Ancora 5 minuti…

di Francesca Speciani - Counselor
4 Ottobre 2012
Ancora 5 minuti...

DOMANDA

Buongiorno, da più di un anno ho terminato gli esami e per laurearmi devo solo finire di scrivere la tesi. I miei non fanno pressioni perché da qualche anno lavoro, e mi pago da solo l’università. La cosa che mi preoccupa è che non riesco a scrivere più di due pagine al giorno. Quando mi metto al pc, scopro che potrei indagare meglio un certo tema e comincio a navigare in internet, ordino un nuovo libro (con la scusa che è per la tesi), faccio un giro su Facebook poi decido di leggere qualche pagina di un altro libro arrivato ieri, ma prima di rimettermi a scrivere decido che mi merito un telefilm, che come niente diventano tre. Alla fine le ore passano, passano le settimane e i mesi, e comincio a dirmi che in fondo non ho tutto questo bisogno del pezzo di carta. Però da qualche parte, dentro di me, sento che comincia a emergere una sensazione che non mi piace. Come posso superarla? Jacopo

RISPOSTA

Caro Jacopo,

se una delle tue perdite di tempo preferite è la navigazione in rete, di certo avrai già trovato diversi articoli che descrivono il tuo problema e offrono spiegazioni e soluzioni. Uno, della psicologa e psicoterapeuta Lucia Imperatore, esamina anche diverse ricerche scientifiche sul tema, dalle quali ricava i suoi consigli pratici per cominciare a invertire la tendenza.

Tuttavia è possibile che tu abbia qualche motivazione più o meno valida e più o meno consapevole che ti ostacola nel raggiungere il tuo obiettivo, e di certo potresti indagarla con l’aiuto di uno psicologo o di un counselor. Molti ragazzi, per esempio, hanno paura di fare il fatidico passo che inevitabilmente li porterà nel mondo del lavoro e della vita adulta, altri usano le difficoltà nello studio per gettare benzina sul fuoco di qualche conflitto con i genitori, altri ancora – semplicemente – si accorgono tardi che detestano la materia che stanno studiando.

Quando gli impegni da rispettare fanno letteralmente a pugni con le nostre vere finalità, è naturale che cerchiamo di evitarli. Solo dando valore a quella che gli inglesi chiamano “agenda nascosta” (e cercando strategie più adeguate per soddisfarla) possiamo trovare in noi stessi il sostegno per superare un’apparente difficoltà a concludere, che si declina nei continui rinvii dell’azione da intraprendere.

Ma forse nessuno di questi è il tuo caso, e allora voglio offrirti un punto di vista diverso. Di norma si pensa a chi rimanda continuamente come a una persona inconcludente e improduttiva, insomma a qualcuno incapace di realizzare i suoi obiettivi. In realtà potrebbe essere vero proprio l’opposto, come spiega molto bene il filosofo statunitense John Perry nel suo libro The Art of Procrastination, dove offre spunti preziosi su come selezionare le attività da svolgere veramente (la prima strategia fondamentale per noi pigri, o meglio, per noi artisti del rinvio) o per non lasciarsi intrappolare da internet: la sua scelta, per esempio, è di non mettersi a navigare finché non ha già abbastanza fame da andare a pranzo, o di staccare la spina del pc subito dopo aver risposto alle mail: il computer che si spegne spezza quell’incantesimo che ci fa passare interi pomeriggi a leggere qualsiasi cosa, pur di non portare a termine un compito.

In un bell’articolo, inoltre, ne riassume i punti principali. Per esempio, insegna a diffidare dei consigli delle persone efficienti, che non hanno alcuna conoscenza diretta del problema. Un consiglio come “Riduci al minimo le cose da fare” toglie ogni valore alla quantità di cose che noi esperti temporeggiatori riusciamo a fare mentre cerchiamo accuratamente di evitare quelle che – per un qualunque motivo – non vogliamo fare.

Secondo Perry, i veri specialisti dell’arte di prorogare (quelli che chiama “procrastinatori strutturati”) sono in realtà persone capaci di produrre moltissimo (spesso nei ritagli di tempo, aggiungo per esperienza diretta) e di norma dotate di creatività e profondità, proprio perché non si attengono a uno schema rigido. Probabilmente sono anche persone capaci di “perdere tempo” a leggere più libri del necessario, invece di scrivere una tesi di laurea basandosi su brevi estratti dei libri che citeranno in bibliografia.

D’altra parte, come afferma lo scrittore francese Daniel Pennac “Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere”. E forse possiamo estendere il concetto ad altre attività (o “inattività”) che nella nostra società vengono considerate altamente inefficienti. Come il tempo per riposare, o per giocare.

Personalmente posso testimoniare come molto del tempo che perdo (come è chiaramente quello che passo a giocare col pc, o a divorare gialli o telefilm), sia un tempo in cui nuove idee mi si presentano alla mente e si collegano tra loro senza uno sforzo cosciente, spesso generando progetti imprevedibili e decisamente più interessanti della mia lista delle cose da fare. Sei sicuro che non capiti anche a te?