Il cacao che cura l’Alzheimer
E se le cose buone facessero bene? Se agli alimenti ricchi del loro gusto naturale si cominciasse a dare valore davvero, non solo a livello emotivo, ma anche medico, come già ribadito a proposito del “polipasto” al posto della “polipillola”?
Il percorso della medicina nel riappropriarsi di ciò che è suo da sempre prosegue da qualche anno a questa parte, e sembra la bella risposta a quello che stava succedendo e che sembrava portare alla demonizzazione di ciò che è naturale e non sintetico, standardizzato o chimicamente costruito a partire da zero.
Le strade si integrano e possono andare insieme. In questo momento, la Medicina (e addirittura anche quella italiana) forse ce la fa.
Lo studio che ci ricorda questo percorso viene dall’Università di L’Aquila ed è stato pubblicato su Hypertension. Esso vede coinvolti tre gruppi di anziani, tutti oltre i 90 anni e affetti da lieve decadimento delle abilità cognitive. A ciascuno dei tre gruppi è stata quotidianamente somministrata, a doppio cieco e per la durata di tre settimane, una bevanda arricchita di una diversa quantità di flavonoli del cacao, noti per le proprietà antiossidanti (990 mg circa nel primo gruppo, 520 circa nel secondo, 45 nel terzo).
A seguito delle tre settimane di trattamento i valori pressori, di sensibilità insulinica e della perossidazione lipidica erano diversi nei tre gruppi, con un netto miglioramento in quello a più alto consumo di flavonoli, rispetto a quello a basso, passando per il mezzo.
Non si finisce qui: lo studio correla questi valori migliorati e il miglioramento della velocità di completamento e del risultato di test valutativi della funzionalità cognitiva.
Tali considerazioni riportano al ruolo significante non solo del cioccolato (o meglio del cacao), ma dell’alimentazione e dell’attività fisica nel controllo del decadimento dello stato cognitivo e nel suo miglioramento (il che potrebbe essere per altro di interesse non solo per gli anziani, ma anche per studenti e lavoratori di tutte le età).
Gli effetti ottenuti dallo studio sono infatti parte di quelli che vengono ottenuti nutrendosi in maniera adeguata (anche di alimenti contenenti i flavonoli stessi) e facendo regolare e moderata attività fisica.
Così i consigli della nonna che diceva di mangiare sempre la verdura (ricca in flavonoli), che faceva porzioni abbondanti perché si mangiasse al pasto (che diceva che mangiando prima o dopo ci si sarebbe “rovinato l’appetito”), che, qualche volta, a fine pasto offriva anche la torta al cioccolato (buona, completa e fatta anche con le uova, oltre che con lo zucchero), e che prima di mangiare mandava a giocare in giardino sembrano tornare in auge.
Può darsi che la strada del benessere sia quella delle antiche abitudini, abbinate anche alla nuova conoscenza scientifica, e non sempre quella dell’ultima trovata di moda che talvolta non solo manca di qualsiasi fondamento etico e scientifico, ma si colloca anche lontano dal buonsenso.