Infiammazione e malattie psichiatriche: anche l’Aspirina torna di moda
Penso a quando lo studio sull’infiammazione veniva lasciato al primo e al secondo anno di studi della facoltà di Medicina. Come se fosse un aspetto importante, ma non certo come quello legato ai farmaci e alle diagnosi di malattia, riservati al quinto e sesto anno, dove davvero si imparava l’arte medica.
Oggi invece, grazie anche allo sviluppo di una innovativa ricerca immunologica, si comprende che l’infiammazione e le differenti citochine infiammatorie che ne derivano possono avere precisi effetti su differenti settori e funzioni dell’organismo umano. E ogni diverso biomarker può essere controllato da farmaci, integratori, composti vegetali o vitamine che riescono a modulare esattamente una specifica funzione anziché “sparare nel mucchio”.
La scienza che identifica i biomarkers infiammatori (tema da me affrontato poche settimane fa alla prima conferenza italiana e seconda europea di TEDMED) ha oggi a disposizione nuove armi, e altre ne potranno presto arrivare. Pensiamo ad esempio alle azioni antinfiammatorie delle mandorle, oppure alla azione sul comportamento psichico indotta dall’inositolo o alla azione di riequilibrio infiammatorio dell’olio di Perilla.
In questo percorso innovativo si riaffaccia prepotenetemente l’Aspirina (meglio sarebbe definirla Acido Acetilsalicilico o ASA, ma ormai il nome “Aspirina” è un riferimento quasi universale, sebbene si tratti di un nome di marca, quindi continuiamo ad usare il suo nome).
Essendo documentato che alcune citochine sono in grado di determinare disturbi psichici, depressione e indurre in molti casi l’Alzheimer, ecco che alcuni ricercatori stanno dando una nuova giovinezza proprio alla famosa e sottovalutata Aspirina (la battuta tipica dice che se passa con l’Aspirina non è certo una cosa grave…).
L’azione dell’Aspirina è quella di attivare delle lipossine che spengono la risposta infiammatoria e riducono il livello di alcuni specifici biomarkers (Proteina C reattiva, TNF, BAFF e IL6) senza produrre citochine regolatorie come IL10 o che determinano l’effetto opposto, come IL4.
Il lavoro di sistematizzazione fatto dai ricercatori Australiani del gruppo della scuola medica della Deakin University è stato pubblicato da poco su BMC Medicne (Berk M et al, BMC Med. 2013 Mar 18;11(1):74. [Epub ahead of print]) e siamo certi porterà a nuovi sviluppi nel campo del trattamento della patologia psichiatrica.
Spesso su Eurosalus abbiamo disusso negli ultimi anni l’importanza di scelte antinfiammatorie per tenere in equilibrio la mente, e oggi semplicemente la scienza non fa che riproporre una diversa chiave d’accesso al problema psichico, ridando valore all’alimentazione, all’uso dei supplements e ringiovanendo un prodotto erroneamente ritenuto “sorpassato” come l’Aspirina.