Tiroide e zuccheri

6 Novembre 2024
Tiroide e zuccheri

L’utilizzo di dolcificanti alternativi allo zucchero è in costante crescita, soprattutto tra chi cerca di mantenere sotto controllo i livelli glicemici.

Tuttavia, per chi ha disturbi alla tiroide o desidera preservare la salute endocrina, l’assunzione di dolcificanti – sia artificiali che naturali – può suscitare domande e preoccupazioni.

In questo articolo, analizzeremo gli effetti principali dei dolcificanti sulla funzione tiroidea e sul metabolismo, per comprendere meglio il loro impatto su questa ghiandola fondamentale.

I dolcificanti possono essere suddivisi in due principali categorie: quelli artificiali e quelli naturali.

Tra i dolcificanti artificiali più utilizzati troviamo l’aspartame, il sucralosio e l’acesulfame K, presenti in numerosi prodotti dietetici e bevande “senza zucchero”.

I dolcificanti naturali includono invece la stevia, il xilitolo e l’eritritolo, considerate alternative “naturali”. Tuttavia, è bene chiarire che, anche se una sostanza è di origine naturale, una volta isolata (come il fruttosio estratto dalla frutta), non sempre mantiene le stesse proprietà benefiche o innocue.

Uno degli aspetti critici riguarda l’effetto dei dolcificanti sul microbioma intestinale. Diversi studi dimostrano che il loro consumo può influire sulla flora batterica intestinale, provocando disbiosi (uno squilibrio tra batteri “buoni” e “cattivi”) e contribuendo a fenomeni infiammatori e a malassorbimenti.

Questo può diventare rilevante per chi soffre di patologie autoimmuni della tiroide, come la tiroidite di Hashimoto e il morbo di Graves, poiché spesso questi pazienti presentano già alterazioni nel microbiota.

Il microbioma intestinale regola numerosi processi chiave per la salute tiroidea, come l’assorbimento di iodio e L-tiroxina, elementi essenziali per la produzione degli ormoni tiroidei. Inoltre, uno squilibrio nel microbiota può interferire con l’efficacia di farmaci specifici, ad esempio per alcuni utilizzati per il trattamento dell’ipertiroidismo.

Ecco perché mantenere un microbiota sano è essenziale per sostenere anche una corretta funzionalità della tiroide.

La tiroide produce ormoni essenziali, come la triiodotironina (T3) e la tiroxina (T4), coinvolti in molti processi metabolici. Alcuni dolcificanti influenzano la sensibilità insulinica, fattore che può a sua volta alterare l’equilibrio degli ormoni tiroidei.

Un recente articolo ha illustrato un caso clinico sull’impatto diretto dei dolcificanti sulla funzione tiroidea, suggerendo che tali sostanze possano agire anche indirettamente, influendo sul microbioma intestinale.

Per chi ha problemi tiroidei, è fondamentale adottare un’alimentazione personalizzata che consideri la risposta individuale ai dolcificanti e agli zuccheri.

Il monitoraggio di marcatori specifici come il metilgliossale e l’albumina glicata (tramite test come il Glyco Test) permette di individuare eventuali danni precoci dovuti a un consumo eccessivo di zuccheri e dolcificanti, aiutando a regolare la frequenza con cui assumere frutta, dolci e altri prodotti contenenti queste sostanze.

L’equilibrio è la chiave per una dieta sana e bilanciata. Limitare l’uso quotidiano di zuccheri e dolcificanti può preservare la salute tiroidea, permettendo al contempo di mantenere il piacere del gusto.

Una scelta ponderata e oculata di zuccheri e dolcificanti, unita a un’alimentazione variata e non restrittiva, aiuta a sostenere l’equilibrio ormonale e metabolico.

In questo modo, chi soffre di patologie tiroidee può godere di una vita in armonia con il cibo, preservando il benessere senza rinunce.