Tiroidite di Hashimoto da dolcificanti. Meglio non usarli

3 Novembre 2024
Tiroidite di Hashimoto da dolcificanti. Meglio non usarli

Un articolo pubblicato su Cureus riporta la descrizione di un caso clinico seguito dalla Mount Sinai University di New York in cui viene palesata la storia clinica di una donna ammalatasi di Hashimoto a seguito della costante assunzione di dolcificanti a zero calorie.

La donna è stato trattata come se fosse una ipotiroidea su base autoimmune ma alla sospensione dei dolcificanti che la donna utilizzava la tiroidite autoimmune è guarita e la donna ha ripreso al sua regolare funzione tiroidea senza bisogno di nessuna terapia (ma senza più i dolcificanti).

Si tratta ovviamente di un caso singolo e quindi non può fare statistica generale ma l’importanza del centro clinico che ha seguito il caso e la congruità con i dati sui dolcificanti emersi negli ultimi 2-3 anni rende di sicuro interesse questa notizia.

Basta pensare ai dati che legano l’uso dei dolcificanti ai processi infiammatori in genere e alle malattie cardiovascolari.

I dolcificanti artificiali non facilitano il dimagrimento e non riescono a controllare le malattie metaboliche. In compenso possono essere responsabili della tiroidite di Hashimoto e la loro sospensione può portare alla guarigione."

Una review di quotati ricercatori spagnoli pubblicata su Current Opinion in Cardiology ha evidenziato che il consumo di dolcificanti artificiali innalza il rischio di ammalasi di diabete di tipo 2 di una quota compresa tra il 18 e il 24% e incrementa il rischio di sviluppare una sindrome metabolica del 44%.

Questo è dovuto alla loro eccessiva azione di stimolo pancreatico della secrezione di insulina, fenomeno che se prolungato nel tempo porta inevitabilmente al diabete, come spiegano gli autori della ricerca.

Queste condizioni attivano con certezza i processi infiammatori sistemici e ormai sappiamo dal 2015 che l’attivazione infiammatoria data dal BAFF è in grado di indurre e mantenere le tireopatie autoimmuni.

L’uso dei dolcificanti artificiali altera in modo documentato il microbiota intestinale che non è in grado di metabolizzarli adeguatamente, facilitando quindi la comparsa di disbiosi intestinale, condizione alla base di molte malattie croniche sia di tipo metabolico sia di tipo cardiovascolare.

Eurosalus ha discusso recentemente questo tema in un articolo dal titolo “Dolcificanti e alterazione del microbiota”. È il motivo per cui chiediamo sempre a tutti i pazienti del centro SMA di Milano, che studiano il microbiota intestinale, di valutare anche la propria glicazione tramite il Glyco Test per evitare la completa inefficacia della somministrazione di probiotici mentre l’organismo è in fase di negazione infiammatoria. 

Poiché secondo le linee guida dell’OMS i dolcificanti a zero calorie non devono essere usati per dimagrire o ridurre il rischio di malattie croniche, se ne sconsiglia l’uso per l’ipotetico scopo di controllare il peso corporeo o di ridurre il rischio di malattie non trasmissibili.

Quali sono, quindi, le soluzioni pratiche da mettere in atto?

La prima è quella di valutare e misurare i propri livelli di glicazione, che GEK Lab analizza attraverso il Glyco Test e il test PerMè, per sapere quali sono i limiti che si devono affrontare per mantenere o recuperare la propria salute. 

Poi bisogna occuparsi di preservare il proprio metabolismo con cura ed attenzione, “volendogli bene”, in un certo senso, attraverso una corretta alimentazione. E anche la tiroide risponderà funzionando nel modo adeguato