Intrecci tra zuccheri e genetica nella policistosi ovarica. Nuovi spunti per la cura
Nel corso degli ultimi anni si è compreso sempre meglio il ruolo degli zuccheri nella policistosi ovarica, problema che riguarda anche il 12% delle donne in età fertile e che è stato a lungo attribuito solo ad una sorta di “malattia delle ovaie” mentre oggi sappiamo essere fortemente correlata al metabolismo.
Non è casuale infatti che per il suo trattamento si sia usata a lungo la metformina, quando ancora non veniva quasi usata per il diabete, per migliorare la sensibilità insulinica dell’organismo e ridurre quindi la sintomatologia della policistosi.
Su Eurosalus abbiamo spesso parlato della policistosi ovarica, spiegando perché la sua genetica si sia mantenuta nei millenni nonostante la sua comparsa porti spesso ad una ipofertilità, mentre in condizioni di grave carenza alimentare, quando l’85% delle donne “perde le mestruazioni”, le donne con la policistosi ovarica riattivano una regolarità ormonale e tornano fertili. Si può leggere in questo senso l’articolo “Donne, amazzoni e policistosi ovarica”.
In anni recenti questo rapporto con gli zuccheri ha ricevuto conferme anche dal punto di vista genetico perché la caratterizzazione genica che facilita la policistosi ovarica è in gran parte sovrapponibile a quella che interviene nel metabolismo degli zuccheri.
Per il nostro gruppo di ricerca, che studia da anni la glicazione e i suoi effetti, è anche evidente che l’infiammazione cronica di bassa intensità dovuta all’alimentazione e la presenza di metilgliossale (sostanza glicante studiata nel Glyco test che è correlata alla variabilità glicemica) creano entrambe resistenza insulinica, facilitano il sovrappeso e contribuiscono alla progressione verso la policistosi.
La buona notizia è che questo tipo di problema può essere controllato attraverso programmi nutrizionali personalizzati che non obbligano a rinunciare né ai dolci né ai piaceri della tavola.
Lo European Journal of Obstetrics and Ginecology ha pubblicato nel 2019 un articolo riguardante la correlazione tra il gene FTO (tratto genetico che GEK Lab analizza nei suoi test) e la policistosi ma anche altri articoli hanno evidenziato queste correlazioni come l’articolo di Reproductive Biology and Endocrinology, in cui si documenta che i geni FTO e MCAR sono determinanti della malattia.
Tutte queste associazioni genetiche, che paiono molto tecniche alla lettura, sono mediate da un effetto legato alla massa corporea e all’ingrassamento. Agendo sulla glicazione si ottengono effetti diretti sul peso, sulla massa grassa e si riduce la resistenza insulinica, contrastando efficacemente l’azione della predisposizione genetica.
Questa non è mai solo una sfortuna, perché la presenza di una predisposizione agisce (in accordo a un bellissimo articolo del BMJ pubblicato nel 2018) sia in un senso sia nell’altro. Se è vero che chi mangia male può diventare più facilmente più “paffuto”, la stessa persona torna più velocemente al livello corretto appena attiva un programma nutrizionale adeguato.
Questa ricerca ha infatti specificato che chi ha una predisposizione genetica allo sviluppo di obesità è anche colui che trae maggiori vantaggi da un intervento dietetico personalizzato. La predisposizione genetica, quindi, può rappresentare sia una condizione sfavorevole sia un vantaggio, in relazione a come si gestiscono le abitudini, anche alimentari, della persona.
Oggi, quindi, il modo migliore per prevenire e curare la policistosi ovarica è quello di seguire una dieta che controlli attentamente, in modo personalizzato, l’infiammazione dovuta agli zuccheri e agli alimenti, integrando in modo adeguato l’attività fisica e il movimento che devono diventare parte integrante della quotidianità per migliorare le resistenza insulinica e usando integratori come il Cromo e l’Inositolo (presenti in Glucontrol Base) a supporto del riequilibrio.
Nel rispetto delle indicazioni date dalla Harvard Medical School è importante anche gestire una prima colazione abbondante, che rappresenti il pasto più importante della giornata, attraverso un corretto bilanciamento di carboidrati e proteine in ogni pasto, con l’utilizzo esclusivo di cereali integrali, evitando completamente zuccheri semplici e dolcificanti (tranne che nei giorni della settimana in cui sono concessi, come sempre indicano il Glyco Test e il test PerMè).
Anche queste semplici scelte personalizzate, nella nostra esperienza clinica, sono spesso già sufficienti per migliorare la situazione clinica generale e regolarizzare il ciclo mestruale, facendo uno sgambetto sensato alla genetica.