Solo una sigaretta al giorno: quali i rischi?
Nel mondo circa un miliardo di persone fuma abitualmente.
Nonostante siano noti a tutti gli effetti negativi di questo comportamento, è opinione diffusa che una riduzione del numero di sigarette o l’utilizzo di sigarette “light” porti ad una proporzionale riduzione del danno: fumare una sola sigaretta al posto che venti comporta solo un ventesimo dei rischi. Ma è davvero così?
Un recentissimo articolo pubblicato nel Gennaio 2018 sul British Medical Journal, una delle più prestigiose riviste scientifiche al mondo, è andato a valutare i risultati di 55 pubblicazioni contenenti ben 141 studi (e quindi si parla di diversi milioni di soggetti coinvolti) al fine di valutare la differenza in termini di malattie coronariche e stroke tra chi fuma “poco” e chi fuma “tanto”, comparato con la popolazione di non fumatori.
I risultati sono sconvolgenti: fumare una sola sigaretta al giorno aumenta il rischio di malattie coronariche dal 48 al 74% negli uomini e dal 57 al 119% nelle donne.
Il rischio di stroke aumenta di circa il 30% in entrambi i sessi.
Andando ad analizzare meglio i lavori presi in esame, e quindi ad eliminare i cosiddetti “confondenti” (quindi elementi che possono “falsare” i risultati ed indipendenti dal fumo), il quadro si conferma nelle percentuali più alte:
- una sigaretta al giorno, nelle donne, aumenta il rischio di malattie coronariche (tra cui ricordiamo l’infarto) del 119% e di stroke del 46%;
- negli uomini, una sigaretta al giorno aumenta il rischio di malattia coronarica del 74% e di stroke del 30%.
Questa analisi mostra che il fumo di una sola sigaretta al giorno porta ad un aumento del rischio di circa la metà di quello di fumare abitualmente 20 sigarette nella giornata.
I dati riportati evidenziano in maniera chiara e netta che la riduzione del numero di sigarette non è uno strumento efficace nel controllo dei rischi, e che quindi solo la sospensione risulta accettabile al fine di prevenire i problemi derivanti dal fumo.
Per quanto concerne le sigarette elettroniche e gli altri dispositivi heat-not-burn (quindi che “scaldano e non bruciano”) si stanno via via accumulando evidenze scientifiche che nonostante via sia una riduzione dell’inalazione di sostanze cancerogene, la presenza di microparticelle inalate aumenti considerevolmente il rischio di incorrere negli stessi problemi del fumo “tradizionale” e quindi non è un’alternativa “più salutare”.
Spesso ad impedire la cessazione di questa abitudine è il timore di ingrassamento e ritenzione idrica, ma attraverso una nutrizione bilanciata, un po’ di attività fisica ed il controllo dell’infiammazione questi possono essere minimizzati e controllati in pochissimo tempo, dando un fisico più sano e più in forma di prima, e soprattutto libero dal tabacco.
Ora non ci sono più scuse, che l’ultima sigaretta sia davvero l’ultima!
Bibliografia essenziale
- Hackshaw A, Morris JK, Boniface S, Tang JL, Milenkovic D., Low cigarette consumption and risk of coronary heart disease and stroke: meta-analysis of 141 cohort studies in 55 study reports. BMJ 2018;360:j3984 DOI: 10.1136/bmj.j3984