Una persona una dieta: quella giusta è individuale, basata anche sull’infiammazione
Per tanti anni dietologi e nutrizionisti, medici e non medici, si sono confrontati con le sole calorie per indicare la risposta al cibo di una persona, in termini di ingrassamento o di dimagrimento.
Ingrassare o dimagrire, capendo il destino metabolico delle calorie introdotte nell’organismo, non dipende solo da queste ultime o dalla composizione del piatto.
L’infiammazione e il microbioma dominante sono i fattori che orientano in una direzione o nell’altra.
Un lavoro pubblicato su Cell nel Novembre del 2015 e i successivi lavori derivati da questo, ancora più recenti, hanno stabilito che le uniche possibili scelte nutrizionali che diano una specifica direzione alla crescita glicemica dopo un carico alimentare dipendono da una dieta del tutto individualizzata, che deve tenere conto anche della infiammazione e della diversa composizione del microbioma intestinale (Zeevi D et al, Cell. 2015 Nov 19;163(5):1079-94. doi: 10.1016/j.cell.2015.11.001).
Si tratta di una importante rivoluzione perché, nel loro lavoro, i ricercatori israeliani hanno somministrato oltre 45.000 pasti a una coorte di 800 persone studiate in modo analitico stringente e hanno trovato una elevatissima variabilità nella risposta di innalzamento glicemico a seguito di pasti assolutamente identici.
Per questo hanno suggerito che le raccomandazioni dietetiche “universali” e “buone per tutti” abbiano una scarsa o almeno limitata utilità e che il tipo di pasto da indicare per ottenere uno specifico effetto sulla glicemia deve essere deciso tenendo conto anche di altri fattori.
In parole povere i ricercatori hanno documentato che la dieta di ogni persona deve essere individualizzata in modo preciso, tenendo conto della sua infiammazione e dei ceppi di batteri presenti nell’intestino.
Quando questi fattori sono stati presi in considerazione, la risposta glicemica alla introduzione di cibo era prevedibile e statisticamente ripetibile.
Per noi di Eurosalus non è certo una novità. Da sempre nei nostri percorsi terapeutici per il sovrappeso impostiamo una ricerca dei valori di BAFF e di PAF e studiamo con attenzione la risposta intestinale.
Basta pensare al fatto che una delle citochine infiammatorie che analizziamo in ogni persona, il BAFF, provoca resistenza insulinica e che un particolare microbioma intestinale favorisce il dimagrimento.
Nel momento in cui si affronta una scelta dietetica, la personalizzazione non consiste nel fatto che si preferiscano le lenticchie o i fagioli, oppure nella somministrazione di verdure cotte piuttosto che crude.
Il Profilo Alimentare individuale definisce quali cibi vadano regolati per evitare l’infiammazione e grazie a questo si ottiene un favorevole effetto sulla resistenza insulinica, aiutando una migliore regolazione nell’assorbimento degli zuccheri.
Ci si muove in questa strada. Il percorso della individualizzazione è ormai un dato scientifico acquisito che spiega il perché del fallimento delle diete a solo controllo calorico e che indica una strada da percorrere che aiuti a definire i livelli di infiammazione personale (attraverso la misura di BAFF, PAF, PCR, IL1, TNF-alfa e altri ancora) e che porti a guardare con maggiore simpatia al contenuto dell’intestino.