Quando la poesia può far guarire
Margherita Lazzati è una fotografa di fama internazionale e ha visto premi di ogni tipo lungo gli anni. Quest’anno ha cominciato a collaborare con il carcere di Milano-Opera, nel laboratorio di lettura e scrittura creativa lì presente.
All’interno del progetto, i detenuti hanno usato la parola per esprimersi e la poesia o la prosa lirica per ricreare pensieri e azioni positive e ricche del loro significato.
Tanto più che il lavoro di queste persone ha avuto in questo caso risvolti economici pratici e che fossero d’aiuto alla comunità, dando all’occupazione un ruolo sociale ancora più importante.
Le parole dei carcerati, insieme alle suggestive fotografie che le hanno evocate (presentate all’Ambrosianeum di Milano, all’interno di una mostra interattiva chiamata con il nome della raccolta, “Cacciatrice di miraggi“), sono state poste a formare uno stupendo calendario all’interno del quale fotografia e parola sono accostate con padronanza linguistica e ricchezza in significato.
Il calendario, che verrà presentato il 24 novembre prossimo a Palazzo Reale (Milano), può essere acquistato su internet e in alcune librerie al prezzo di 10 euro e porterà utili entrate al laboratorio del carcere, consentendo così di portare avanti progetti dello stesso tipo oltre che un significativo sentimento sociale nei detenuti stessi.
Il carcere rappresenta, tanto più se la pena è limitata ad un periodo della propria vita, un momento che dovrebbe essere di crescita, comprensione e analisi dell’individuo per l’individuo e l’esistenza di un laboratorio di questo tipo rappresenta, oltre ai suoi risvolti artistici, innanzitutto un vantaggio sociale di importantissima considerazione.
È interessante ricordare, ad esempio, come la poesia sia spesso utilizzata in chi abbia subito traumi importanti di tipo violento e in particolare dalla connotazione emotivo affettiva per migliorare la salute e in benessere psicofisico dell’individuo.
Il fatto di mettere sotto forma di parole e quindi dare un significato preciso, emotivo, a ciò che non viene immediatamente percepito permette di formulare pensieri nuovi e scoprire nuovi percorsi che hanno generalmente caratteristiche positive. Alla stessa maniera la poesia e la prosa sentimentale vengono utilizzate talvolta nel ricovero e nella risoluzione di problematiche connesse a patologie di tipo schizofrenico.
In questo caso il lavoro svolto ha un valore aggiunto che è la relazione positiva che va ad instaurarsi tra i detenuti e l’esterno del mondo: chi sta dentro impara un vivere sociale differente e talvolta misconosciuto, crea emozioni e sensazioni positive nel contatto interpersonale e comunitario e riconosce di poter avere un significato vero in contesti differenti dalla vita passata o dalla reclusione, riuscendo per di più a portare anche a casa (nel laboratorio) della liquidità.
Il lavoro svolto da chi si occupi del laboratorio di lettura e scrittura creativa del carcere di Milano-Opera è un esempio virtuoso di come arte e guarigione, sociale e non, possano andare di pari passo creando opere di bellezza importanti, per chi è fuori come per chi è dentro.