Una favola nutriente, per chi mangia troppo
Le favole che guariscono fanno ormai parte della tradizione psicologica moderna. Se l’inconscio non parla il linguaggio della razionalità, quello dei simboli è probabilmente il modo più sicuro per passargli un messaggio.
Vediamo allora quanto può essere “nutriente” una favola. Quella che riportiamo di seguito è stata scritta da Lorella Giulia Focardi, scrittrice e modella morbida, come conclusione alla sua “Lettera aperta a una bambina obesa”.
Redazione Eurosalus
C’era una volta, una balenottera di nome Ginetta. Era davvero una bella balenottera grigia, ben formata, vivace. Tuttavia, a differenza delle sue coetanee, faceva una gran confusione, con il cibo.
La sua grande, grandissima mamma, le sue tate-balene, ce la mettevano tutta per farle capire quale cibo potesse mangiare e quale no, ma Ginetta sembrava sorda da quell’orecchio… Dinanzi a quei granchietti coloratissimi, non sapeva proprio resistere; dimenticava ogni genere di raccomandazione e ne faceva grandi scorpacciate.
Immancabilmente le provocavano un tale mal di pancia, da farle perdere il senso dell’orientamento. Spaesata, vagava di qua e di là; dopo averla riportata fra le giuste onde, mamma-balena e le tate, a turno, le accarezzavano la panciotta dolorante, fino a guarirla.
Un bel giorno però, mamma-balena si arrabbiò sul serio: “Ginetta mia, credo sia giunto il momento per te, di fare una visitina a Balena Regina. Le sue parole ti convinceranno definitivamente.”
“E dove la trovo?” chiese, alquanto intimorita, la balenottera.
Mamma-balena: “Esattamente non so. Chiedi ai Guardiani del Mare”
Ginetta: “Dove abitano?”
Mamma-Balena: “Vivono sulle insenature.”
Ginetta: “Impiegherò un sacco di tempo…”
Mamma-Balena: “Credo tu non abbia altra scelta, non ti pare? Ciao bambina mia, abbi cura di te e della tua pancia.”
La balenottera partì di malavoglia. Nuotava già da molto, molto tempo, quando vide a pochi metri da sé, dei gran piedi, enormi, ciondolare in una ristretta insenatura. Le dita dei medesimi erano imbrigliate da anelli, braccialetti, collane.
Girò e rigirò intorno a tutto ciò e poi, guardinga fece capolino a pelo d’acqua; vide la testa di un pesce sul corpo di un uomo.
“Ciao bella balenottera” disse una vocina aspra “cosa posso fare per te?”
“Come ti chiami?” chiese Ginetta.
“Piacere sono Guardiano Pesce Spada e tu?” disse lo strano pesce-individuo.
“Piacere, balenottera Ginetta” rispose lei.
Guardiano Pesce Spada: “Cosa fai da queste parti?”
Ginetta: “Cerco Balena Regina”
G.Pesce Spada: “Allora ti conviene virare sul lato sinistro del mare e mantenere quella direzione”
Ginetta: “Grazie mille”.
La balenottera ripartì, stavolta di buona lena.
Non poco impiegò a guadagnare la parte sinistra, fra l’altro accorgendosi che non le era per nulla comoda; come dire, si sentiva contromano…
Nel costeggiare una frastagliatissima insenatura, l’acqua via via, andava intorbidandosi. Ad un certo punto, intravide i soliti gran piedi, anch’essi imbrigliati. Avvicinandosi, Ginetta vide ciondolare delle cose bianchicce, ossa forse, teschi.
“Ciao bella balenottera, come ti chiami?” le domandò una vociona gracchiante, prima ancora che lei avesse il tempo di emergere.
“Piacere Ginetta, e tu?”
“Piacere, Guardiano Pesce Cane, cosa vai cercando?”
“Sono in cerca di Balena Regina” rispose la balenottera.
G. Pesce Cane: “La strada è ancora lunga, comunque adesso, da qui, non puoi passare.”
Ginetta: “E perchè?”
G. Pesce Cane: “Perchè potrei mangiarti. Sono a digiuno da parecchi giorni. Devi aspettare.”
Ginetta: “Quanto tempo?”
G. Pesce Cane: “Chi può dirlo? Potresti cambiare strada, ma perderesti ugualmente tempo.”
Ginetta: “Aspetterò.”
Anche lei era affamata. Si mise buona buona al limitare per nulla accogliente della insenatura. Un pochino sonnecchiò; un pochino immaginò… uno o due di quei granchietti rosa che tanto le garbavano…
Al terzo giorno, stremata, stanca, infreddolita, udì delle vocine simili alla sua: “Ciao balenottera, che fai lì nascosta?”
“E voi chi siete?”
“Piacere delfinottera Cris e delfinottera Benedetta.”
“Mi chiamo Ginetta e aspetto.”
“Cosa?” chiesero incuriosite le simpatiche creature marine.
Ginetta: “Che Guardiano Pesce Cane si sia sfamato.”
Delfinottere: “Adesso dorme, vuol dire che è sazio.”
Ginetta: “Meno male, almeno posso proseguire.”
Delfinottere: “Dove te ne vai di bello?”
Ginetta: “In cerca di Balena Regina.”
Delfinottere: “Ti accompagniamo noi dal prossimo Guardiano.”
Durante il tragitto, Cris e Benedetta, facevano di tutto per coinvolgere Ginetta nelle loro piroette, salti, giravolte, ma la balenottera era irrimediabilmente triste.
Sul far di una spaziosa insenatura, ecco i soliti gran piedi, alle quali dita erano appesi gusci d’uovo. Gusci d’uovo?
“Ciao bella bambina-balenottera, come ti chiami?” le chiese una bella voce.
Prima di rispondere, Ginetta, si guardò attorno: le delfinottere erano sparite. “Piacere, Ginetta e tu?”
“Piacere, Guardiano Maggiore Pesce Napoleone. Cosa ci fai in queste acque?”
“Cerco Balena Regina.”
G. M. Pesce Napoleone: “Sei capitata dal pesce guardiano giusto.”
Ginetta: “Era l’ora.”
G. M. Pesce Napoleone: “Prima di darti le informazioni, devi fare qualcosa per me”
Ginetta: “Ti ascolto.”
G. M. Pesce Napoleone: “Verso le quattro di pomeriggio, ogni giorno, proprio alle mie spalle, passa una vecchina, con un bel cesto di uova fresche in spalla. Facendo attenzione a non arenarti, prova a chiederne qualcuna per me. Vedrai te le darà. Una volta date, dovrai senza romperle, assodarle. Tutto chiaro?”
Ginetta: “Non proprio…”
G. M. Pesce Napoleone: “Vuoi rispieghi tutto daccapo?”
Ginetta: “Non è necessario. Come posso fare per non arenarmi e in che modo si assodano le uova?”
G. M. Pesce Napoleone: “Ti dirà la vecchina.”
Speriamo, pensò Ginetta fra sé e sé. Da quando era partita, non aveva fatto altro che sperare, tentare, aspettare… Ormai un altro giorno volgeva al termine. L’orizzonte indorato dal crepuscolo, tra poco, si sarebbe fatto buio.
Il giorno seguente, con grande cautela, la balenottera si spinse sulla riva; le quattro del pomeriggio finalmente giunsero e così anche la vecchina: “Buonasera piccola balena, qual buon vento? Non hai paura di restare insabbiata?” chiese, accarezzandole la testa.
Ginetta: “Aspettavo proprio te. Per favore, puoi darmi qualcuna delle tue uova?”
“Volentieri” rispose la vecchietta, posando il cesto sulla sabbia.
Svelta, ne mise una dozzina davanti al muso di Ginetta; e ora? si chiese lei, guardando la vecchina sparire, fra la lussureggiante vegetazione al di là della spiaggia. Pensa e ripensa, che ti ripensa, non trovò altra soluzione che attendere le quattro di pomeriggio del giorno dopo.
Vecchina: “Cosa fai ancora lì, bella balenottera?”
Ginetta: “Ti aspettavo, di nuovo. Per favore, puoi mettere le uova nella buchetta che ho fatto sotto la mia coda?”
Vecchina: “Si, certo.”
Vista l’ora, il sole era molto meno caldo rispetto al meriggio, quindi alla balenottera, non rimase che attendere ancora. L’arrivo di un nuovo sole. Il giorno seguente, quando sentì la sabbia sotto di se, scottare, riempì la buchetta con due boccate d’acqua, caldissima anch’essa, e poi coprì il tutto con la coda, concentrandosi al massimo. Trascorso un buon quarto d’ora, avvertì le uova cotte a puntino. Lo sforzo le aveva tolto tutte le forze; era impossibilitata a muoversi. Un miracolo ci vorrebbe, pensava Ginetta…L’anziana donna porta a malapena il cesto con le uova, figurati se è in grado di aiutarmi a tornare in acqua!
Forse le delfinottere, anzi delfingemelle le voglio chiamare: sono identiche e poi parlano sempre a doppia voce, mai separatamente… Ma chissà mai dove si troveranno; proverò a intonare una canzoncina…
Passò un giorno, ne passarono due…Ginetta continuava a canticchiare. Un bel mattino, Cris e Benedetta si fecero vive: “Hai bisogno forse di aiuto, Ginetta?”
“Si” rispose lei “avete per caso sentito la mia canzone?”
“Mmm…una musichetta” risposero, divertite.
Ginetta:” Pensate di farcela a spingermi fin nell’acqua?”
Delfingemelle: “Possiamo provare, e le uova?”
Ginetta: “E’ vero…”
Delfingemelle: “Intanto vediamo di farti riguadagnare il mare, poi ci pensiamo. Tu rilassati.”
Detto fatto, Cris e Benedetta, misero i loro musetti sotto la pancia di Ginetta e cominciarono a spingere. Tutt’altro che facile risultò, ma fra un capitombolo e un’altro, giunsero al mare, provvedendo, poi, a passarle, le uova.
G.M. Pesce Napoleone: “Mantieni la direzione che hai seguito per arrivare da me, fin quando, noterai, sbucare dal fondo del mare, cinque guglie coloratissime, distanziate fra loro. Sono le code di Musa Stella Marina. Devi sapere cara balenottera, Musa Stella Marina, non emerge mai del tutto. I suoi occhi sono un vero e proprio mistero…Torniamo a noi: senza aprire bocca, chiedile da che parte andare. Osserva poi, attentamente, le sue cinque code; quella che vedrai illuminarsi ti indicherà la strada. Quando vedrai due grandi tartarughe, saprai di essere a pochi passi da Balena Regina.”
Relativamente difficile fu individuare il punto in cui era interrata Musa Stella Marina: esattamente al centro del mare. Intorno e sopra, non si vedeva anima viva. Le cinque code, di un bellissimo rosso rosato, fluttuavano con la stessa cadenza delle correnti marine. La balenottera, come le era stato detto, formulò la sua domanda solo con il pensiero. Immaginava di lì a breve, ricevere il segnale, ma così non fu. Passò del tempo, ne passò ancora, e poi ancora, dell’altro, tanto che ad un certo punto, Ginetta ebbe il sospetto, di non aver fatto abbastanza attenzione, magari era stato un attimo, un secondo…Stava quasi per tornare indietro quando, d’improvviso, le guglie smisero di fluttuare, appoggiandosi piano, sul fondo; rispetto al punto in cui si trovava, vide gradualmente illuminarsi, la punta posizionata verso nord.
Al confine ultimo del mare quindi…Là dove, le narrava Nonna Balena, quando era ancora piccola piccola, il mare e il cielo si toccano.
Le Sagge Guardiane Tartarughe, prima di lasciarla passare, la intontirono di raccomandazioni, come se già non bastasse la sua di paura.
Per caso, per puro caso, Ginetta si rese conto di essere al cospetto della Regina.
“Dimmi Ginetta” chiese Balena Regina “qual è il tuo cibo preferito?”
“Al momento attuale” rispose la balenottera “ho le idee confuse.”
Balena Regina: “Mi sembra un buon punto di partenza. Adesso, puoi tornare da dove sei venuta.”
Fedele alle raccomandazioni ricevute dalle Sagge Guardiane, Ginetta si limitò ad assentire con il musetto, inclinando leggermente la coda.