Come aiutare la digestione in chi usa protettori gastrici?
I protettori gastrici sono farmaci utilizzati per proteggere la mucosa dello stomaco. All’interno di questa categoria troviamo i composti di alluminio e magnesio, gli alginati, gli antagonisti dei recettori istaminici (anti-H2) ma soprattutto gli inibitori di pompa protonica (IPP).
Questi ultimi, in particolare, andrebbero usati nella cura di gastrite e ulcera (associate o meno ad infezione da Helicobacter pylori), nella malattia da reflusso gastroesofageo e delle sue complicanze (come l’Esofago di Barrett) e nella prevenzione del danno da farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS).
Tuttavia, come denunciato già nel 2017 dall’Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Digestivi Ospedalieri (AIGO), gli inibitori di pompa vengono sono spesso prescritti in modo improprio e per tempi molti lunghi. Oggi si stima che circa il 50% dei pazienti che assume questi farmaci, potrebbe in realtà farne a meno. Inoltre, è noto, che un uso prolungato dei IPP faciliti l’insorgenza di effetti collaterali tra cui:
- malassorbimento di vitamina D, calcio, ferro e magnesio,
- riduzione dell’effetto protettivo nei confronti di batteri (tra l’Helicobacter pylori e il Clostridium difficile)
- carenza di B12 a causa dell’inibizione della secrezione di fattore intrinseco, fondamentale per l’assimilazione della vitamina B12
- facilitare l’insorgenza di allergie alimentari
Lo stomaco svolge correttamente le sue funzioni ad un pH acido. Infatti, l’acidità è fondamentale per l’attivazione degli enzimi coinvolti nella digestione degli alimenti che inizia già nella bocca durante la masticazione.
Le cellule che producono acido cloridrico (HCl) vengono attivate dalla stimolazione visiva, olfattiva e dalla masticazione stessa mediante la stimolazione da parte del sistema nervoso parasimpatico, da fattori ormonali e dalla stimolazione legata al rilascio di istamina. L’HCl, che normalmente non dovrebbe causare danni alla mucosa dello stomaco, grazie alle barriere protettive che possiede (muco, barriera cellulare ecc.), ha la funzione di attivare il pepsinogeno favorendo una parte dei processi digestivi.
L’uso degli IPP blocca una parte di questi meccanismi e la digestione a valle dello stomaco diventa più complessa perché nell’intestino tenue arrivano elementi non digeriti e il lavoro degli enzimi pancreatici diviene talvolta meno efficace. Non è raro ritrovare, nell’esame delle feci di persone che assumono IPP, amidi, grassi, proteine o altro ancora, indigerito. La digestione non può essere inibita per troppo tempo, perché il rischio è che si generino problemi peggiori del danno iniziale.
Come aiutare dunque le persone che assumono più o meno propriamente gli IPP?
Nello studio SMA in cui lavoro da diversi anni capita spesso di vedere pazienti in terapia con inibitori di pompa protonica senza che ne abbiano davvero bisogno. In questi casi è fondamentale lavorare sui fattori comportamentali e alimentari per alleviare il sintomo, ma soprattutto ridurre lo stato infiammatorio generale che in molti casi è la causa reale del problema.
Alti livelli di BAFF (B-cell Activating Factor), così come la presenza di elevati livelli di glicazione dovuti ad un consumo di zuccheri eccessivo, sono spesso correlati con l’irritazione dello stomaco e dell’esofago. La valutazione dello stato infiammatorio (BAFF, PAF, livelli di glicazione) e del profilo alimentare personale permettono di impostare una dieta di rotazione per che si affiancherà alle altre indicazioni terapeutiche per ridurre l’infiammazione presente.
Alla personalizzazione dietetica si affiancano anche i consigli generali per alleviare i sintomi da reflusso (o pseudo tale a seconda dei casi):
- masticare bene e mangiare lentamente in modo da agevolare l’attività digestiva
- limitare cibi grassi, oli cotti, caffè, alcool, cibi molto piccanti, bevande gassate, menta e cibi molto acidi
- ridurre il fumo o approfittarne per smettere definitivamente
- tenere sotto controllo il peso corporeo
- effettuare pasti regolari e non andare a dormire subito dopo mangiato
- non indossare indumenti stretti
- praticare un po’ di attività fisica moderata
Inoltre, in chi assume protettori, spesso si rivela utile l’uso di alcuni integratori:
- enzimi specifici per supportare la digestione
- colostro perché svolge un’azione protettiva sulla mucosa
- probiotici per ripristinare l’equilibrio della flora batterica
- Levoglutammina per la sua azione trofica e riparatrice sulle mucose dell’apparato digerente
Tutti questi questi accorgimenti che possono fare davvero la differenza sul quadro clinico del paziente e agevolare il processo di cura sono importanti, ma è altrettanto importante sensibilizzare i medici e i pazienti ad un corretto uso dei protettori gastrici perché la soppressione di un sintomo non è sempre la scelta migliore.