TSH elevato da trattare solo con sintomi di rilievo, se è superiore a 10. Ipotiroidismo subclinico da ridiscutere
La scienza progredisce costantemente, e la gestione dell’ipotiroidismo subclinico, quella particolare condizione per cui il TSH si innalza pur se i valori della funzionalità tiroidea restano corretti (FT3 e FT4 nella norma quindi), si confronta con un cambiamento molto importante.
Mentre fino ad oggi c’era la tendenza a trattare comunque con un supporto di levotiroxina le persone con un innalzamento di TSH, con l’obiettivo di riportare nella norma i suoi valori (in genere sotto le 4.5 mUI/L), una ricerca britannica effettuata con tutto il necessario rigore e pubblicata sul New England Journal of Medicine, una delle più importanti riviste mediche mondiali, afferma il contrario, almeno per quanto riguarda le persone con più di 65 anni (Stott DJ et al, N Engl J Med. 2017 Jun 29;376(26):2534-2544. doi: 10.1056/NEJMoa1603825. Epub 2017 Apr 3).
I ricercatori, provenienti da più istituti di ricerca britannici, hanno studiato 737 persone che presentavano nei precedenti tre anni dei valori di TSH più elevati (in media intorno ai 6.4) pur evidenziando una funzione tiroidea conservata e hanno loro somministrato per un anno levotiroxina (il notissimo Eutirox o il meno noto Tirosint) fino ad ottenere un rientro del TSH entro la norma.
Lo studio è stato effettuato confrontando levotiroxina e placebo (sostanza inerte) e alla fine dell’anno di studio non si è potuta valutare nessuna differenza significativa delle condizioni cliniche tra i due trattamenti (salvo appunto l’abbassamento del TSH).
Sono stati valutati attentamente indicatori quali la stanchezza, la qualità della vita, la forza muscolare di presa, l’indice di massa corporea e gli eventuali effetti avversi dei due trattamenti.
Anche negli anni scorsi alcuni lavori avevano messo in dubbio la necessità di trattare i valori di TSH elevati fino a che non avessero raggiunto il valore di 10 mUI/L e molte ricerche suggerivano, soprattutto nelle persone anziane, di evitare il trattamento del cosiddetto “ipotiroidismo subclinico” perché assolutamente inutile e soprattutto definendo il fatto che il TSH elevato non deve essere considerato una malattia se la funzione tiroidea è mantenuta in equilibrio.
Questa ricerca britannica va a fondo di questo problema e conferma la inutilità di questo tipo di trattamento, ripuntando l’obiettivo sulla funzione tiroidea (FT3 e FT4) piuttosto che sulla loro regolazione (TSH).
I soggetti studiati sono state persone di età superiore ai 65 anni, ma probabilmente questo stesso tipo di valutazione potrebbe essere fatta anche ad età inferiori, obbligando quindi il medico ad un cambio di paradigma nel trattamento del disturbo tiroideo.
Una nota interessante che emerge dalla ricerca è che circa il 60% dei soggetti che erano stati selezionati inizialmente, rimisurando il TSH avevano trovato il TSH perfettamente normalizzato senza avere effettuato alcuna terapia. Queste persone sono state escluse dal lavoro scientifico e si è proseguito solo con persone che avevano stabilmente un valore elevato di TSH.
Questo significa però che la misurazione di TSH può essere spesso oscillante, anche con valori più elevati del normale e che probabilmente in un grande numero di casi il bisogno immediato non è quello di “trattare farmacologicamente” la malattia, ma di aspettare, con la dovuta cautela, e di riverificare se l’organismo non abbia semplicemente avuto una oscillazione transitoria, perfettamente recuperata in modo autonomo.
È uno dei motivi per cui studiamo la funzione tiroidea attraverso i percorsi terapeutici del nostro centro supportandone la funzione attraverso l’alimentazione, il controllo della infiammazione e soprattutto dei livelli di BAFF.
Capita spesso, anche in accordo con l’endocrinologo, che si lasci un po’ di spazio in più all’organismo per capirne le risposte, prima di iniziare un trattamento sostitutivo che ora, a ragione, potrebbe essere spesso considerato inutile o precipitoso, secondo i principi della medicina basata sulle evidenze.