Vernal, la strana congiuntivite primaverile che non è allergica
Quando ai primi soli di marzo gli occhi dei bimbi diventavano rossi e davano tanto prurito e lacrimazione, subito si pensava a congiuntiviti di origine allergica e venivano utilizzati colliri antistaminici, di solito utili per le congiuntiviti allergiche, con scarso beneficio.
Adesso si è visto che alcuni di questi bambini possono avere la Vernal.
Il nome di questa cheratocongiuntivite deriva dall’inglese Vernal (primaverile) e crea qualche confusione in Italia visto che l’Accademia della Crusca dice che “vernale” è invece legato all’inverno.
Infatti è una congiuntivite che inizia in primavera, con i primi soli, e prosegue per tutta l’estate; il termine Vernal appunto indica la stagione in cui si riacutizzano i sintomi e non il periodo esclusivo in cui si manifestano, perché in realtà può essere presente anche durante tutto l’anno.
Ho scoperto la Vernal lavorando nel reparto di Allergologia pediatrica dell’Ospedale Meyer di Firenze. Da allora so per certo che non è una forma così rara come molti credono. Inizia più o meno nell’età prescolare, colpisce di più i maschietti e tende a risolversi spontaneamente dopo la pubertà.
La causa resta sconosciuta, ma sicuramente un fattore fisico legato ai i raggi ultravioletti è decisivo nel scatenarla.
Una caratteristica della Vernal, che la differenzia dall’allergia, è l’insensibilità ai classici trattamenti antistaminici sia oculari che per via orale; non c’è una correlazione diretta tra la congiuntivite Vernal e la sensibilizzazione alle sostanze allergizzanti più comuni come gli acari della polvere o i pollini di graminacee (inalanti).
Caratteristica è invece un’ottima risposta ai colliri cortisonici, con conseguente dipendenza da questi trattamenti. Questo porta subito a pensare ad una forma in cui l’infiammazione, comunque originata, sia l’elemento più importante da tenere in considerazione.
Come dicevamo, la sintomatologia, caratterizzata da prurito oculare, lacrimazione, bruciore, senso di corpo estraneo e fotofobia inizia in primavera, si sviluppa maggiormente in estate, con tendenza al miglioramento nei mesi autunnali nella maggior parte dei casi.
La difficoltà di adattamento alla luce, soprattutto all’esterno, è un sintomo importante, specie se è presente vento, polvere e molto sole.
I bambini sono molto infastiditi, anche per le secrezioni mattutine con occhi appiccicosi, e la fotofobia forte del mattino spesso li costringe ad arrivare tardi a scuola.
Ed è per questo motivo che come fondamentale precauzione questi bimbi devono utilizzare occhiali da sole di protezione e cappellino per andare a giocare al parco con amici. Ma non solo al mare e in estate, spesso si sentono storie di occhi rossi in inverno sulle piste da sci con il riverbero della neve o nelle sempre più frequenti “vacanze al caldo ai tropici” durante i nostri mesi invernali.
I genitori devono anche esser molto attenti perché i sintomi si possono riacutizzare per l’esposizione prolunga a schermi luminosi (come computer, televisione, play station) o con luci al neon. Gli occhiali scuri sono quindi indispensabili all’aria aperta, ma a volte servono anche al chiuso.
Le maggiori informazioni acquisite in questi anni su questa malattia hanno permesso di migliorare la qualità della vita di questi bambini; sempre più specialisti oculisti e allergologi sono stati in grado d riconoscerla nelle fasi iniziali e le nuove terapie farmacologiche con colliri alla ciclosporina in lacrime o olio e, nei casi più resistenti, con colliri con tacrolimus, hanno limitato le complicanze, come appunto le lesioni corneali, e gli effetti collaterali dovuti all’uso prolungato di colliri cortisonici.
Sono ormai numerosi gli studi che hanno consentito di definire le caratteristiche di questo disturbo. Tuft ha definito ad esempio fin dal 1998 le caratteristiche bioptiche delle diverse forme (Tuft SJ et al, Ophthalmology. 1998 Aug;105(8):1489-93) e ha comunque contribuito in seguito a definire uno score oculare per caratterizzare le classiche papille giganti.
Una volta “scottati”, anche i genitori imparano subito a riconoscerne i primi segni sollevando la palpebra dei bimbi e trovando le classiche papille giganti sotto la palpebra superiore.
Va per altro considerato che in considerazione della presenza frequente di positività degli anticorpi antinucleo (ANA) nei bambini che ne soffrono, sta prendendo corpo una ipotesi, pubblicata da Zicari e dai suoi collaboratori, che vede l’autoimmunità almeno come concausa della particolare condizione oculare (Zicari AM et al, Eur Rev Med Pharmacol Sci. 2013 May;17(10):1419-23).
Questo aspetto richiama per noi di Eurosalus la notevole importanza che potrebbe avere l’alimentazione, e il controllo dei lieviti in particolare, nella cura di questa malattia.
Ma se di infiammazione si tratta perché non prendere in considerazione la possibilità di aiutare questi bimbi anche con cure naturali associate alle terapie topiche con i colliri sopra citati.
Possiamo iniziare con associazioni di omega 3 e omega 6 (come un mix di olio di Perilla e olio di Ribes nero, con una capsula di Ribilla, da due a tre volte al giorno) assunti insieme a oligoelementi come quelli contenuti in Oximix Multi+ Complete, al dosaggio di 2,5 ml due volte al giorno o di una capsula 2 volte al giorno nei periodi più acuti.
Anche in questo caso l’infiammazione alimentare potrebbe avere un ruolo, come già è stato documentato per la cheratite. Nel nostro centro di Milano seguiamo da anni le problematiche dei soggetti con congiuntiviti allergiche o infiammatorie attraverso percorsi terapeutici ben definiti.
Anche in questi casi, apparentemente di difficile comprensione, spesso prevenire si può.