali che madre natura ha in abbondanza, come l’aloe vera e l’avena sativa, le cui straordinarie proprietà calmanti, nutrienti e idratanti sono note da tempi immemorabili.
Il controllo dell’eritema solare è attuabile mettendo in atto tutte le precauzioni alimentari che Eurosalus ha sempre segnalato. Una corretta integrazione di frutta e verdura, e l’impiego di alcune sostanze antiossidanti come il Coenzima Q10, il resveratrolo, lo Zinco e il Rame.
E se si vuole scongiurare tutto ciò è bene ricordare che il sole va preso in maniera graduale, proteggendo la pelle con i filtri solari, non fidandosi nemmeno delle creme solari a schermo totale: infatti, da quanto emerso nel corso dell’ultimo Congresso Nazionale di Dermatologia e Venereologia, tenutosi di recente, “i prodotti solari con protezione a schermo totale sono quelli che comportano maggiori rischi per la nostra pelle, perché generano l’errata convinzione che una volta applicati ci si possa esporre al sole come e quanto si voglia”. Per questa ragione l’Agenzia europea per i medicinali (EMEA) li ha messi fuori legge: in Italia il massimo grado di protezione che una crema solare può riportare è 50.
di Clara Borasio