Né infezione né allergia. La tosse da “cappuccio e brioche” esiste…
La tosse è un sintomo che può esprimere un numero elevatissimo di cause che comprendono ovviamente le infezioni e l’allergia e anche le problematiche cardiache o quelle irritative (dovute ad esempio all’inquinamento).
Nei miei ricordi infantili, l’accoppiata di “sedativo della tosse e antibiotico” costituiva il trattamento più frequente e purtroppo spesso inefficace della stragrande maggioranza delle tossi dei bambini, per cui il sintomo della tosse continuava a persistere, a dispetto dei trattamenti, anche per lunghi periodi.
L’evoluzione della conoscenza scientifica ha aiutato nel tempo a considerare per la tosse un numero sempre maggiore di possibili cause e solo per fare un esempio, a metà degli anni ’90 si diceva che ragazzi e ragazze giovani, prima di ricevere una diagnosi di allergia (magari alle polveri e agli acari), passavano almeno attraverso otto o dieci trattamenti antibiotici del tutto inutili.
L’evoluzione delle ricerche ha portato quindi a considerare tutte le possibili interferenze sul sistema respiratorio e fin dal 2006 si è iniziato a riconoscere che la tosse poteva dipendere da una condizione infiammatoria diffusa, in cui singole sostanze ambientali (come i pollini, le muffe o gli acari), agivano come “gocce che facevano traboccare un vaso” e non per una allergia specifica.
Si deve questo alle ricerche di Brandt, che nel 2006 aveva pubblicato sul JACI un importante lavoro in cui evidenziava come l’infiammazione dovuta alla assunzione di alcuni alimenti fosse sufficiente per indurre, in presenza di acari o muffe, risposte allergiche importanti (asma, rinite, difficoltà di respiro, tosse, congiuntivite), che potevano durare anche per 12 giorni, in soggetti assolutamente non allergici né agli acari né alle muffe. Come appena segnalato, questi agivano come “la goccia che fa traboccare il vaso” in totale assenza di allergia.
Un altro importante passo conoscitivo è arrivato quando una ricerca pubblicata nel Febbraio 2019 su Clinical and Translational Allergy ha spiegato che esiste anche un sottogruppo di asmatici, privi di allergie respiratorie o alimentari, che presentano una particolare sensibilità alla ingestione di latte vaccino o di prodotti lattiero caseari (Tsolakis N et al, Clin Transl Allergy. 2019 Feb 22;9:12. doi: 10.1186/s13601-019-0250-2. eCollection 2019).
I ricercatori svedesi dell’Università di Uppsala hanno precisato infatti che alcuni asmatici, sicuramente non allergici (cioè senza IgE specifiche), presentano un profilo di tipo infiammatorio più intenso degli allergici e dei controlli sani, e evidenziano sintomi generali dovuti alla ingestione, nei pazienti studiati, di latte e latticini. Si tratta della condizione che noi da anni trattiamo nel nostro centro attraverso specifici percorsi terapeutici che affrontano il tema della infiammazione da cibo e da zuccheri (valutabile attraverso i test di GEK Lab) come possibile cause di manifestazioni simil-allergiche.
Quel cibo che toglie il respiro: quando anche l'asma può dipendere da quello che si mangia
Da quando nel 2017 si è compreso quali effetti potessero avere gli zuccheri (anche quelli nascosti) sulle manifestazioni infiammatorie, allergiche o simil-allergiche e si è approfondito il ruolo della glicazione, si è scoperto che anche l’asma può guarire controllando l’assunzione di zuccheri.
Una ricerca pubblicata sul Journal of Allergy and Clinical Immunology nel mese di Settembre 2019 ha evidenziato che controllando i recettori dei prodotti di glicazione, quelli che si generano nell’organismo assumendo un eccesso individuale di zuccheri, si possono inibire gli effetti delle sostanze infiammatorie che inducono asma e altre patologie allergiche respiratorie.
I ricercatori dell’Università di Pittsburgh (Pennsylvania, USA) hanno per ora documentato questi effetti su cellule bronchiali umane e su modelli murini (topi), ma l’entità della risposta positiva, in un modello come nell’altro, lascia intendere che i prossimi studi umani portino a risultati molto simili se non identici (Perkins TN et al, J Allergy Clin Immunol. 2019 Sep;144(3):796-808.e12. doi: 10.1016/j.jaci.2019.03.019. Epub 2019 Mar 30).
I ricercatori statunitensi hanno considerato dei modelli asmatici molto precisi, stimolati dalle sostanze infiammatorie (citochine) che inducono classicamente l’asma. Topini privi del recettore per le sostanze glicate (RAGE) non sviluppano reazioni asmatiche anche se stimolati da IL5, IL4 e IL13, le interleuchine in grado di attivare risposte asmatiche in qualsiasi essere umano e in qualsiasi topino. Lo stesso avviene nelle cellule dell’epitelio bronchiale, quello che va “in spasmo” durante gli attacchi allergici. Anche queste cellule umane, non potendo ricevere segnali di glicazione, non rispondono con l’asma.
Ovviamente, da queste considerazioni (che continuano a riguardare anche il possibile eccesso di “cappuccio e brioche”) deriva una prospettiva terapeutica innovativa per fare in modo che alle cellule bronchiali e all’intero organismo non arrivino eccessi di zuccheri. Si tratta di qualcosa fattibile a tutti se guidati nel modo giusto.
E tra il 2020 e il 2021, la dottoressa Antonella Cianferoni, immunologa e pediatra del Children’s Hospital of Philadelphia ha proposto gli effetti di “allergia non mediata dalle IgE” nel caso della esofagite eosinofila perché pur in assenza di specifiche immunoglobuline E per gli alimenti, la loro somministrazione genera una risposta infiammatoria e immunologica evidente.
Questo tema, già discusso nelle pagine di Eurosalus che trattano la esofagite eosinofila, è stato ripreso sul JACI (la rivista medica di allergologia più importante al mondo), con un articolo intitolato “Non IgE mediated anaphylaxis” e pubblicato nell’aprile 2021 in cui parla specificamente del fatto che alcune sostanze potenzialmente allergizzanti, come gli alimenti, determinino a contatto con le IgG specifiche un rilascio di citochine che imitano la reazione allergica pur in assenza di allergia (Cianferoni A. J Allergy Clin Immunol. 2021 Apr;147(4):1123-1131. doi: 10.1016/j.jaci.2021.02.012).
Si tratta dello stesso concetto espresso da Finkelman nel 2007 e da Kang nel 2016 che abbiamo riassunto su Eurosalus in un articolo dal titolo “Che cos’è l’infiammazione da cibo”. Sono le basi scientifiche che hanno consentito al nostro gruppo di affrontare il tema della allergia e dell’infiammazione in modo più aperto ed efficace già da molti anni, capendo come modulare l’alimentazione secondo un criterio personalizzato, per contribuire alla risoluzione di problemi allergici e infiammatori, spesso non compresi nelle loro cause.
Una ulteriore conferma della base scientifica della relazione tra alimentazione e reazione allergica o infiammatoria è arrivata dall’articolo pubblicato sul JACI nel Settembre 2021 in cui alcuni importanti ricercatori delle Università di Pittsburgh e di Rochester (USA) spiegano che con tutta probabilità è la somma degli effetti complessivi dell’alimentazione ad essere responsabile dell’asma. Come dire che è inutile andare a cercare solo un antigene specifico o solo le IgE. Vanno compresi insieme, ad esempio, il ruolo proinfiammatorio dell’alimentazione, l’apporto di antiossidanti e la regolazione energetica degli alimenti. Un quadro complessivo che conferma dove stia andando la scienza oggi (Reyes Angel J. et al, J Allergy Clin Immunol. 2021 Sep;148(3):706-707. doi: 10.1016/j.jaci.2021.04.030. Epub 2021 May 6).
E così, capita spesso che insieme a tante altre malattie infiammatorie, anche la tosse non risulti né infettiva né allergica, ma abbia bisogno, per guarire, di modulare e di controllare nel rispetto delle risposte individuali, “il cornetto o la brioche” della colazione e le altre abitudini alimentari che generano infiammazione.