Guarire la tiroide controllando zuccheri e glicazione
Molte volte le persone in sovrappeso o con glicemia “mossa” cercano di giustificare la propria condizione con una scarsa funzione tiroidea. Frasi come “…ho sicuramente un problema ghiandolare” oppure “…sarà la tiroide che non funziona”, hanno fatto parte di convinzioni antiche e assai bene radicate.
Oggi sappiamo che potrebbe essere il contrario, che cioè una condizione di alterazione del metabolismo degli zuccheri, come il prediabete o il diabete stesso, determina una alterazione della funzione tiroidea abbassando i valori di FT3 e di FT4 e facilitando l’innalzamento del TSH e a maggior ragione si è visto che il riequilibrio della glicazione e del metabolismo degli zuccheri porta ad un netto miglioramento della funzione tiroidea.
Una ricerca pubblicata nel settembre 2020 sul Journal of Diabetes ha studiato le correlazioni tra ormoni tiroidei e livelli di zuccheri nel sangue in soggetti con una normale tolleranza al glucosio, in soggetti prediabetici, in soggetti con diabete ben controllato e in soggetti con diabete non controllato e valori di emoglobina glicata superiori al 7% (Gu L et al, J Diabetes. 2020 Sep 27. doi: 10.1111/1753-0407.13118. Online ahead of print).
Il fatto che esista una certa correlazione tra valori di glicemia e resistenza insulinica e funzione tiroidea è un dato parzialmente già conosciuto, ma questa ricerca ha soprattutto valutato gli effetti della gestione metabolica corretta, cioè delle correzioni nutrizionali adeguate richieste ai soggetti diabetici scompensati, che ha riportato la funzione tiroidea alla normalità.
Stiamo parlando di diabete di tipo 2 (DMT2), ma è molto probabile che lo stesso tipo di disturbo della funzione tiroidea si possa manifestare in soggetti “normali” che presentino caratteristiche di glicazione alterate.
Nel mese di maggio 2021 un’altra ricerca, pubblicata su Frontiers in Endocrinology (Lausanne), ha riconfermato che esiste uno stretto legame, da approfondire ulteriormente, tra sensibilità insulinica, prediabete e sensibilità centrale agli ormoni tiroidei. Si tratta insomma di un campo che si apre sul futuro ma nel quale è chiara l’interferenza anche degli zuccheri assunti nella regolazione della funzione tiroidea.
Oggi sappiamo che la glicazione (valutabile con un Glyco Test o un test PerMè) può determinare delle alterazioni metaboliche importanti e alterare la funzione di enzimi e di DNA, agendo come se fosse della sabbia buttata negli ingranaggi di un orologio di precisione.
Negli anni passati si è scoperto che l’infiammazione dovuta agli alimenti, espressa anche da valori di BAFF elevati, era in grado di indurre e mantenere tiroiditi autoimmuni e tiroidite di Hashimoto. Oggi scopriamo che il meccanismo della glicazione è in grado di provocare le stesse problematiche e che soprattutto, il riequilibrio della gestione degli zuccheri consente alla tiroide di tornare normale.
Si tratta di un criterio nuovo, innovativo e soprattutto utile, che va a confermare quanto nel centro SMA in cui lavoro avevamo già riscontrato negli ultimi anni, che cioè persone con tiroidite di Hashimoto o altre tireopatie autoimmuni miglioravano attraverso lo studio personalizzato dell’alimentazione che comprende sia lo studio della infiammazione da alimenti sia quello della infiammazione da zuccheri.
Poiché dal 2019 si sa con certezza che glicemia a digiuno ed emoglobina glicata non sono in grado di intercettare il prediabete, serve una pratica orientata in modo innovativo. Una ipofunzione tiroidea iniziale deve ricevere una diagnosi causale corretta e lo studio della glicazione fa parte da ora degli strumenti diagnostici necessari per evitare il forzoso ricorso alla somministrazione sostitutiva.
Di fronte ad un ipotiroidismo subclinico si deve quindi studiare quale sia il livello di glicazione esistente e provvedere a correggerlo, se necessario, attraverso una alimentazione personalizzata.
La relazione tra glicazione e patologia sta diventando sempre più precisa. Sia per quanto riguarda la contagiosità e le complicanze da COVID, sia per quanto riguarda l’espressione di allergia, per la steatosi epatica e per l’asma.
Il ruolo degli zuccheri nella alimentazione umana va sicuramente mantenuto, purché nella misura giusta, e il suo studio sta continuando a rivelare aspetti nuovi di fortissimo impatto sulla realtà clinica.