Allergie, rinite allergica, asma e alimentazione
Rinite allergica, asma e congiuntivite (la classica pollinosi chiamata, fino a qualche anno fa, raffreddore da fieno) accompagnano la stagione primaverile ed estiva in modo spesso fastidioso e durevole.
Si tratta del classico mix di raffreddore e congiuntivite che colpisce nei diversi momenti stagionali le persone che hanno sviluppato una specifica allergia verso qualche polline. In molti casi può essere associata ad asma.
Il trattamento più classico si basa sull’uso di antistaminici, antileucotrieni e di eventuali colliri o spray nasali a base di antistaminici o di cortisonici. Inalatori di diversa composizione (di solito cortisonici e beta2 stimolanti) accompagnano spesso questa situazione per controllare la comparsa di sintomi asmatici o la esacerbazione di una condizione già conosciuta.
In modo attento è possibile anche agire preventivamente attraverso una iposensibilizzazione specifica o con l’uso di alcuni farmaci biologici specifici di recente introduzione sul mercato.
Capire che tutto questo possa avvenire perché il polline agisce su un terreno già infiammato e che le reazioni sono dovute a ciò che si mangia e non solo a ciò che si respira è un passaggio concettuale tanto rivoluzionario quanto efficace.
Fin dal 2007, gli studi di Brandt sugli animali con allergia alimentare che manifestavano sintomi respiratori da pollini pur non essendone specificamente allergici ai pollini, hanno rappresentato una pietra miliare nel trattamento delle reazioni allergiche.
Una persona infiammata per l’assunzione eccessiva o ripetuta di zuccheri o di alcuni alimenti potrebbe starnutire o tossire per effetto della reazione stimolata dalla infiammazione da zuccheri e alimenti e subire, a contatto con i pollini o gli acari, un effetto simile a quello della “goccia che fa traboccare il vaso“.
Una persona con una sensibilità al glutine non celiaca che continui a mangiare pane e pasta potrebbe starnutire o avere la congiuntivite e l’asma per l’infiammazione prodotta dal glutine e non per il solo contatto con il polline.
Le ricerche più recenti hanno precisato che l’asma, come le altre patologie respiratorie credute allergiche, possono essere fortemente connesse al tipo di alimento ingerito e in modo ancora più sorprendente si è visto che il controllo della assunzione di zuccheri può determinare la scomparsa dell’asma.
Infatti, nel 2017, si è capito che i processi di glicazione, legati all’eccesso individuale di zuccheri, frutta, alcol e polioli possono essere alla base della maggior parte delle reazioni allergiche non immediatamente comprese.
Alcuni test, come il test PerMè, consentono oggi di misurare e definire in modo personalizzato gli alimenti e gli zuccheri che supportano lo stato infiammatorio. Sul sito GEK Lab si possono approfondire modalità di esecuzione e significato dei diversi test effettuabili; in genere si effettua anche una valutazione genetica della predisposizione personale al disturbo. Sono gli stessi test che effettuiamo quotidianamente nel centro SMA in cui lavoro insieme al mio team medico scientifico.
Una volta definiti i livelli di infiammazione e di glicazione e studiato il profilo alimentare della persona con sintomi allergici, è possibile definire una corretta impostazione dietetica che riduca l’infiammazione generale dell’organismo ed eviti di superare la propria soglia di reattività ai pollini.
Mantenendo l’esempio già fatto, in un certo senso, attraverso scelte nutrizionali personalizzate, si può “svuotare il vaso” ed evitare che i pollini o gli acari lo facciano “traboccare” provocando la classica sintomatologia.
Nella nostra esperienza, in molti casi anche la semplice impostazione nutrizionale arriva a ridurre la sintomatologia allergica al punto da non richiedere il supporto di nessun farmaco o rimedio sintomatico e quando non si arriva alla completa soluzione, la necessità di farmaci sintomatici può ridursi in modo notevole.
Cosa fare
Come già segnalato, l’approccio classico prevede, oltre agli antistaminici che limitano l’istamina (il mediatore che sta alla base dei processi allergici), anche l’impiego di iposensibilizzanti per i vari allergeni, sia iniettivi sia in formulazione sublinguale, che hanno lo scopo di desensibilizzare il paziente o quantomeno di ridurne la sensibilizzazione, ricordando che l’uso occasionale (o per pochi giorni) di un antistaminico classico aiuta a ridurre i sintomi con effetti immediati e non dannosi.
È comunque preferibile il ricorso alla integrazione tra differenti modalità terapeutiche, che è sempre visto come una benefica scelta che tiene da conto tutti gli aspetti della persona; lo studio dell’infiammazione da zuccheri e alimenti è alla base di questo principio di integrazione tra le differenti scelte terapeutiche.
L’evoluzione recente della ricerca scientifica ha infatti riconosciuto la stretta relazione tra i sintomi allergici e l’aumento dell’infiammazione e della permeabilità a livello intestinale, fattori che portano a sviluppare citochine che accentuano o addirittura inducono la sintomatologia allergica.
È possibile quindi che un eccesso alimentare di glutine, o un uso individualmente eccessivo di frutta, contribuiscano in modo rilevante alla comparsa del disturbo allergico. Effettuare una valutazione dell’infiammazione da zuccheri e alimenti è indispensabile soprattutto in quei casi in cui ci sia discordanza tra positività ai test allegologici e stagione di comparsa del disturbo o peggio quando i test sono “tutti positivi” o all’opposto “tutti negativi”. Son tipici casi in cui l’impostazione dietetica personalizzata può spesso essere risolutiva.
Seguendo gli schemi nutrizionali proposti sulla base del livello di infiammazione individuale, si ristabiliscono delle adeguate abitudini alimentari per cui si può arrivare in modo rapido e semplice al recupero del benessere, affiancando sul piano nutrizionale qualunque terapia indicata sul piano clinico.
Altri suggerimenti
In caso di rinite allergica o di congiuntivite, e in molti casi di asma, quando si è identificato un polline la cui fioritura sia corrispondente al periodo in cui compaiono i sintomi, può essere molto utile anche un trattamento iposensibilizzante a bassa dose.
Oltre che valutare l’aspetto dietetico in accordo con il proprio profilo alimentare, si deve tenere conto dell’azione infiammatoria dovuta all’eccessivo o ripetuto uso di zucchero, fruttosio e altre sostanze dolci a veloce assorbimento che facilitano la glicazione e sono responsabili di un notevole numero di sintomi allergici.
La sintomatologia allergica può essere aiutata in alcune occasioni dall’uso di antistaminici e ancor prima dall’uso di alcune sostanze come l’olio di Perilla e l’olio di Ribes che aiutano in molti casi a ridurre il disagio stagionale.
Gli ultimi anni hanno visto crescere anche la funzione antiallergica della somministrazione di probiotici (in particolare L. rhamnosus e L. paracasei) che si affiancano agli altri strumenti terapeutici integrandoli efficacemente.
Per anni si è pensato che l’intestino svolgesse esclusivamente funzioni di assorbimento, mentre oggi è chiaro il suo ruolo essenziale nella vita del sistema immunitario umano: come dire che “quando la pancia sta bene, sta bene l’intero organismo”.