Presto fuorilegge il minestrone della nonna: potrebbe fare bene
L’intenzione dichiarata della normativa è quella di proteggere il pubblico dagli eccessi nel consumo di minerali e vitamine, prodotti che stanno incontrando un favore sempre più ampio nel pubblico.
Purtroppo, il suo effetto potrebbe essere quello di mettere fuori legge circa il 75% degli integratori attualmente venduti in Europa. Si tratta comunque di una legge il cui impianto è stato già accettato dalla maggior parte degli stati europei e che ora si muove attraverso norme applicative e decreti attuativi che ne modificano in una direzione o nell’altra gli effetti.
L’importanza di minerali e vitamine nella prevenzione e nella terapia di patologie infettive, degenerative e metaboliche è ampiamente dimostrata e potenzialmente fondamentale per la salute umana.
È vero che ci sono degli eccessi di uso di queste sostanze, ma sono veramente poca cosa rispetto agli eccessi di uso dei farmaci classici che possono portare ad effetti dannosi tragici.
Al di là delle “buone” intenzioni del legislatore, la normativa costituisce allora un forte attentato alla libertà terapeutica piuttosto che una forma di protezione del pubblico. E non a caso, a breve è previsto che venga stabilita una limitazione anche per i preparati fitoterapici a base di erbe.
Va da sé che dietro prese di posizione di questo tipo si può leggere facilmente una logica commerciale: il mercato di integratori e piante officinali sta intaccando i profitti delle case farmaceutiche.
Se la protezione del pubblico fosse la vera priorità, forse la limitazione d’uso sarebbe applicata piuttosto a prodotti come le merendine o i dolcificanti presenti nelle bibite, il cui eccesso è pericoloso e costoso per la società.
Forse verrebbe data maggiore attenzione ai danni pesanti di farmaci diffusissimi (vedi il caso del Vioxx e quello delle statine). E non, come è successo di recente in Italia, all’uso di rimedi omeopatici per i minori di 18 anni.
Pardossalmente, oggi in Italia è possibile usare in piena libertà un prodotto da banco potenzialmente pericoloso mentre lo stesso prodotto con dosaggio doppio può essere venduto solo con ricetta medica! Ciò che si vuole impedire veramente, e non è un caso, è la prevenzione, cioè l’area nella quale gli integratori hanno la maggiore diffusione.
Affermare che è pericoloso (e vietato) usare i costituenti della natura se non sono definiti in peso, misura e soprattutto se non sono prodotti secondo le norme stabilite dalle case farmaceutiche per i farmaci, equivale a precludere alle persone normali l’uso delle risorse naturali per prevenire e curare.
D’altra parte, le merendine contribuiscono a causare malattie che poi le case farmaceutiche aiutano a curare con lauti profitti.
Minerali e vitamine possono invece aiutare a guarire, riducendo questi vantaggi commerciali. Ci sentiamo sicuramente di ribadire quanto affermato da Peter Byrne nell’articolo “The fate of vitamins”.
Non stupiamoci allora se dopo le erbe officinali, per le stesse motivazioni, verranno limitate e sottoposte a normativa anche le vendite di frutta e verdura.
Considerati gli effetti positivi di aglio, pomodoro e molte verdure, come non aspettarci che un giorno venga messo fuorilegge anche il “minestrone della nonna” per i suoi documentati effetti salutari e protettivi?
A quando dunque la vendita consentita del solo “minestrone in busta sigillata di produzione garantita”, probabilmente messo in commercio da una delle consociate di un particolare gruppo chimico-alimentare-farmaceutico?