Resistenza agli antibiotici problema di ieri, oggi e domani
Ci sono due modi per leggere questa ricerca: da un lato il piacere della conoscenza, legato all’acquisizione di frammenti di sapere che vanno a costituire la spiegazione della nostra esperienza quotidiana, che forse potranno essere utili per ricerche future, dall’altro il tentativo di dimostrare una tesi di qualsiasi tipo.
Oggi quindi sappiamo che anche 30.000 anni fa i batteri avevano la capacità di resistere ad antibiotici che non erano ancora stati immaginati e scoperti (come la vancomicina) e questo, letto da chi crede negli antibiotici, sembra una sorta di giustificazione alle tragedie che oggi condannano persone affette da infezioni molto banali e un tempo trattabili (Stafilococco aureo e Escherichia coli, per fare qulche esempio recente), a soccombere a fronte della impossibilità di trovare un antibiotico adatto al trattamento.
Come se si dicesse che la resistenza antibiotica esiste da migliaia di anni e che non è colpa di chi gli antibiotici li somministra se questa poi si sviluppa in modo drammatico in batteri insospettati. A leggere l’abstract della ricerca, la frase conclusiva sembra ribadire esattamente questo concetto, che la colpa della resistenza antibiotica non è di chi usa gli antibiotici ma dei batteri che erano già resistenti tanti anni fa.
Fortunatamente c’è però un’altra chiave di lettura, evoluzionistica, che porta ad una riflessione più generale sui sistemi biologici, che per esperienza condivido in modo pieno, verificandola quotidianamente nella mia pratica clinica.
Ogni essere biologico mira alla sopravvivenza, e quindi nella sua parte genetica si possono ritrovare geni (le piccole parti funzionali dei cromosomi) già predisposti a difendersi da tutto ciò che incontreranno e che si attiveranno solamente quando l’organismo (dopo 3 giorni o dopo 500.000 anni) incontrerà quel particolare nemico.
I batteri quindi sono stati abituati fin dall’inizio della loro evoluzione, a confrontarsi con sostanze naturali emesse da piante, funghi e miceti che cercavano di difendersi dai loro attacchi e i batteri che hanno avuto la meglio nelcorso del tempo sono quelli meglio attrezzati per affrontare questo tipo di cammino evoluzionistico.
Ricordiamoci per altro che quasi tutti gli antibiotici derivano da lieviti, muffe e funghi e che i batteri hanno dovuto confrontarsi con le muffe e i funghi e i loro sottoprodotti (che Fleming ha scoperto per caso con la Penicillina solo nel secolo scorso) da circa 300 milioni di anni, quindi hanno avuto il tempo necessario per imparare a difendersi da tutto ciò che assomigliasse ad un sottoprodotto dei lieviti e delle muffe (come appunto gli antibiotici).
La stessa cosa accade con le allergie. L’immunologia moderna ha scoperto (e premiato per questo Tonegawa con il Nobel nel 1987) che il sistema immunitario produce già dalla nascita le immagini anticorpali di tutto ciò che potrebbe incontrare nel corso della sua esistenza. Il concetto di salute infatti è legato alla capacità di ogni organismo di generare tolleranza, di tenere sotto controllo la reattività e di mantenere una condizione di quiete e di equilibrio.
Nello stesso modo in cui una persona che ha anticorpi contro il suo cane non ha l’asma quando lo accarezza se ha una alimentazione equilibrata e sa mantenere attiva la sua tolleranza immunologica, nello stesso modo il battero che ha una possibile capacità di generare resistenza antibiotica non la mette in atto se viene aggredito in modo integrato, dalle difese innate della persona, dagli antibiotici solo se necessari, da antibatterici naturali (melaleuca ad esempio, o altri oli essenziali) e da un sstema immunitario più potente (rafforzato da Vitamina C e da minerali come Zinco e Manganese). Un modo per difendersi egregiamente da batteri che sviluppino resistenza è quello di mantenere attive ed efficienti tutte le forme di difesa del proprio organismo.
Questo porta obbligatoriamente a leggere i risultati di questa ricerca pubblicata su Nature da pochi giorni, in modo globale (D’Costa VM et al, Nature. 2011 Aug 31. doi: 10.1038/nature10388. [Epub ahead of print]). Ogni essere vivente ha la capacità di difendersi e l’abuso di antibiotici che viene fatto oggi senza attenzione all’equilibrio difensivo della persona, porta invariabilmente a facilitare lo sviluppo sempre più ampio di resistenza antibiotica da parte dei batteri.
Il fatto che questi risveglino una coscienza genetica che possiedono già da milion di anni non giustifica l’uso inappropriato di strumenti che possono mantenere la loro efficacia solo se usati nel modo corretto e in una visione integrata dell’organismo e della sua capacità difensiva.